Cosa facciamo con gli avvocati che spingono i malati a fare causa ai medici anti Covid? | Rolling Stone Italia
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Cosa facciamo con gli avvocati che spingono i malati a fare causa ai medici anti Covid?

A quanto pare, nelle ultime settimane sono sempre di più le pubblicità di avvocati che offrono assistenza legale per casi di malasanità, cercando di speculare sul caos prodotto dal coronavirus

Cosa facciamo con gli avvocati che spingono i malati a fare causa ai medici anti Covid?

Qualche giorno fa Carlo Taormina, l’avvocato il cui profilo Instagram ricorda un progetto artistico curato da David Lynch, ha annunciato che intende presentare alla Procura di Roma una denuncia penale contro il governo e i suoi tecnici. L’accusa sarebbe quella di “epidemia colposa”. Secondo Taormina, infatti, i “cialtroni governanti” e i “medici tromboni” hanno “sulla coscienza 6000 morti” per la gestione dell’emergenza coronavirus. Ma non è il solo avvocato che ha pensato di attivarsi, in qualche modo, per cominciare a far partire denunce.

A pochi giorni di distanza, infatti, il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli, ha scritto una lettera al Consiglio Nazionale Forense per denunciare un altro fenomeno, non direttamente correlato alla questione Taormina, ma che riguarda sempre gli avvocati: in diverse regioni d’Italia alcuni sedicenti studi legali stanno tentando di invogliare potenziali clienti positivi al virus a fare causa ai medici per le infezioni ospedaliere, o per il supposto trattamento errato dei pazienti che poi sono deceduti.

Questi inviti, a quanto pare, arrivano attraverso dei veri e propri annunci pubblicitari sui siti in cui si offre assistenza legale per casi di malasanità, sui social network, e tramite mail. “Le infezioni ospedaliere rientrano tra le complicanze più frequenti in ambito sanitario. Chi ne è vittima potrebbe aver diritto a un risarcimento #coronavirus”, recita una di queste pubblicità. Si millantano assistenze legali gratuite, e altre forme di incentivo e supporto per chi ha bisogno di essere affiancato nelle cause contro il sistema sanitario. 

Fino a pochi giorni fa, insomma, i medici italiani erano l’ultima strenua difesa—il bastione del fosso di Helm—contro il virus; dei beniamini che rischiano letteralmente la vita (con mezzi spesso inadeguati, e turni massacranti) e le cui gesta venivano cantate e incensate da tutti i balconi d’Italia: adesso invece, per alcuni, è iniziata l’operazione contraria di demonizzazione e accusa. Per altro nemmeno postuma, ma in piena crisi.

Alberto Oliveti, presidente dell’Enpam (la cassa previdenziale dei medici) ha annunciato di aver dato il via libera alla presentazione urgente di un esposto “alla Autorità Garante della concorrenza per pubblicità scorretta contro le organizzazioni che intendono speculare sulla pelle dei malati e contro la categoria dei sanitari, nel momento della più grave crisi che il Paese affronta dal dopoguerra”.

Anche gli ordini forensi regionali si stanno muovendo per chiedere responsabilità ai colleghi. Il presidente dell’Ordine degli avvocati di Trani, ad esempio, Tullio Bertolino, ha inviato un appello ai suoi iscritti: “Ci sarà tempo e modo per chiarire tutto quanto sta accadendo in questi giorni. Ma non bisognerà mai dimenticare che in trincea, per salvare le nostre vite, ci sono proprio quegli infermieri, quei medici, quei dirigenti che rischiano tutti i giorni la pelle. A loro deve andare innanzitutto il nostro plauso.”

L’ordine degli Avvocati di Rimini, invece, ha annunciato di aver emanato una delibera atta a stigmatizzare gli episodi di pubblicità ingannevole e gli sciacallaggi: “in alcune parti d’Italia giungono pubblicità di sedicenti “avvocati specialisti” che, spesso con termini poco chiari o addirittura ingannevoli, offrono prestazioni legali di vario genere collegate all’emergenza stessa, arrivando addirittura a proporre assistenza asseritamente gratuita per avviare azioni legali nei confronti di Ospedali, Medici ed Infermieri. […] L’Ordine degli Avvocati di Rimini, dando atto di non aver ricevuto ad oggi segnalazioni di fatti accaduti sul territorio di propria competenza, vigilerà e denunzierà ogni forma di condotta vietata dalle norme deontologiche, la cui gravità è moltiplicata in momenti come questi.” La stessa cosa ha fatto l’Ordine degli avvocati di Napoli, che attraverso una delibera definisce l’attività pubblicitaria degli avvocati che tentano di lucrare sull’emergenza “fortemente censurata”. 

Ma a quanto pare le denunce si stanno già moltiplicando. Un aumento che viene segnalato anche da Michelangelo Librandi, Segretario Generale della UIL-FPL: “in questi giorni i medici stanno vivendo sulla propria pelle un vero e proprio sciacallaggio, con un aumento sproporzionato delle denunce per malasanità. (…) L’aumento così consistente delle denunce ha portato gli stessi medici a chiedere una sorta di moratoria e anche il Consiglio Nazionale forense ha preso le distanze dal comportamento di alcuni avvocati che cercano di lucrare sull’emergenza coronavirus. (…) I numeri delle denunce mostrano un vero e proprio sciacallaggio in atto e il dramma di migliaia di persone non deve trasformarsi in un’occasione per facili guadagni da parte di dubbi professionisti. Per questo chiediamo un immediato intervento legislativo per mettere in sicurezza i medici ed i professionisti sanitari italiani ed evitare speculazioni”.

Il fenomeno a cui stiamo assistendo, infatti, non è soltanto increscioso dal punto di vista morale e deontologico: rischia di complicare ancora di più la tenuta del nostro sistema sanitario, con centinaia di medici sotto accusa. Per questo nei prossimi giorni, in Senato, sarà discussa la proposta di uno “scudo penale” fino al termine dell’emergenza: un’immunità per i medici, sostanzialmente. Che, se approvata, tutelerebbe il sistema dagli sciacalli.