Ti hanno intrigato con le geometrie di Rakitic ed esaltato con la garra di Vidal, promesso Dzeko e Milinkovic Savic. Ti avessero detto Messi la notte ti saresti svegliato di soprassalto per via delle polluzioni. Poi il campionato comincia, dai un’occhiata alla formazione e vedi che D’Ambrosio è titolare nell’Inter anche quest’anno, e che con ogni probabilità lo sarà 35 delle prossime 38 partite.
L’estate, d’altra parte, è la stagione dei sogni, e il calciomercato sublima la nostra disponibilità al sacrificio della verità. Almeno per quelle due settimane all’anno di ombrellone – sì, sempre quello –, vorrete concedercelo? Non vale solo per il pallone. Da giugno a settembre la tv italiana diventa un avvolgente loop di baci rubati, pasticci lacrimosi e nastri riavvolti sul tempo in cui fummo felici, mentre l’intera industria musicale passa in capo al personal trainer della palestra sotto casa.
Solo che poi arriva l’ultimo famigerato lunedì di agosto. Il giorno in cui, oltre a cominciare a temere che l’esordio di questa sera dell’Inter contro il Lecce di Petriccione non sarà affatto rilassante, si realizza che Ostia Lido non sembra affatto il paradiso (semicit.), mentre la circonvallazione di Milano torna ad assomigliare alle porte dell’inferno.
Per merito di una classe dirigente che pare uscita da uno show dei Legnanesi, in queste ore stiamo avendo la stessa epifania a proposito della politica. Che il piano della narrazione – e quindi dell’irrealtà – sia quello principale nella gestione del potere è questione nota da anni, non solo in Italia. Ma l’ego-crisi di Matteo Salvini e il rocambolesco precipitare ferragostano degli eventi hanno definitivamente trascinato la politica italiana nel genere fantasy (una cosa tipo “Il principe Giuseppe e i due forni”).
Avere durante le ferie un simile argomento di discussione – la crisi di governo più irragionevole che sia mai stata concepita – è stata una specie di dono divino, capace di dare un senso al tg delle 13 e a quello delle 20, riscoperti riti giornalieri da genitori sfiniti e mariti in cattività. E allora tutti ad assistere allucinati alla parata di quarte linee dei gruppi parlamentari, che, in contumacia i big, andavano a dichiarare davanti al microfono. O addirittura, nei giorni roventi della crisi, trovare un’insperata via di fuga da ogni incombenza di bagnasciuga nella Maratona Mentana, che acquisiva il valore salvifico che un tappone alpino del Tour o un match Federer-Nadal hanno in una domenica di luglio negli anni dispari.
Ma quella che sta andando a spegnersi, non dimentichiamolo mai, è la grande estate sovranista, in cui tutto è falso e quindi possibile. E ora è il tempo in cui il capolavoro di autolesionismo di Matteo Salvini e il ritrovato orgoglio del presidente Conte – in versione Fantozzi al 38° coglionazzo e sul 49 a 2 di punteggio – si mostrino per quello che sono, che levino quel velo di fascino e frivolezza che è prerogativa della stagione gentilmente offerta dalle Havaianas.
Con il ritorno dalle ferie, infatti, cambia l’inclinazione dei piani, e siamo costretti a muoverci di nuovo su uno più prossimo alla realtà. E così, senza più insalate di riso in tavola e vicini d’ombrellone con cui tirare l’ora della prima Peroni, la crisi di governo è di nuovo se stessa. Tattica politica purissima, e il tentativo di alcuni di fare sopravvivere lo stipendio alla dipartita della propria dignità. Un gran casino per tutti noi, da cui con ogni probabilità ne usciremo tipo il tenente Dan.
Perché l’euforia per aver messo Salvini in un angolo (come se non avesse fatto tutto da sé) non dura in eterno. E allora presto capiremo quanto sia indigeribile il polpettone che – giusto o sbagliato che sia, mica è così semplice questa volta capirlo – stanno cucinando centrosinistra e Cinque Stelle. Cominceremo a sentire i nomi dei ministri e peggio ci sentiremo. Realizzeremo quanto poco possa reggersi in piedi un simile Frankenstein, soprattutto vista la contingenza economica e politica globale, e ci chiederemo se ha avuto un senso fare la figura dei poltronisti a tutti i costi per qualche mese di respiro dal papeetismo dal volto feroce. Dopo il gioco aperitivo, dicevano già gli antichi, arriva la stagione delle tasse.