Beppe Grillo questa mattina si è svegliato, come tante altre mattine una fresca brezza lambiva Sant’Ilario, sole e mare gli splendevano davanti, c’erano tutte le condizioni per sparare una bella minchiata. «Il senato andrebbe sorteggiato tra i cittadini», diceva Grillo prima di imbarcarsi sul suo yacht battente bandiera delle isole Cayman e salutare il gruppo degli straccioni, cioè il resto degli italiani.
In realtà sarebbe una notizia: l’ex comico ha finalmente individuato il metodo con cui realizzare la democrazia diretta. Basta diavolerie della rete, qui ci vuole una bella demarchia. Che cos’è la demarchia? È stato, per esempio, il principale metodo di governo della antica Atene e, in dottrina, prevede che lo Stato sia governato da comuni cittadini estratti a sorte. Il sorteggio a quei tempi era una garanzia per la difesa degli interessi comunitari: toccando più o meno a tutti i cittadini ateniesi l’onere del governo o comunque un qualche ruolo pubblico durante la propria esistenza, veniva garantito il più ampio specchio di copertura delle problematiche comuni. I commentatori stranieri erano stupefatti non solo dell’esistenza di tali meccanismi partecipativi, ma soprattutto rimanevano basiti al vederli funzionare. Certo, i cittadini “aventi diritto” al sorteggio erano tutti maschi e avevano tutti prestato il servizio militare. Il risultato era che la cerchia fortunata si restringeva al 25% della popolazione maschile.
Anche durante la Repubblica di Venezia si utilizzò largamente il sorteggio ma sotto l’unità politica rappresentata dal Doge. Si eleggeva un consiglio di grandi dimensioni che veniva poi ridotto attraverso il sorteggio. I sorteggiati a loro volta eleggevano un secondo Consiglio che veniva ridotto una seconda volta, sempre attraverso il sorteggio, e così via: in questo modo nessuna famiglia dominante riusciva a schiacciare gli interessi delle altre famiglie dominanti. Era una specie di morra inter pares, per far sì che l’interesse finale fosse sempre quello della Repubblica e non dei singoli attori che la componevano.
La proposta di Beppe invece no: come tutte le proposte di Beppe, anche questa contiene una furia distruttiva che deve necessariamente essere assoluta. Il Doge di Sant’Ilario deve essersi stancato del concentrato Toninelli e dei condizionatori rialza-Pil e così ha avuto l’intuizione: perché non lasciare l’intero Governo del Paese al caso? Eggià, perché no, potrebbe anche andarci bene. Metti che dall’urna escano i migliori, non si può mai dire. Il rischio sarebbe quello di una mano fredda che faccia uscire incapaci, buoni a nulla e analfabeti. Ma quella mano fredda a ben vedere c’è già, si chiama piattaforma Rousseau, e l’hai inventata tu. Forza Beppe, incontriamoci alla prossima minchiata.