Giuseppe Conte, come se fosse Antani | Rolling Stone Italia
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Giuseppe Conte, come se fosse Antani

L'ultimo discorso di Conte alla Camera è stato una grande supercazzola, e la tragedia è che probabilmente è il meno peggio che potrebbe capitarci in questo momento

Giuseppe Conte, come se fosse Antani

Foto: Vincenzo Pinto/AFP via Getty Images

Poco fa il premier Giuseppe Conte ha parlato alla Camera, in teoria per illustrare le misure contenute nel prossimo Dpcm in arrivo domani. In pratica, seguire il suo discorso è stata un’esperienza spaesante, come essere vittima di una lunghissima supercazzola. Che, visto il contesto di pandemia e crisi economica all’orizzonte, non è proprio quello che ci si aspetta da un discorso di un capo di governo.

Il senso di spaesamento è iniziato subito, quando Conte ha elogiato il comportamento del Paese di fronte a questa seconda ondata di pandemia e i nostri 200mila tamponi giornalieri – in un mondo in cui la Cina è in grado di testare 11 milioni di persone in una settimana o, senza voler andare lontano, un Paese come la Slovacchia ha appena testato metà della sua popolazione (2,5 milioni di persone) in un giorno. Anche in altri Paesi europei il numero di tamponi giornalieri è ben più alto dei nostri 200mila, per cui gli elogi iniziali all’Italia sanno di captatio benevolentiae se non proprio di diniego spudorato di fronte alla realtà.

“L’Italia, credo sia un vanto per tutti, è l’unico paese al mondo in cui distribuiamo gratis le mascherine”, ha detto Conte con la stessa faccia con cui nel 2011 Berlusconi diceva che la crisi non esiste e i ristoranti sono pieni

Man mano che il discorso è entrato nel vivo, tra un “prognosticare” e un “prodromica”, l’impressione di star assistendo a una grande supercazzola si è solo accentuata. “Siamo stati invasi da un nemico sconosciuto e invisibile”, ha detto Conte parlando di marzo, prima di annunciare che il nostro sistema di tracciamento e monitoraggio è “sofisticatissimo” e che il piano di azione molto articolato che stiamo seguendo “ci impone di intervenire in modo più mirato in ragione delle soglie di criticità”. “Indicheremo tre aree con tre scenari di rischio e misure via via più restrittive. L’inserimento di una Regione avverrà con un’ordinanza del ministro della Salute”. Frasi su frasi come queste, avvolgendo in una spessa nebbia semantica gli eventuali provvedimenti effettivi che verranno presi dal governo – che poi sono, credo, l’unica cosa che interessa realmente ai cittadini. 

Dietro la cortina di fumo, però, un minimo di arrosto potrebbe esserci. Come riporta Repubblica, il Dpcm potrebbe contenere l’estensione della didattica a distanza al 100% per le scuole superiori; l’introduzioni di limiti alla mobilità tra le regioni a rischio; la chiusura dei centri commerciali nei giorni festivi; la chiusura di musei, sale bingo, centri scommesse; la limitazione al 50% dei posti sui mezzi pubblici e un coprifuoco serale anticipato alle 21 o alle 18. Ancora lontani dalle misure di lockdown totali o parziali che stanno adottando i governi di mezza Europa, insomma.

Il punto è: sarà abbastanza? Persino il premier ha dovuto ammettere in aula che “il quadro è peggiorato rispetto alla prima ondata” ed è “in via di transizione verso lo scenario 4”, quello in cui si raccomanda il secondo lockdown. Al di là di quello che si poteva fare per evitare di trovarsi a questo punto e di quello che si potrebbe fare in questo momento, tre cose sono piuttosto chiare. La prima è che di fronte a un Paese che attende di sapere se domani godrà delle stesse libertà di spostarsi che ha oggi bisognerebbe essere chiari, non fare l’azzeccagarbugli. La seconda è che non sarà l’ossessione di Conte per le palestre – sempre al centro degli ultimi Dpcm con un’ossessione quasi freudiana, nel giro di tre settimane tenute aperte, avvertite di mettersi in regola, finalmente chiuse – a fare la differenza tra il secondo lockdown e il ritorno alla normalità.

La terza è che purtroppo, per com’è fatta la società italiana in questo momento, dobbiamo anche farci andare bene le supercazzole di Conte, che probabilmente sono il massimo a cui possiamo ambire e il meno peggio di ciò che potrebbe capitarci, visto che la principale figura dell’opposizione fino a poco tempo fa andava in giro senza mascherina.