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Cos’ha detto Putin nel suo discorso per il ‘Giorno della vittoria’

Nessuna dichiarazione di guerra formale: il presidente russo ha scelto di dare continuità alla narrazione che il Cremlino ha proposto sin dall'inizio delle ostilità, presentando l'invasione come una sorta di "scelta obbligata" dettata dalle mire espansionistiche della Nato

Screenshot dal canale YouTube della CNN

Oggi in Russia ricorre una delle feste nazionali più importanti e sentite del paese, il “Giorno della vittoria”, una cerimonia istituita per commemorare la resa dei nazisti del 1945. L’attesa attorno a questo evento era altissima, dato che nelle scorse settimane alcuni osservatori avevano ipotizzato che il presidente russo avrebbe potuto sfruttare la sacralità del momento per dichiarare formalmente guerra all’Ucraina.

Dopo la parata militare sulla Piazza Rossa Vladimir Putin, come da tradizione, ha deposto una corona di fiori alla cosiddetta fiamma eterna presso la tomba del Milite Ignoto nel giardino di Alessandro, sotto le mura del Cremlino. Insieme al capo di Stato, hanno preso parte alla cerimonia i veterani della Grande guerra patriottica e i leader militari russi.

Nel suo discorso, Putin ha parlato dell’invasione dell’Ucraina ripetendo quanto aveva detto più volte nelle settimane scorse, ossia che non si tratterebbe di una guerra, quanto piuttosto di un’Operazione militare speciale intrapresa al fine di “liberare” la popolazione del Donbass. Nessuna dichiarazione di guerra formale, quindi: il presidente russo ha scelto di dare continuità alla narrazione che il Cremlino ha proposto sin dall’inizio delle ostilità, presentando l’invasione come una sorta di “scelta obbligata” dettata dalle mire espansionistiche della Nato.

«È stata una decisione forzata, tempestiva e l’unica giusta. La decisione di un paese sovrano, forte, indipendente», ha detto, assimilando le azioni russe a una mossa preventiva attuata per bruciare sul tempo l’Alleanza Atlantica, che a detta di Putin stava progettato da tempo di attaccare il Donbass. Il presidente russo ha poi dichiarato che «l’aggressione nelle nostre terre storiche della Crimea è stata una minaccia ai nostri confini, inammissibile per noi. Il pericolo è cresciuto ogni giorno, il nostro è stato un atto preventivo, una decisione necessaria e assolutamente giusta», e si è poi rivolto «alle nostre forze armate e alle milizie del Donbass: voi combattete per la sicurezza della patria e per il futuro», affinché «non ci sia posto nel mondo per i criminali nazisti».

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