Era da quest’estate che non si parlava di ddl Zan. La legge contro l’omolesbobitransfobia era rimasta infatti come sospesa in un limbo, fino a oggi: questa mattina la discussione è ripartita in Senato.
A causare problemi erano tre articoli del ddl Zan: l’articolo 1 che conteneva la definizione di identità di genere; l’articolo 4 che conteneva una clausola che rende non punibili certe opinioni su orientamento sessuale e identità di genere, a patto che non determinino “il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”; l’articolo 7 che istituiva la Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia.
Ovviamente la destra non voleva saperne nulla di tutti e tre gli articoli – e ha cercato di prenderli di mira e usarli come ariete per sabotare in toto la legge, parlando dell’inesistente “ideologia del gender” imposta ai bambini o della “censura” che sarebbe causata dal ddl Zan.
Nel fare ciò, durante la discussione di oggi non sono mancate le sparate ai limiti dell’assurdo. Ecco alcune delle migliori sparate sentite oggi in Senato:
– “Se volete imporre ai bambini di tre anni le teorie gender fluid siamo qui per impedirlo. Non lo voteremo mai” (Licia Ronzulli, Forza Italia)
– “Per tanti anni mi sono sentito molto discriminato e non per motivi di sesso e religione ma appartenenza politica. E quindi sono molto sensibile alle discriminazioni” (Ignazio La Russa, Fratelli d’Italia)
– “Piuttosto che fare un mostro giuridico e piuttosto che fare una porcata – ed io di porcate me ne intendo – fermiamoci oggi” (Roberto Calderoli, Lega)
– “Bisogna dare ai bambini il tempo necessario per essere ciò che vogliono. Si vuole obbligare i bambini a cambiare sesso” (Massimiliano Romeo, Lega)
– “Potrebbe diventare reato che un bambino ha una madre e un padre, o che un uomo non partecipi a competizioni femminili di donne” (Alberto Balboni, Fratelli d’Italia)
Dopo questa discussione assurda si è andati al voto, e con 154 voti contro 131 il ddl Zan è stato ufficialmente affossato. Secondo Alessandro Zan, principale promotore della legge, “è stato tradito un patto politico che voleva far fare al Paese un passo di civiltà”.