“Ci hanno picchiato, tanto, prima i talebani e poi i pachistani dall’altra parte”. È la drammatica testimonianza di Jawad Saberi, rapper e ballerino, raccolta dalla giornalista Barbara Schiavulli e riportata da Repubblica. Una voce fra le tante, di chi è stato costretto in questi giorni a scappare dopo il ritorno dei talebani al potere, sia a Kabul che nel resto del paese. E il suo racconto fa comprendere come gli “studenti coranici” non siano diventati così moderati, come invece volevano far credere durante le conferenze stampa per tranquillizzare la comunità internazionale.
Il giovane, di soli 20 anni, insieme al suo amico e collaboratore Sajad, è scappato in Pakistan riuscendo a portare in salvo tutta Superior, la sua crew di break dance composta da dieci giovani: nove ragazzi e una ragazza, l’unica presente in Afghanistan: “Abbiamo dovuto pagare i trafficanti per passare il confine”, ha premesso alla giornalista, proseguendo poi nel suo racconto: “Il gonfiore diminuirà e i lividi spariranno, ma siamo preoccupati per tutti gli altri artisti”. In pericolo, come durante il precedente regime talebano, sono infatti tutti i musicisti, gli intellettuali, i giornalisti e chiunque abbia a che fare con l’arte e la cultura.
“Sono entrati nella mia scuola e hanno distrutto tutti gli strumenti”, ha confermato un insegnante di pianoforte all’istituto di musica Victoria, dove potevano studiare maschi e femmine senza distinzione di genere. “Sono giorni difficili per gli artisti”, ha continuato, “un mio amico musicista si è appena suicidato buttandosi dal tetto di casa”. Testimonianze dall’interno dell’Afghanistan che mettono i brividi.
In questo modo il dominio talebano si mostra in tutto il suo drammatico terrore diffuso casa per casa, con gli islamisti che puntano proprio ex attivisti, artisti e persone che si erano schierate in passato con le forze occidentali. Notizie riportate dall’Ong italiana Emergency sul posto, ma non sono le prime a circolare in tal senso, parlano di raid punitivi porta in porta per ricordare a tutti che ora comandano loro.