Dopo giornate di schermaglie, suggestioni e successive smentite, alla fine il Movimento 5 Stelle ha scelto: domani i senatori pentastellati abbandoneranno Palazzo Madama durante la votazione sul decreto legge Aiuti e, di conseguenza, non accorderanno la fiducia al governo.
Lo ha fatto sapere Giuseppe Conte, parlando ai gruppi parlamentari durante un discorso trasmesso in diretta streaming che ha aperto la riunione congiunta (ancora in fase di svolgimento). Il fu avvocato del popolo ha dichiarato che “fin da quando il decreto Aiuti è stato portato in Consiglio dei ministri, abbiamo spiegato le nostre ragioni contrarie” e che, quindi, “con le medesime lineari, coerenti motivazioni” di quanto fatto alla Camera, domani al Senato “non parteciperemo al voto”, incassando la standing ovation dei parlamentari del M5s e aprendo, di fatto, a una crisi di governo – la terza nel corso di questa legislatura – che la maggior parte degli osservatori aveva ritenuto improbabile a causa dell’autorevolezza dell’ex presidente della Banca Centrale Europea. Qui l’intervento integrale:
Cosa accadrà, adesso? Da un punto di vista meramente numerico, anche senza i voti del Movimento, il governo Draghi potrebbe ottenere comunque la maggioranza in Senato e, quindi, rimanere in carica; tuttavia, da quando Conte ha svelato l’arcano, Salvini e Meloni hanno preso la palla al balzo, agitando prontamente lo spauracchio delle elezioni anticipate: «Guerra, pandemia, inflazione, povertà crescente, caro bollette, aumento del costo delle materie prime, rischi sull’approvvigionamento energetico, crisi alimentare. E il governo “dei migliori” è immobile, alle prese con i giochi di palazzo di questo o quel partito. Basta, pietà. Tutti a casa: elezioni subito!», ha scritto la leader di Fratelli d’Italia. Anche le parole del segretario del Carroccio sembrerebbero delineare l’anticamera di un ammutinamento dalla maggioranza: «se i 5 Stelle escono dall’aula, la maggioranza non c’è più», hanno riferito fonti vicine alla Lega al Corriere della Sera.
La possibilità di una crisi è rafforzata anche dalle parole pronunciate dallo stesso Draghi, che solo ieri aveva annunciato che «Non c’è governo senza M5s e non ci sarà un Draghi 2».