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Cosa ha detto Joe Biden nel suo primo discorso sullo stato dell’Unione

Il presidente ha attaccato apertamente Putin, accusandolo di aver scatenato una guerra «premeditata», toccando poi tutti i temi dell'agenda politica, dal welfare alla lotta all'inflazione, fino all'importanza di dare continuità alla campagna vaccinale

Ieri il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha pronunciato il suo primo discorso sullo stato dell’Unione – la relazione annuale che il capo di Stato pronuncia di fronte al Congresso convocato a sezioni unite, di solito con cadenza annuale.

Un appuntamento che coincide con un momento delicatissimo per il suo mandato presidenziale, con la guerra in Europa che ha impresso una brusca accelerazione alla politica estera americana; non a caso, il discorso si è aperto con un focus sulla crisi in Ucraina, in cui Biden ha attaccato apertamente il presidente russo Vladimir Putin, accusandolo di aver scatenato una guerra «premeditata e non provocata» e difendendo le sanzioni decise in concerto con l’Unione Europea. Il presidente ha poi ricordato che l’Occidente è unito nel contrastare l’invasione russa, e ha aggiunto che «nel corso della nostra storia abbiamo imparato questa lezione: quando i dittatori non pagano un prezzo per le loro aggressioni, provocano più caos. Continuano a muoversi. E i costi e le minacce per l’America e per il mondo continuano ad aumentare», lodando la compattezza dimostrata dall’Europa e da alcuni Stati – come la Finlandia e la Svizzera – che, nel momento peggiore, hanno fornito dei segnali di unità importantissimi (la prima scegliendo di aderire alla Nato, la seconda rompendo la sua storica neutralità).

Per il momento, stando alle dichiarazioni di Biden, gli Stati Uniti non hanno intenzione di intervenire militarmente, preferendo proseguire sulla strada delle sanzioni – che stanno «soffocando» l’economia russa – e con la chiusura dello spazio aereo per la Russia.

La seconda parte del discorso sullo stato dell’Unione è stata dedicata ai risultati raggiunti nel primo anno di mandato, soprattutto dal punto di vista economico: Biden ha dedicato ampio spazio all’elogio della riforma fiscale varata dalla sua amministrazione, l’American Rescue Plan, una riforma che ha provato a rinforzare il fragile welfare americano attraverso un’iniezione di 2mila miliardi di dollari, marcando la differenza che separa la sua visione dell’economia da quella del predecessore, Donald Trump, reo di aver adottato un pacchetto di interventi «di cui ha beneficiato solo l’1 per cento più ricco degli americani».

Anche la lotta contro l’inflazione, che ha raggiunto il tetto massimo da 40 anni a questa parte, rappresenterà uno dei nodi focali che l’amministrazione sarà chiamata a sciogliere nei prossimi mesi, in primis attraverso un forte incentivo all’economia domestica: «Amici, produciamo in America più auto e più semiconduttori, più infrastrutture e più innovazione in America. Costruiamo in America», ha detto, con un chiaro riferimento alla necessità di ridurre la dipendenza americana dalle importazioni cinesi e portare avanti il processo di “disaccoppiamento” delle due economie.

Joe Biden ha riservato qualche minuto anche per parlare della pandemia, evidenziando i dati positivi delle ultime settimane, che hanno segnato un’importante diminuzione dei contagi e precisando che la campagna vaccinale dovrà essere portata avanti a prescindere dai segnali confortanti: «So che alcuni parlano di “convivere con il COVID-19”. Io dico che non accetteremo di vivere con il COVID-19. Continueremo a combattere questo virus come facciamo con altre malattie».

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