La Rai ha deciso di sospendere i servizi giornalistici da Mosca: la decisione è arrivata in seguito agli sviluppi delle ultime ore, quando la Duma – il parlamento russo – ha approvato una legge che, di fatto, si è risolta nell’applicazione di un bavaglio di Stato contro la libera informazione, prevedendo pene detentive in caso di diffusione di «notizie menzognere sull’esercito» e sulla guerra d’aggressione in Ucraina, che Mosca definisce come una «operazione speciale».
Non è il primo giro di vite che il Cremlino dispone nei confronti della libertà d’espressione: in settimana il Roskomnadzor – l’organo della Federazione Russa che controlla la comunicazione di massa – ha ordinato ai giornali, alle radio e alle televisioni di servirsi soltanto di fonti ufficiali del governo e di non utilizzare determinate parole – “guerra”, “attacco” e “invasione” – per descrivere quella che la cerchia di potere di Putin continua a presentare, per l’appunto, come una “operazione militare speciale”; un’azione che, nella narrazione del Cremlino, non è stata progettata per occupare un territorio, ma per distruggere le capacità militari dell’Ucraina e catturare dei «pericolosi nazionalisti». Una decisione che aveva portato L’Eco di Mosca e Dozhd TV – due delle voci più critiche del governo Putin – a sospendere momentaneamente l’attività, in quella che il giornalista Andrew Roth, corrispondente del Guardian a Mosca, ha definito come una «svolta orwelliana».
La decisione della Rai è stata anticipata da quella della BBC, che ieri ha annunciato che tutti i suoi giornalisti faranno ritorno in Inghilterra, in quella che è stata presentata come una scelta presa «per assicurare la loro sicurezza».
Anche il comunicato stampa ufficiale diffuso dalla Rai menziona motivazioni simili a quelle addotte della televisione di Stato inglese: «In seguito all’approvazione della normativa che prevede forti pene detentive per la pubblicazione di notizie ritenute false dalle autorità, a partire da oggi la Rai sospende i servizi giornalistici dei propri inviati e corrispondenti dalla Federazione Russa. La misura si rende necessaria al fine di tutelare la sicurezza dei giornalisti sul posto e – si legge – la massima libertà nell’informazione relativa al Paese. Le notizie su quanto accade nella Federazione Russa verranno per il momento fornite sulla base di una pluralità di fonti da giornalisti dell’Azienda in servizio in Paesi vicini e nelle redazioni centrali in Italia».