Il Partito Socialista di Antonio Costa ha vinto le elezioni in Portogallo conquistando 117 dei 230 seggi totali in Parlamento. Il risultato, favorito da un’affluenza alle urne che ha superato ogni aspettativa, è stato accolto come una sorpresa dall’opinione pubblica portoghese. Quello dei socialisti è stato, infatti, un exploit inaspettato: a novembre, con la caduta del governo seguita a un disaccordo delle forze parlamentari sulla legge di bilancio, la popolarità di Costa sembrava essersi ridotta ai minimi storici.
Ma il voto è stato contrassegnato anche da un preoccupante avanzamento dell’estrema destra: il partito nazionalista ed euroscettico Chega ha irrobustito il proprio potenziale d’azione, passando dall’avere un solo seggio a conquistarne 12.
Insomma: anche se il risultato della sinistra è stato sorprendente, non è sufficiente per rimuovere lo spettro dell’instabilità politica. Le sfide che Costa dovrà affrontare nei prossimi mesi sono tantissime: sarà fondamentale allocare i 45 miliardi di euro in fondi europei per rilanciare l’economia domestica, affrontare lo scomodo nodo dell’abbassamento delle tasse e non arretrare di un millimetro sulla campagna vaccinale.
Nel frattempo, la riconferma di Costa si riflette sui mercati: come ha riportato il Guardian, l’economista Filipe Garcia, capo dei consulenti Informação de Mercados Financeiros a Porto, ha affermato che è probabile che gli investitori apprezzeranno il nuovo forte mandato di Costa, dato il taglio record del disavanzo di bilancio da parte del governo.
«Una maggioranza assoluta non significa potere assoluto. Non significa governare da soli. È una maggiore responsabilità e significa governare con e per tutti i portoghesi», ha detto Costa poco dopo la rielezione.
In un’Europa che, negli ultimi anni, ha ceduto a pulsioni reazionarie, il Portogallo di Costa continua a rimanere una – felice – aberrazione statistica.