Come riporta Wired, ieri è comparso dal nulla su YouTube un misterioso documentario in arabo con sottotitoli in italiano e inglese intitolato The Story of Regeni, che vuole raccontare la storia di Giulio Regeni sollevando dubbi su quello che stava facendo in Egitto prima di essere rapito e ucciso. La tesi del documentario – descritto come “il primo documentario che ricostruisce i movimenti strani di Giulio Regeni al Cairo” – è che Regeni fosse non un ricercatore ma un collaboratore dei Fratelli Musulmani, organizzazione politica islamista considerata un gruppo terrorista da diversi Paesi arabi, tra cui l’Egitto.
Il documentario – di cui sono ignoti regista e produttori – costruisce questa tesi con interviste al giornalista Fulvio Grimaldi (noto per aver sostenuto in passato tesi complottiste e negazioniste del Covid), all’ex capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare Leonardo Tricarico, all’ex ministra della Difesa Elisabetta Trenta e al senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri. Si vuole far passare l’idea che Regeni fosse in Egitto non per fare ricerca ma per incitare alla “rivoluzione” contro il governo del generale al-Sisi, e che non sia stato ucciso dallo Stato egiziano: “se la polizia ha ucciso il ricercatore, perché dovrebbe gettare il suo cadavere accanto ai propri edifici in questo modo e nel giorno della presenza della delegazione economica italiana?”.
Il documentario non apporta alcun elemento nuovo. Si limita a mettere insieme cose note, aggiungere dicerie e manipolare la lettura dei fatti per costruire una narrazione che scagioni il regime egiziano – una costruzione non priva di grossolani errori, a partire dal nome di Regeni che è scritto sbagliato (“Regini”) nella testata della pagina Facebook ufficiale. Secondo quanto riporta Wired, né i legami né la famiglia di Regeni sono stati informati dell’uscita del video. Gli stessi intervistati sembrano essere stati “usati” dagli autori del documentario: l’ex ministra Elisabetta Trenta, contattata da Wired in merito alla sua partecipazione al filmato, si è detta sorpresa e ha detto che era stata contattata per girare un documentario molto diverso sulla vicenda.
Tutto questo fa pensare che il documentario sia una grossolana opera di propaganda egiziana. Lo si evince dal fatto che non si sappia nulla di regista, produttori e nemmeno di quando sia stato girato, nonché dal fatto che sia comparso dal nulla e che sia stato subito sponsorizzato su Facebook e su YouTube. E lo si evince anche dalla data di uscita: proprio oggi infatti ci sarà l’udienza preliminare nel processo ai quattro agenti dei servizi segreti egiziani che, secondo testimonianze di diversi testimoni, sarebbero coinvolti nel rapimento, nelle torture e nella morte di Regeni: il generale Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif.