La destra meloniana ha appena portato a compimento l’ennesimo teatrino dell’assurdo a tema diritti.
Tenetevi forte: due giorni fa la sindaca in quota Fratelli d’Italia Matilde Celentano ha spiazzato tutti con un post su Instagram, facendo sapere che il Comune di Latina avrebbe concesso il patrocinio (ossia il proprio sostegno simbolico) al Pride organizzato in città per il prossimo 8 luglio, accogliendo così l’appello del suo concittadino Tiziano Ferro.
Ripercorriamo gli eventi: il 24 giugno, durante un concerto allo stadio Olimpico davanti a 60mila persone, Ferro ha letto una lettera contro ogni forma di discriminazione, invitando il pubblico a «vivere la propria vita secondo la propria volontà». Il cantante ha raccontato la sua esperienza, le offese e il «brutto frocio» ricevuto da uno sconosciuto due anni fa, parlando anche dell’importanza simbolica del Pride che sta per tenersi a Latina, la sua città.
Celentano non è rimasta indifferente al discorso del cantante, e ha scelto addirittura di dedicargli una lettera e di pubblicarla sul sito dell’amministrazione comunale: «Carissimo Tiziano Ferro, le rivolgo il mio ringraziamento, interpretando anche il sentire comune dei nostri concittadini, per la meravigliosa dichiarazione d’amore che ha rivolto a Latina (..). Colgo l’occasione per invitarla in Comune quanto prima. Sono una sua fan e non vedo l’ora di conoscerla di persona: sentire le sue parole è per me sempre un’emozione forte. Un sentimento condiviso, ne sono certa, dalla maggior parte dei nostri concittadini oltre che da milioni di persone in tutto il mondo».
Grato per il fare costruttivo della sindaca, Ferro ha pubblicato una lettera di ringraziamento indirizzata a Celentano, chiedendole di patrocinare il Pride e di «non voltare le spalle alle migliaia di uomini e donne che hanno scoperto una dimensione e un significato dell’amore e dell’unione familiare magari diversi dal Suo».
L’obiettivo, insomma, sembrava raggiunto, e con soddisfazione reciproca di entrambe le parti. E invece no: l’apertura di Celentano si è trasformata in un dardo avvelenato e ha ricevuto moltissime critiche da parte dei colleghi di partito. Nulla di cui stupirsi: durante tutto il mese di giugno, le amministrazioni di centrodestra hanno mostrato una certa ritrosia a patrocinare queste manifestazioni – ad esempio, dopo avere inizialmente lasciato intendere di volere fornire il proprio appoggio alla manifestazione, il governatore del Lazio Francesco Rocca aveva deciso di cedere alle richieste della maggioranza di destra che lo sostiene e di revocare il patrocinio della Regione al Roma Pride 2023.
Anche l’associazione Pro Vita Onlus ha criticato il fare aperturista della sindaca, in particolare il portavoce Jacopo Coghe, secondo cui «Il patrocinio al Lazio Pride concesso dal sindaco di Latina, Matilde Celentano, esponente di Fratelli d’Italia e sostenuta dal centrodestra, è un atto gravissimo e un tradimento per tutti gli elettori».
Alla fine, le pressioni della destra hanno costretto Celentano alla marcia indietro e a seguire l’ordine della scuderia chiamata Fratelli d’Italia: niente patrocinio al Pride. Il motivo? Promuove la maternità surrogata.
Il comunicato contenente le motivazioni del dietrofront, pubblicato sul sito del Comune, fa quasi sorridere: Celentano ha spiegato che «avendo potuto conoscere solo da poche ore l’esatto contenuto del “manifesto politico” per sostenere il quale la stessa manifestazione è stata organizzata devo constatare che alcuni contenuti di tale atto precludono la prevista concessione del patrocinio comunale». Inoltre, secondo l’amministrazione comunale, «Appare di tutta evidenza che, allorquando alcuni dei contenuti sostenuti con una iniziativa pubblica siano nettamente contrastanti con divieti normativi vigenti aventi addirittura natura penale ovvero rilevanti per i canoni di ordine pubblico, è impedito a un ente della Repubblica di esprimere formule, anche indirette, di adesione a contenuti incoerenti con siffatti divieti, quale, come si è visto, è anche il “patrocinio”».
«Sono sinceramente amareggiata e offesa per quel che è accaduto intorno alla manifestazione Lazio Pride, che si terrà a Latina il prossimo 8 luglio», ha dichiarato ancora Celentano. «A una mia iniziale apertura al dialogo e al confronto con le associazioni, si è risposto con una inaccettabile strumentalizzazione, come avvenuto a livello regionale. Non è possibile condividere l’impianto centrale del documento redatto dagli organizzatori del Pride, prima fra tutte la pratica della maternità surrogata, in netto contrasto con la legislazione vigente, con le coscienze di gran parte delle persone e, in particolare, delle donne più fragili. Io sono e vorrò essere il sindaco di tutti ed è, quindi, mio preciso dovere rispettare le leggi dello Stato», ha aggiunto Celentano riferendosi all’intervento della segretaria del Lazio Pride Anna Claudia Petrillo, che dopo l’annuncio del patrocinio alla manifestazione aveva sollevato il tema dei figli delle coppie omogenitoriali, invitando la sindaca a battersi per «cambiare una legge ingiusta» e rivolgendole direttamente una domanda: «Lei sarebbe disposta a registrare figli con due mamme e due papà?». Evidentemente no.
Cosa ci insegna tutta questa storia? Forse che certi amministratori di centrodestra, potenzialmente, sarebbero anche disponibili a un dialogo con la comunità LGBTQ+, ma ogni segnale di apertura viene represso immediatamente dal centro.