Il fondatore di WikiLeaks Julian Assange è stato arrestato questa mattina all’ambasciata dell’Ecuador a Londra dopo che il governo di Lenin Moreno ha deciso di revocare l’asilo concesso sette anni fa al giornalista australiano 48enne. Assange al momento si trova in custodia presso la stazione centrale di Scotland Yard e sarà portato al più presto davanti ai magistrati, stando a quanto diffuso dalle autorità britanniche.
«Posso confermare che Julian Assange, sette anni dopo essere entrato nell’ambasciata ecuadoriana, è ora sotto custodia della polizia per affrontare debitamente la giustizia del Regno Unito», ha commentato il ministro dell’Interno britannico, Sajid Javid. «Voglio ringraziare l’ambasciata dell’Ecuador per la sua cooperazione e la polizia per la professionalità: nessuno è al di sopra della legge».
Durante il fermo Assange è stato portato via di peso da sette agenti in borghese. L’arresto è avvenuto a causa di un mandato emesso nel 2012, quando il fondatore di WikiLeaks si rifugiò nell’ambasciata ecuadoriana invece che consegnarsi alla polizia britannica per l’estradizione in Svezia, dove avrebbe dovuto essere interrogato in merito ad accuse di stupro. L’Ecuador, all’epoca guidato da Rafael Correa, concesse l’asilo ritenendo giustificate le preoccupazioni di Assange secondo cui l’estradizione in Svezia sarebbe solo il primo passo prima di quella negli Stati Uniti, dove dal 2010 Assange è ricercato per la pubblicazione in rete di documenti segreti del governo americano.
Attualmente ad Assange viene imputata la violazione del rilascio su cauzione, dato che l’accusa di stupro mossa dalle autorità svedesi è stata archiviata il 19 maggio 2017. Tuttavia il pericolo più grande per il giornalista rimane l’estradizione negli Stati Uniti, dove ad attenderlo ci sarebbe – con ogni probabilità – l’ergastolo.
Il presidente dell’Ecuador, intervenendo sul caso, ha dichiarato che l’autorizzazione a far entrare la polizia di Londra nell’ambasciata è avvenuta «in seguito a ripetute violazioni delle convenzioni internazionali e dei protocolli della vita quotidiana». Da Mosca, invece, la pensano diversamente, con il portavoce del ministero degli Esteri russo che ha commentato: «L’arresto a Londra del fondatore di Wikileaks è un duro colpo alla democrazia», aggiungendo, «la mano della democrazia strangola la gola della libertà». Da parte sua WikiLeaks ha diffuso un comunicato in cui l’agenzia ha scritto: “l’Ecuador ha revocato illegalmente l’asilo politico concesso in precedenza a Julian Assange in violazione del diritto internazionale”.