Agli abitanti di Yakutsk, nell’estremo oriente russo, le autorità ripetono ogni giorno di restare all’aperto lo stretto necessario, ed è una richiesta che pochi riescono davvero a rispettare, soprattutto adesso, con le giornate che durano diciotto ore, nell’unica stagione in cui le temperature sono abbondantemente e generosamente sopra lo zero. Ma il fuoco è rapido e divora l’aria e la terra in questa regione grande quanto l’India e coperta di ghiaccio per otto mesi all’anno: un milione e trecentomila ettari di foresta oggi sono cenere; i fumo sprigionato dagli incendi ha raggiunto Irkutsk, in Buryatya, che si trova duemila chilometri a sud, al confine con la Mongolia; così, una delle riserve naturali più vaste e più importanti al mondo diventa rapidamente il teatro di un enorme disastro ecologico, le cui dimensioni si riescono a fatica a immaginare. Per non parlare delle conseguenze, non soltanto sulla Russia, ma su tutto il pianeta.
“La colpa di questa sciagura è del global warming”, ha detto in un’intervista il presidente della Repubblica yakuta, Aisen Nikolaev, il che probabilmente ha un fondamento, perché qui l’aumento della temperatura media ha raggiunto i due gradi e mezzo nell’ultimo decennio, ma di certo non basta a spiegare la generale impotenza dei soccorsi. Secondo le i primi risultati delle indagini che il ministero delle Emergenze porta avanti, la prima causa degli incendi è il passaggio sulle foreste siberiane di imponenti temporali estivi. La seconda, tuttavia, sta nella gestione negligente della crisi. Sino alla scorsa settimana il numero dei soccorritori era fermo a tremila di fronte a trecento incendi. Da Mosca il ministero della Difesa ha trasferito in Yakutia un certo numero di uomini, ma sul campo ci sono soprattutto volontari che lasciano i villaggi, entrano a gruppi di venti o di trenta nel folto della taiga e combattono il fuoco con quel che hanno: pale, picconi, taniche di acqua.
Ovunque si cercano volontari. Ieri da Yakutsk è partito un gruppo di volontari arruolato fra i dipendenti del ministero dello Sport. Domani sarà la volta del ministero delle Finanze e dei Lavori pubblici. I turni durano dieci giorni. La lotta di questa gente è eroica, ma difficilmente basterà da sola a fermare l’avanzata degli incendi. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha ordinato al governo centrale solamente pochi giorni fa di intervenire per sostenere la Yakutia, e solo dopo un confronto in videoconferenza con Nikolaev e con i leader delle altre regioni che affrontano questa emergenza. Il presidente della Karelia, Artur Parfenchikov, ha chiesto a Putin anche la possibilità di accedere ai fondi di riserva dello stato. La questione del denaro è significativa politicamente, visto il contributo delle singole repubbliche al bilancio federale: a Yakutsk, così come in altre città della sconfinata provincia russa, il tema dell’ambiente sarà in cima al dibattito in vista delle elezioni di settembre.