La Russia ha intimato agli ultimi soldati rimasti nella città portuale di Mariupol di arrendersi: in caso contrario, saranno uccisi. Mariupol rappresenta un obiettivo strategico di primissimo piano per Mosca sin dagli inizi del conflitto: consentirebbe ai russi di aprire un corridoio tra la Crimea e il Donbass e, quindi, agevolerebbe un arrivo più rapido dei loro uomini e mezzi all’interno del territorio ucraino.
Inoltre, la conquista di Mariupol metterebbe in gravi difficoltà l’economia di Kiyv. Se le truppe russe riuscissero a prendere la città eserciterebbero un controllo illimitato sulla zona portuale, esercitando così una forte pressione economica sul Paese. I porti sul Mar d’Azov, infatti, esportano grano, orzo e mais verso diverse destinazioni del Mediterraneo, tra cui Cipro, Egitto, Italia, Libano e Turchia – con un movimento di 13 milioni di tonnellate di merci, compreso l’acciaio, quello di Mariupol è tra i porti più grandi del Paese.
Le condizioni della resa sono state annunciate dalla Russia nella notte tra sabato e domenica e comunicate anche ai soldati ucraini a Mariupol. Per ora nessuna fonte può confermare se l’Ucraina abbia accettato la resa o meno.
Nella giornata di ieri, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva sottolineato l’importanza che Mariupol riveste per il prosieguo delle trattative di pace, dichiarando che una soluzione finale nei confronti dei difensori di Mariupol porterebbe alla fine dei negoziati con la Russia.