Questa domenica le tensioni che da decenni persistono nella regione del Nagorno-Karabakh, controllata dall’Armenia ma rivendicata dall’Azerbaijan, sono esplose in un’escalation che non si vedeva da anni e che è vicina a diventare una guerra vera e propria.
In risposta a un attacco azero, il primo ministro dell’Armenia Nikol Pashinyan ha ordinato la legge marziale e la mobilitazione generale delle forze armate, chiedendo a tutti i cittadini armeni di prepararsi a difendere la patria. Il primissimo bilancio degli scontri al confine parlerebbe di due villaggi armeni catturati dagli azeri e di 2 elicotteri, 3 droni e 3 carri armati azeri distrutti dall’esercito armeno.
Azerbaijan has launched a missile & aerial attack against #Artsakh. Peaceful settlements including #Stepanakert have been attacked. Armenian side has shot down 2 helicopters & 3 UAVs, destroyed 3 tanks. We stay strong next to our army to protect our motherland from Azeri invasion
— Nikol Pashinyan (@NikolPashinyan) September 27, 2020
“Abbiamo perso alcune posizioni, per la maggior parte nella direzione di Talysh e nel sud”, ha detto in conferenza stampa Arayik Harutyunyan, presidente della repubblica di Artsakh – la repubblica filoarmena non riconosciuta internazionalmente che controlla il Nagorno-Karabakh. Secondo fonti ufficiali di Artsakh, l’attacco azero avrebbe colpito civili a Stepanakert, la capitale della regione, uccidendo una madre e suo figlio. Secondo fonti azere, ci sarebbero state cinque vittime civili causate dai bombardamenti dell’artiglieria armena.
Anche il parlamento dell’Azerbaijan, sempre domenica, ha votato per imporre la legge marziale. Il presidente dell’Azerbaijan Ilham Aliyev ha parlato alla nazione accusando l’Armenia di “un atto di aggressione” e aggiungendo che i leader politici e militari armeni “hanno tutta la responsabilità dell’escalation”. Il ministero degli Esteri armeno ha risposto rilanciando al mittente le accuse e condannando “l’aggressione da parte dell’Azerbaijan”.
Il Nagorno-Karabakh è territorio conteso tra i due Paesi dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica e dalla fine del conflitto che ne è seguito, all’inizio degli anni Novanta. A livello internazionale è riconosciuto come parte dell’Azerbaijan, ma di fatto è a maggioranza armena e governato da un governo autonomo filoarmeno. Negli ultimi anni le tensioni nella regione stavano risalendo: nel 2016 c’erano stati scontri che avevano causato la morte di diversi soldati da ambo le parti.
In risposta agli scontri di questo fine settimana, il presidente della Turchia Erdogan ha espresso il suo sostegno all’Azerbaijan affermando che l’Armenia è “la più grande minaccia alla pace e alla sicurezza nella regione”. Il presidente russo Putin, invece, ha chiamato il primo ministro armeno Pashinyan per discutere una de-escalation e ha espresso la sua preoccupazione, chiedendo di fermare le operazioni militari. Stati Uniti e Unione Europea hanno chiesto a entrambe le parti di fermare immediatamente le ostilità.<