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La morte di Fausto Gresini ha messo a nudo il giornalismo italiano

La rincorsa a dare la notizia ha giocato (l’ennesimo) brutto scherzo all’informazione schiava delle visualizzazioni. Un giorno nero per il mondo dei motori, ma altrettanto del giornalismo italiano

Mirco Lazzari gp/Getty Images

Ha lottato come un leone, come quando in pista dava del filo da torcere a tutti gli avversari, ma in mattinata, dopo circa due mesi di ricovero, Fausto Gresini è morto all’età di 60 anni. L’ex pilota era in terapia intensiva collegato a un respiratore meccanico a causa di complicazioni dovute a un’infezione da Covid-19.

Due volte campione del mondo in classe 125, nel 1985 e nel 1987, dopo il ritiro aveva iniziato da subito e con altrettanto successo la carriera di manager. Tante le vittorie anche qui, ma con qualche ferita: tre i mondiali conquistati dal Gresini Racing, uno in Moto 3 con Jorge Martin nel 2018, e due in classe intermedia nel 2010 con Toni Elias e con Daijiro Kato nel 2001. La nota stonata di una carriera fantastica, la scomparsa di il 23 ottobre 2011 di Marco Simoncelli sul circuito di Sepang, mentre stava gareggiando proprio per il Team Gresini. Una tragedia che lo colpì moltissimo e che lui stesso ricordò con queste parole: “Era un puro, ho avuto tanti campioni ma mai nessuno come lui. Nulla sarà più come prima”.

Forse nulla sarà come prima anche per il giornalismo italiano, anche se ormai si dice spesso. Solo che questa volta probabilmente si è toccato il fondo nella gestione delle indiscrezioni sulle sue condizioni di salute. Nella tarda serata di ieri, infatti, si sono accavallate voci del suo decesso, rilanciate da molti media e amplificate dalle tv. Ma a precisare la portata della situazione è arrivato un tweet del Team: “Nonostante le notizie in circolazione, attualmente Fausto è ancora fra noi, seppure in condizioni critiche”. È seguito anche il duro il commento del figlio Lorenzo su Facebook: “Voglio ringraziare la stampa che ha avuto così tanto tatto nel comunicare e divulgare una notizia non verificata, siete proprio avvoltoi! Il mio grande babbo sta molto male, ma il suo giorno non sarà oggi!”.

Una rincorsa ad arrivare primi e alle visualizzazioni che ha costretto la Gazzetta dello Sport, fra le principali indiziate di aver fatto circolare la notizia poi smentita, a scusarsi con una nota ufficiale: “La Gazzetta dello Sport insieme con molti altri organi di informazione ha dato sul suo sito la notizia della scomparsa di Fausto Gresini, notizia che poi per fortuna si è rivelata infondata. Chiediamo scusa a Fausto, alla sua famiglia e al suo team”.

Il vero problema, però, è che nessun altro ha verificato quanto scritto dalla Rosea, con il risultato che una valanga di coccodrilli, pezzi strappalacrime e commenti hanno invaso il web e i social e persino su Sky il giornalista Guido Meda (incolpevole) è stato coinvolto in un ricordo del campione e manager anzitempo.

Ora l’ufficialità è stata data dal suo Team: “La notizia che non avremmo mai voluto darvi e che siamo costretti a scrivere. Dopo praticamente due mesi di lotta al Covid, Fausto Gresini ci lascia con 60 anni appena compiuti”. Un giorno nero per il mondo dei motori che piange uno dei suoi simboli, ma un giorno altrettanto nero per il giornalismo italiano che piange uno dei suoi pilastri: la verifica delle fonti.

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