Donald Trump non ha mai nascosto chi è. Ha cominciato la sua campagna presidenziale attaccando con forza gli immigrati messicani, ha cominciato la sua presidenza impendendo ai musulmani di entrare negli Stati Uniti. Quella stessa estate ha definito i suprematisti bianchi che hanno terrorizzato neri ed ebrei a Charlottesville, in Virginia, “persone perbene”. E oggi la sua soluzione al coronavirus è stata chiamarlo “virus cinese” e sperare di scacciarlo a colpi di razzismo.
Il razzismo scorre nelle vene di Donald Trump ed è uno dei pilastri fondamentali della sua presidenza. È per questo che quando si è trovato ad affrontare una delle più grandi proteste contro la brutalità della polizia nella storia del Paese, un movimento guidato dai neri e a cui si sono uniti anche i bianchi e le altre minoranze, la sua unica risposta è stata di lanciare una guerra razziale. E purtroppo la legge americana gli dà l’autorità per farlo.
Se avete vissuto sotto una pietra e non avete sentito di quello che sta succdendo negli Stati Uniti, ecco un agile riassunto. Lo scorso lunedì un agente di polizia a Minneapolis ha ucciso George Floyd, un uomo nero disarmato accusato di aver pagato al supermercato con un banconota falsa da 20 dollari. Nei giorni seguenti ci sono state proteste sempre più grandi e diffuse, cominciate a Minneapolis e oggi in corso in praticamente tutte le città americane, ogni giorno. I manifestanti hanno chiesto a gran voce giustizia per George Floyd, per Breonna Taylor (una donna uccisa Louisville, in Kentucky, sempre a maggio) e per tutti gli altri cittadini neri uccisi dalla polizia o comunque per razzismo (come Ahmaud Arbery e Trayvon Martin). Com’è stato ben documentato, la polizia in tutto il Paese ha risposto con violenza contro manifestanti, giornalisti e semplici cittadini.
Poi è arrivato Trump. Dopo esser stato portato nel bunker della Casa Bianca la notte di venerdì mentre Washington D.C. veniva messa a ferro e fuoco dai manifestanti e dopo aver spento le luci della Casa Bianca la notte di sabato in uno strano tentativo di nascondersi nell’edificio, il Presidente ha cercato di dare un’immagine diversa la sera di lunedì. Proprio prima che scattasse il coprifuoco sulla città, Trump ha annunciato: “dispiegherò l’esercito degli Stati Uniti e risolverò il problema per loro [i governatori degli Stati]”. Il suo scopo è usare risorse federali, esercito incluso, “per fermare le rivolte e i saccheggi, per fermare le distruzioni e gli incendi, e per proteggere i diritti degli americani che rispettano la legge, secondo emendamento incluso”. Per quanto riguarda Washington ha detto, “Sto mandando migliaia e migliaia di soldati armati a tutto punto, personale militare e personale di polizia per fermare le rivolte, i saccheggi, il vandalismo, le violenze e la distruzione indiscriminata della proprietà”.
I fatti sono presto seguiti. La polizia federale ha usato i lacrimogeni per liberare la strada al Presidente in modo che potesse andare a piedi in una chiesa vicina e fare una foto con la Bibbia, foto che ha “oltraggiato” il vescovo di Washington. Poi, la notte di lunedì, elicotteri militari hanno volato basso sulle proteste a Washington per intimidire i manifestanti.
Ora come ora, il Presidente non ha ancora mandato i militari in altri Stati o città oltre a Washington per rispondere alla proteste. Tuttavia, grazie a una serie di leggi che il Congresso ha passato, rimesso in vigore o modificato nel corso degli ultimi due secoli, ha il potere legale di farlo. Il Posse Comitatus Act aveva affermato che il Presidente non può usare l’esercito americano per azioni negli Stati Uniti, ma gli lascia la possibilità di farlo se autorizzato da un’altra legge. L’Insurrection Act è quell’autorizzazione, ed è molto vaga: “Se il Presidente ritiene che ostruzioni illegali o ribellioni contro l’autorità degli Stati Uniti gli rendano impraticabile far applicare le leggi degli Stati Uniti nel corso ordinario delle procedure giudiriche in uno degli Stati, ha il potere di chiamare in servizio federale la milizia di qualsiasi stato e di usare in tal modo le forze armate, se lo ritiene necessario per far rispettare quelle leggi o sopprimere la ribellione”. C’è un passaggio simile per quando “insurrezione, violenza, atti illegali o complotti… impediscono l’applicazioni delle leggi dello Stato”.
In altri termini, quando i presidenti Eisenhower e Kennedy avevano pensato che i governatori dell’Arkansas e del Mississippi non stavano facendo abbastanza per proteggere gli studenti neri che lottavano contro la segregazione razziale alla Little Rock Central High School e all’università del Mississippi, avevano usato l’Insurrection Act per chiamare l’esercito e fargli imporre la de-segregazione razziale. Come indicano questi esempi, l’uso domestico delle forze armate può avere scopi positivi.
Ma è l’Insurrection Act è molto controverso e conseguentemente è molto raro che ci si rifaccia ad esso. L’ultima volta che l’esercito è stato usato per scopi domstici è stato nel 1992, quando il Presidente Bush sr. l’ha chiamato per aiutarlo a controllare le rivolte dei neri di Los Angeles. Il Presidente Bush jr. aveva pensato di chiamare l’esercito per riporare l’ordine a New Orleans dopo l’uragano Katrina nel 2005, ma alla fine aveva rinunciato perché era una decisione politicamente rischiosa. Usare l’esercito sul suolo americano contro cittadini americani è una linea rossa per molte persone.
E forse questo fatto sarà proprio ciò che fermerà Trump trattenendolo dall’andare fino in fondo. Ma se volesse farlo, è chiaro che ne ha l’autorità. Il suo uso di elicotteri militari su Washington la notte scorsa, tra l’altro, non è un bel segnale. (Usare l’esercito a Washington D.C. è una questione diversa, perché è territorio federale e il Presidente può farlo appellandosi semplicemente ai suoi poteri d’emergenza).
Un altro brutto segnale è il razzismo di Trump. Tutti i sondaggi lo danno dietro a Joe Biden. Ha praticamente rinunciato a contenere il coronavirus che sta uccidendo i cittadini americani a una velocità che ha pochi casi simili al mondo. E oggi i cittadini americani, particolarmente quelli neri, stanno chiedendo giustizia contro il razzismo sistemico.
In altre parole, dal punto di vista politico Trump è con le spalle al muro e sta facendo l’unica cosa che sa davvero fare – dare l’immagine del duro, sperando che le divisioni razziali gli vincano un’altra volta le elezioni a novembre. Solo che questa volta, invece che farlo promettendo un muro o il divieto di ingresso ai musulmani, lo sta facendo con l’esercito e la promessa di una guerrra razziale. E purtroppo il Congresso gli ha dato l’autorità per farlo tanti anni fa.