Dopo settimane di disordini a Chicago, il sindaco Lori Lightfoot ha annunciato la nascita di una “task force” che monitorerà le attività sui social media dei manifestanti, così da prevenire i “saccheggi”.
Il monitoraggio fa parte di una strategia in cinque punti per affrontare i disordini scoppiati nella città, dove solo domenica 8 agosto sono state arrestate più di 100 persone. Il sindaco ha spiegato in una conferenza stampa che l’unità, che sarà composta da 20 persone dai dipartimenti di Crime Prevention e Information Center, avrà il compito di controllare i social 24 ore su 24 per individuare le manifestazioni che potrebbero portare a episodi di violenza.
Il piano prevede anche coprifuoco localizzati e promette “robuste azioni legali” contro i manifestanti. «Nessuno deve sentire di poter entrare nei negozi, distruggere e rubare e passarla franca», ha detto Lightfoot.
In risposta alle affermazioni del sindaco, Colleen Connell, direttrice dell’Unione Americana per le Libertà Civili, ha dichiarato: «il monitoraggio dei social media da parte delle forze dell’ordine presenta un certo numero di pericoli, tra cui la restrizione della libertà d’espressione. È necessario che l’amministrazione sia completamente trasparente su lavoro di questa nuova task force, e anche che si assicuri che non sottoponga i cittadini neri e latini di Chicago a ulteriori pressioni da parte della polizia».
L’idea di monitorare i social media durante le proteste non è senza precedenti. Come hanno raccontato il blog Lawfare e il Washington Post, durante i disordini di città come Portland il Dipartimento della sicurezza interna ha autorizzato il controllo dei social per cercare riferimenti al «danneggiamento o alla distruzione di ogni monumento nazionale, memoriale e statua». In precedenza molti attivisti per la libertà d’espressione hanno criticato questo tipo di operazioni, sostenendo che peggiorano le condizioni di comunità che subiscono pressioni eccessive dalla polizia.
Le proteste a Chicago sono scoppiate dopo che un ragazzo di 20 anni di Englewood – uno dei quartieri più difficili della città, dove la tensione tra comunità nera e forze dell’ordine è a livelli gravissimi – è stato ucciso in una sparatoria con la polizia. Alla morte del giovane sono seguiti disordini e saccheggi nei negozi della zona. Chicago, ha detto a Rolling Stone Aislinn Pulley – co-fondatrice del movimento Black Lives Matter della zona –, è una città con una lunga storia di razzismo sistemico. «Sappiamo cosa causa la violenza tra comunità: è la disparità economica dei nostri quartieri».
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.