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L’assurdo 11 settembre di Donald Trump

«Prima dell’attentato il World Trade Center era l’edificio più alto di Manhattan, adesso invece è il mio». Tra una teoria del complotto e l’altra, il presidente ha anche detto di aver salvato qualcuno dalle macerie

Maggio 2005. Donald Trump presenta un progetto per ricostruire il World Trade Center. Foto Getty

L’11 settembre è la giornata più solenne del calendario degli Stati Uniti. L’attentato terroristico che 17 anni fa ha ucciso quasi 3mila persone è ancora fresco nella memoria di molti, e non c’è occasione più giusta per mostrare rispetto e pietà, soprattutto per il commander-in-chief. Il presidente Trump ha passato la mattinata guardando una puntata registrata di Lou Dobbs Tonight (un talk politico, ndt) e sfogandosi su twitter a proposito dell’indagine sui russi e le elezioni.

Alcuni minuti più tardi, il presidente ha condiviso un post del social media director della Casa Bianca, Dan Scavino, a proposito di una petizione per trasformare l’11 settembre nel “Patriots Day 2018”. Poi è tornato alla svelta nella sua comfort zone. Lou Dobbs starnazzava di nuovo in tv, e c’erano ancora tweet improbabili da twittare. Poco dopo, il presidente è partito per un servizio funebre a Shanksville, in Pennsylvania – dove sono morte 40 persone, i passeggeri che hanno impedito che il volo United 93 si schiantasse su Capitol Hill. Prima di chiudere la valigia, però, un altro attacco al dipartimento di giustizia.

Il presidente è arrivato in Pennsylvania pieno d’entusiasmo, pronto per un po’ di commemorazioni tragiche in pieno Trump-style.

La relazione tra Donald Trump e l’11/9 è sempre stata particolare, per non dire irrispettosa. È un newyorkese, la sua identità è strettamente collegata con quella della città, e viene da pensare che sarebbe orgoglioso di mostrare rispetto per chi quel giorno ha perso la vita; ma come succede nelle relazioni tra Trump e qualsiasi cosa, non è riuscito a trattenersi e ogni volta che ha potuto ne ha fatto una questione personale. Durante un’intervista per Bloomberg, non più di due settimane fa, il presidente ha fatto riferimento al momento in cui George W. Bush ha parlato a Ground Zero con un megafono. «Io sono un presidente molto popolare, e alla gente non piace dirlo, capisci», ha detto. «In realtà, il sondaggio sui repubblicani è pubblico, sono i numeri più alti che ci siano mai stati, con l’eccezione di un piccolo periodo di tempo con il megafono. Ma quel periodo è durato quasi una settimana».

In campagna elettorale, sia nel 2016 che nel 2015, ha detto – mentendo – di aver visto «migliaia di persone sui tetti del New Jersey, festeggiavano mentre il palazzo veniva giù». Trump usava la storia per giustificare la sua proposta di controllo delle moschee, specificando che il Jersey ha “una grande popolazione araba”. Qualche settimana dopo, ha approvato il provvedimento che ha impedito agli immigrati musulmani di entrare negli Stati Uniti.

Trump ha già usato l’11/9 come strumento politico. «Il World Trade Center è crollato perché Bill Clinton non ha ucciso Osama Bin Laden quando aveva la possibilità di farlo», ha detto durante un dibattito a febbraio 2016. «E George Bush, comunque, George Bush aveva la possibilità e non ha ascoltato i consigli della CIA». Quando il pubblico l’ha contestato, Trump ha detto di aver “perso centinaia di amici” durante l’attentato. Qualche mese dopo, a Buffalo, New York, ha detto di aver rischiato la vita per salvare le vittime dalle macerie.

Sì, la bizzarra relazione tra Trump e l’11/9 precede il suo mandato presidenziale. Nel 2015, di fronte al Congresso, ha difeso l’uso edilizio dell’amianto sostenendo che se il World Trade Center fosse stato costruito con quella sostanza tossica, oggi sarebbe ancora in piedi. Nel 2013 uno dei suoi tweet più famosi: “vorrei estendere i miei migliori auguri a tutti, haters e losers, in questo giorno speciale, l’11 settembre”. Il tweet è stato cancellato durante la campagna elettorale, ma è ancora nella sua timeline.

L’esempio migliore di cosa sia per Trump l’11 settembre, della sua totale mancanza di empatia e del suo egocentrismo patologico, però, risale alla mattina dell’attentato. Qualcuno lo chiamò al telefono, chiedeva se l’attentato avesse danneggiato il suo palazzo al numero 40 di Wall Street. Trump disse che senza il World Trade Center, da quel momento l’edificio più alto di Manhattan sarebbe stato il suo. «40 Wall Street era il secondo edificio più alto di Manhattan», ha detto. «Prima del World Trade Center era il più alto. Poi hanno costruito il World Trade Center, ed è diventato conosciuto come il secondo edificio più alto, e ora è di nuovo il più alto».

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