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Hanno trovato una ‘cura’ per la sbornia: diteci che è vero

Una ricerca condotta da tre diversi istituti inglesi fa un passo avanti nello studio dei metodi anti-hangover. La pozione magica ancora non c’è, ma c’è da sperare che in futuro ci si possa sbronzare con meno postumi il giorno dopo

Foto: Movies Inspired

Le abbiamo provate tutte, il giorno dopo una bevuta sfrenata, per farci passare il mal di testa, la nausea e la spossatezza. C’è chi beve un altro drink alcolico, chi ricorre al tè con tanto zucchero, chi prova col caffè amaro. C’è anche chi prende il paracetamolo, con il rischio, però, di provocare danni al fegato.

Ma, secondo la scienza, nessuno di questi metodi è davvero efficace: non basteranno per risparmiare al corpo i postumi della sbronza. L’unico suggerimento su cui tutti gli esperti sembrano concordare è la necessità di una buona idratazione, per aiutare l’organismo e ripristinare i liquidi perduti a causa dell’alcol e a disperdere un po’ di etanolo con le urine e il sudore. Però non ci sono prove, finora, che documentino la reale validità di un altro rimedio per l’hangover. Anzi, i pochi studi a disposizione sono, generalmente, di scarsa qualità.

Lo conferma un gruppo di ricercatori del Regno Unito, del King’s College London, del South London College e della Maudsley NHS Foundation Trust. Il team ha condotto una revisione su 21 indagini cliniche che hanno testato, su 386 partecipanti, le diverse – presunte – cure per la sbornia, come quelle a base di curcumina, ginseng rosso, antidolorifici Fans come loxoprofene, probiotici, estratto di carciofo, succo di pera, N-acetil cisteina (un integratore).

Le conclusioni, pubblicate sulla rivista scientifica Addiction, confermano che non esiste (o, comunque, non è ancora stata formulata) la pozione magica capace di farci stare immediatamente meglio dopo una serata di eccessi: anche quei pochi studi che hanno riscontrato un effetto statisticamente significativo su alcuni sintomi hanno lasciato perplessi i ricercatori per via della scarsa qualità dei dati utilizzati e dei problemi metodologici. Ad esempio, otto ricerche hanno escluso completamente le donne. Inoltre, non ci sono studi che abbiano analizzato lo stesso rimedio, e questo rende difficile un confronto serio fra i risultati. Di volta in volta, poi, cambiava il tipo di alcol utilizzato per provocare la sbornia.

Il team ha comunque rilevato che tre sostanze risultavano più promettenti delle altre, rispetto al placebo, e anche sicure per la salute. Si tratta dell’estratto di chiodi di garofano, dell’acido tolfenamico (un antidolorifico) e del piritinolo (un derivato dalla vitamina B6). I chiodi di garofano sono ricchi di polifenoli con proprietà antiossidanti e di tannini idrolizzabili solubili in acqua. Un estratto preparato con queste sostanze è efficace sull’infiammazione causata dall’accumulo di acetaldeide, la principale citotossina che si forma dal metabolismo dell’alcol, responsabile di molti malesseri associati alla sbornia (oltre che di danni epatici).

L’acido tolfenamico è un inibitore della sintesi delle prostaglandine e funziona contro il mal di testa, la nausea e il vomito. Ma non può nulla contro il senso di stanchezza e di apatia che spesso accompagna l’hangover. Il piritinolo può alleviare i sintomi della sbornia proprio perché l’alcol è un diuretico e, con la minzione, frequente dopo le grandi bevute, si perdono acqua e vitamine. Quelle del gruppo B sono fondamentali per il metabolismo nel corpo e possono aiutare ad alleviare i sintomi dell’hangover: un integratore di vitamine B1 e B6 si è dimostrato efficace nell’88% dei casi studiati per una ricerca pubblicata su Advances in Preventive Medicine.

Questi rimedi – e solo questi, secondo i ricercatori – potrebbero meritare un’indagine clinica più accurata. Che, quindi, segua standard più universali e convalidati (tra cui un metodo univoco per misurare i sintomi della sbornia), e tenga conto della anche della popolazione femminile. Non meno interessata di quella maschile ai rimedi contro l’hangover.

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