È ormai chiaro a tutti l’ascendente che il sottobosco Pro Vita italiano è capace di esercitare sulle scelte del governo: per Meloni e soci, a tutti i livelli, l’appoggio incondizionato di questi difensori a oltranza della famiglia tradizionale è un elemento imprescindibile, identitario e quindi irrinunciabile: perderlo significherebbe mutare forma.
La retromarcia della Regione Lazio sulla concessione del patrocinio al Gay Pride di Roma, con il governatore Francesco Rocca (che qualche strappo alla regola si era detto pure disposto a farlo) incalzato dalla maggioranza e dalla Onlus Pro Vita & Famiglia perché, a loro detta, per qualche strano motivo la manifestazione avrebbe agito da agit prop dell’utero in affitto, e di conseguenza la Regione non avrebbe dovuto apporre il proprio sigillo su un “crimine” di tale portata, è solo uno degli esempi più recenti di questa dinamica.
Giugno, poi, è un mese che si presta benissimo alle esigenze delle culture wars destrorse: è pur sempre il mese dell’orgoglio LGBTQ+, quello in cui la comunità tende a rendersi visibile per rivendicare dignità e diritti. Quattro settimane che le lobby omofobe, com’è facile intuire, tendono a vivere malissimo. E infatti, le associazioni hanno alzato gli scudi anche in occasione del Milano Pride del prossimo 24 giugno.
Tra gli spettacoli in programma in occasione dell’evento c’è anche Romeo e Giulia, una rilettura del dramma classico si William Shakespeare con due amanti dello stesso sesso, che andrà in scena all’Eco Teatro di Milano il 24 e il 25 giugno proprio in occasione del Pride.
Lo spettacolo ha attirato l’attenzione della summenzionata associazione, che ha messo nuovamente in guardia l’uditorio contro l’«ideologia gender», ha lanciato l’allarme e se l’è presa con il ministero della Cultura, parlando di iniziativa divisiva. «Che bisogno c’è di storpiare un capolavoro della letteratura britannica per motivi e messaggi ideologici?», ha scritto l’Onlus. «Se il mondo Lgbtqia+ vuole proporre l’ennesima iniziativa inneggiante il gender, dunque con dentro temi così divisivi, non può scrivere un copione e una sceneggiatura nuovi e originali? Prendere “in prestito” classici del teatro e della letteratura ci sembra più un motivo ideologico che davvero culturale, ecco perché ci aspettiamo il ritiro del patrocinio». Il ministero, hanno accusato inoltre i Pro Vita, «non può essere complice della rilettura moderna ideologica e ridicolizzante, in chiave gender, del capolavoro». Ecco perché «chiediamo al ministro Gennaro Sangiuliano di ritirare il patrocinio».
Il ministro Gennaro Sangiuliano non è rimasto sordo alla tirata d’orecchie, e ha pensato bene di tranquillizzare gli animi. Il problema è che non ce n’era nessunissimo bisogno, dato il suo dicastero non ha mai dato il proprio sostegno ideale all’evento. Fonti del ministero hanno infatti riferito che «non risulta concesso alcun patrocinio allo spettacolo». «Il MiC sostiene, come Organismo di programmazione prime istanze 2022/2023 della DG Spettacolo, l’impresa ‘Muse Solidali’ che ha ricevuto nel 2022 un finanziamento di 40mila euro. Quest’ultima ha una sala presso l’Eco Teatro di Milano», continua la nota. «Il Ministero, in data anteriore all’insediamento dell’attuale Governo, ha concesso tale finanziamento con delibera del luglio 2022, al termine dell’istruttoria svolta dalla Commissione preposta tra maggio e giugno 2022, ai cui atti tuttavia lo spettacolo in questione non risulta presente nel programma per il 2023 presentato da ‘Muse Solidali’».
Insomma: i Pro Vita sono stati tranquillizzati ancora.