Ikram Jarmouni è una studentessa italiana di origine marocchina: 22 anni, laureata in scienze politiche all’Università di Bologna con il massimo dei voti, attualmente frequenta il corso di laurea magistrale “Human Rights and Multi-level governanceMaster’s degree” dell’Università di Padova. Parla fluentemente l’arabo, l’inglese e il francese ed è il simbolo di un’Italia meticcia, multiculturale e aperta: è su persone come lei che vale la pena di investire per il futuro del Paese.
Non a caso, devono essersene accorti anche dalle parti di Montecitorio: l’8 maggio Jarmouni è andata a Roma per ricevere il Premio America Giovani presso la Camera dei Deputati a Roma, un riconoscimento che viene assegnato annualmente ai neolaureati di eccellenza delle università italiane per il loro talento accademico.
Eppure Jarmouni ricorderà questa giornata per i motivi sbagliati: sul treno per la capitale, un Frecciarossa, è stata infatti aggredita, insultata e minacciata per il colore della sua pelle. Lo ha raccontato lei stessa con un post sul proprio profilo Instagram, condividendo un video che lascia pochissimo spazio all’immaginazione – se non l’avete ancora fatto, purtroppo vi chiediamo di guardarlo, perché questo schifo non è cosa che si possa semplicemente ignorare.
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Ripercorriamo tutti gli stadi della follia: la 22enne era con un’amica, quando un “signore” le è inciampato accanto. Jarmouni ha deciso di alzarsi per sapere come stesse l’uomo, ma lui non ha apprezzato questa concessione di civiltà e, anzi, ha iniziato a insultarla. «Che cazzo parli, che cazzo dici che sono caduto zingara! Ti spacco la faccia, chiudi il telefono, zingara! Puttana!», le ha urlato contro il fine statista.
Ikram ha raccontato a La Stampa che cosa è successo dopo: «Ha continuato a minacciarmi, dicendo che mi avrebbe uccisa con qualcosa che aveva dentro una borsa e che per fortuna non ha mai tirato fuori. Ho chiamato il 112 e premuto il pulsante d’emergenza della carrozza». L’uomo è sceso alla stazione di Tiburtina «senza che nessuno lo identificasse o fermasse», ha spiegato la studentessa. E, siccome il comico accarezza la scena quando le possibilità del tragico sono già esaurite, non poteva mancare la beffa: l’inutliissimo intervento del capotreno arrivato solo mezz’ora dopo, a fatti conclusi. «Mi ha chiesto se mi aveva picchiata, ho risposto di no e mi ha liquidato in pochi secondi dicendo che allora non era successo niente di che. In pratica devo ringraziare solo la mia amica e il ragazzo che ha tenuto lontano quell’uomo che cercava di picchiarmi. Nessun altro ha mosso un dito».
Un episodio che, in piccolo, ci ricorda che allo stato attuale coesistono due Paesi: da un lato quello xenofobo, intollerante, razzista, oscurantista e tendenzialmente vecchio, rappresentato degnamente dall’uomo con giacca, occhiali alla Matrix e maglietta Tommy Hilfiger; l’altro tollerante, aperto, contaminato e connesso al presente. Chi si riconosce in questo segmento di cittadinanza non può che immedesimarsi in Jarmouni, nella sua amica e nel ragazzo che le hanno prestato aiuto e in tutte le persone rimaste sbigottite davanti a una barbarie di questo livello. E tu da che parte stai?