La Sfattoria degli Ultimi è salva? Non proprio. E oggi è un giorno decisivo. Il Tar del Lazio ha sospeso l’abbattimento di 140 tra maiali e cinghiali disposto dall’Asl di Roma contro la peste suina. Ma non è ancora una vittoria per gli animalisti.
La questione della peste suina continua a tenere banco in questo afoso agosto e in particolare in via Arcore 92 a Roma. È qui che si sta combattendo una vera e propria battaglia contro la decisione del Tar del Lazio di abbattere i 140 animali ospitati nella Sfattoria degli Ultimi, il ricovero per animali sfuggiti a maltrattamenti e situazioni di disagio. Una sentenza che per ora è stata sospesa fino al 18 agosto, soprattutto per la mobilitazione dei gestori della struttura, degli attivisti in difesa degli animali e di diversi personaggi famosi che si sono schierati contro l’abbattimento. Intanto la sospensione, ha precisato l’ufficio stampa della Giustizia Amministrativa, non ha scongiurato il pericolo visto che è stata sottoscritta soltanto «in attesa degli adempimenti istruttori».
Non è quindi una vittoria per gli animalisti, ma un piccolo seme di speranza visto che secondo il Tar «occorre acquisire chiarimenti, onerandone entrambe le parti, ricorrente e resistente, in merito all’effettiva sussistenza del rischio di propagazione dell’epidemia nella struttura gestita dalla ricorrente, ove sono confinati i capi in contestazione, sterilizzati i maschi; a tale incombenza le parti provvederanno nel termine sopraindicato di tre giorni lavorativi dalla comunicazione del presente decreto». Ora le parti hanno tempo fino a oggi, 18 agosto, per portare documentazione a sostegno delle proprie tesi e in seguito, su istanza dell’Asl, potrebbe essere emesso nuovo decreto.
«Il rischio dell’abbattimento non è scongiurato», hanno dichiarato congiuntamente le associazioni che si sono schierate contro il procedimento di fronte al Tar del Lazio e si dicono certe che «una soluzione si possa trovare e la sospensione dell’abbattimento, per consentire un approfondimento da parte del Tar, è la prima luce in fondo al tunnel».
Per cercare di allargare l’attenzione mediatica su questa situazione, la scrittrice Isabella Santacroce ha scritto un appello al cantante romano Ultimo, chiedendo un sostegno nella battaglia per salvare questi animali. Qui di seguito la lettera della scrittrice:
“Qui c’è la mia famiglia, io non voglio vederla morire.” Emanuele, volontario del santuario La Sfattoria degli Ultimi.
Caro Ultimo, tu che sei dalla parte degli ultimi, su questa terra non nostra, gli ultimi, i defraudati d’ogni diritto, gli straziati ogni giorno interminabilmente, sono i nostri fratelli animali. Sono loro gli ultimi. Vittime inermi di pene tremende, di delitti impuniti, trattati con una spietatezza che ci raccapriccia se operata dall’uomo sull’uomo, permessa da leggi che ne consentono l’esecuzione pur nella consapevolezza dell’infinito dolore inflitto, una fiammata di buio, l’inferno. Costringiamo alla disperazione creature buone di cui sappiamo l’innocenza e i sentimenti, l’amore sappiamo, la voglia di vivere, e quegli occhi dalla purezza a noi ormai sconosciuta li abbiamo visti, una macchia indelebile sul nostro nome il loro continuo massacro. E ora, per soli interessi economici, sono stati condannati a morte 140 suidi sani, molto amati da chi che se ne prende quotidianamente cura con devozione al santuario La Sfattoria degli Ultimi, una grande famiglia, un piccolo paradiso come solo un santuario sa essere, unico regno di pace concesso ai nostri fratelli d’origine angelica, monumenti di perdono, amati come figli. Sia fermata questa strage, c’è chi sta lottando senza tregua, eroicamente, per salvarli. Donne, uomini, giovani e anziani, giorno e notte presidiano i cancelli della Sfattoria degli Ultimi per difenderla. Una donna fragile ha perso per il dispiacere la vita.
L’uomo senza compassione è nulla, è voragine spaventosa, storia del male. Leonardo da Vinci immaginava un tempo in cui avremmo guardato all’uccisione degli animali nello stesso modo in cui si guarda all’uccisione degli uomini. Questo tempo è arrivato per tanti di noi. E noi soffriamo, è persecuzione, degrado morale ad opera di uomini che esercitano il loro potere su esseri indifesi credendo di poter fare ciò che vogliono della loro vita, è violenza iniqua, oscura vergogna. Noi ci siamo incamminati verso una nuova era, verso un salto acrobatico di qualità della storia umana, verso una rinascita senza più infamia, nobile e radiosa, e al nostro fianco loro, gli animali, fratelli con i nostri medesimi diritti. Anna Maria Ortese, nei suoi scritti in loro difesa, afferma con grande forza che il primo dovere, oggi, dell’uomo, è di non toccarli più, se non come fratelli, per una carezza o un aiuto. Di non mangiarli più, di non asservirli, di non perseguitarli, di non isolarli dal contesto della nostra vita, della vita di tutti, di non spregiarli, insultarli, straziarli. Perché inizia da qui il Non-Uomo, l’atroce Inumano che da gran tempo ci tormenta.
Caro Ultimo, che sei dalla parte degli ultimi, diventa anche tu la loro voce. Sia impedito questo scempio al santuario La Sfattoria degli Ultimi.”