“L’islam è una merda, il vostro Dio lo è. Non sono razzista, dico quello che penso”. Mila è francese, ha 16 anni e alcuni giorni fa ha pubblicato un video su Instagram in cui proferiva una serie d’insulti molto pesanti verso l’islam e i musulmani. Il risultato è stata una valanga d’odio sui social, trasformata in minacce così violente da convincere il ministro dell’Interno francese Christophe Castaner a dare una scorta a lei e ai suoi genitori. Mentre l’episodio ha scaturito un ampio dibattito in Francia, Mila, che dalla sua parte ha anche il presidente Macron, ha chiuso il suo profilo Instagram ed è stata infine costretta a cambiare scuola, per ragioni di sicurezza. Nei numerosi attacchi che ha subìto c’è anche quello alla privacy, i suoi dati personali, indirizzo di residenza compreso, sono infatti comparsi online.
“Se avessi Mila davanti a me le direi ‘Ti capisco’”, ci racconta Sumaya Abdel Qader , 41 anni, musulmana, nata in Italia da genitori giordani. Sumaya, a 12 anni di distanza dal suo primo romanzo Porto il velo, ma adoro i Queen, in cui raccontava la vita di una giovane donna musulmana in Italia, oggi è in libreria con il suo secondo libro Quello che abbiamo in testa (Mondadori). E nemmeno lei è stata risparmiata, in Italia, da insulti pesantissimi e minacce di morte, culminate con la chiamata ad impiccarla in piazza.
“Mila è giovane ed è cresciuta con attentati per mano di giovani musulmani contro la Francia, ha conosciuto questo Islam. O meglio, ha conosciuto gli autori di quelle stragi che sono musulmani e che i principi dell’Islam li hanno traditi. Una differenza che molti fanno fatica a riconoscere. È chiaro che il suo odio per chi uccide in nome di un dio e una religione faccia paura e ribrezzo. Ci vogliono strumenti più raffinati per saper scindere e analizzare le cose”.
L’affaire Mila, come lo chiamano i media francesi, ha riportato al centro il tema della blasfemia. La Francia, paese laico, è stato uno dei primi in Europa ad abolirla, in nome della libertà d’espressione. Ma fino a che punto si può arrivare? In Francia la religione islamica è la seconda praticata, come in Italia.
“La minaccia non è mai accettabile, così come l’insulto. Io credo che Mila sia finita in mezzo a un dibattito francese che è vecchissimo, rispetto al tema del contrasto alla presenza religiosa nello spazio pubblico”, dice Abdel Qader. In Francia è proibito indossare il velo nei luoghi pubblici e negli ultimi mesi è stata approvata una norma che proibisce alle madri velate di accompagnare i figli in gita scolastica.
“C’è stata tutta la polemica negli anni passati sul burkini nelle spiagge, poi l’escalation di attacchi alle moschee in risposta agli attentati, insomma la Francia sta vivendo anni molto complicati di contrasto tra quella che è una crescente islamofobia e un laicismo sempre più polarizzati. Basti pensare che in ultimo stanno discutendo una legge sulla possibilità di far avvicinare le mamme col velo all’uscita dei propri figli a scuola”.
In un’intervista rilasciata alla trasmissione Quotidien, Mila si è scusata per il linguaggio utilizzato. “Purtroppo i social hanno rafforzato tantissimo la sovraesposizione dei pensieri e quindi ognuno è libero di dire quello che vuole. Io credo che la gente che minaccia sui social lo faccia in generale come sfogo, parole senza seguito, per fortuna”, continua Abdel Qader. “Ma nella massa qualcuno potrebbe passare anche ai fatti prima o poi. Per quello bisogna stare sempre in attenti. C’è bisogno di regole chiare rispetto ai limiti dell’espressione delle proprie opinioni, che sono sempre più sprezzanti e violente. Penso che questo sia un allarme, che deve preoccupare tutti e in questo senso la situazione in Francia sta degenerando”.
Alle minacce di morte, Sumaya risponde da anni entrando nelle scuole e parlando con i ragazzi. “A Mila direi le stesse cose. In particolare porto ad esempio questi tre versetti coranici: ‘Non c’è costrizione nella religione’, ‘Chi salva una persona è come se avesse salvato l’umanità intera, e chi uccide una persona è come se avesse ucciso l’umanità intera’, ‘Vi ho creato di popoli e tribù differenti, affinché vi conosciate a vicenda’. È l’invito al dialogo alla conoscenza reciproca e la convivenza. Attraverso queste parole dovremmo interpretare tutto”.