Se due surreali video motivazionali, un ospedale-astronave inutile, la gestione dei medici di base, delle mascherine e delle RSA non fossero sufficienti a decretare lo stato confusionale del governo della regione Lombardia, ora c’è da tenere in considerazione anche il problema della matematica di base. Perché alla fine di maggio, dopo due mesi di bombardamento mediatico su curve statistiche, percentuale di positivi e indici di contagio, l’assessore alla sanità Giulio Gallera va in conferenza stampa e spiega a cosa serve l’indice Rt, il potenziale di trasmissibilità del coronavirus. È un dato importante, di cui si parla ininterrottamente dall’inizio della pandemia, che influenza quanto allentare le misure di isolamento della fase 2.
Gallera dice: «Lo ricordiamo: se è a 0,51, per infettare me bisogna trovare altre due persone infette nello stesso momento. Perché è a 0,50, ed è difficile trovare due persone infette nello stesso momento. Questa è l’efficacia dell’azione, ciò che ci fa stare più tranquilli. Dobbiamo continuare su questa strada con determinazione».
Continuando su questa strada con determinazione, se l’indice Rt salisse a 3 bisognerebbe imbattersi in 1/3 di persona infetta per essere contagiati, e così via fino all’immunità di massa causa smembramento. Ma se come ha detto Fontana poche ore fa, in Lombardia «non sono stati fatti errori», allora abbiamo sbagliato completamente strategia. Doveva alzarsi l’Rt, non diminuire! Rt 3; 7; 19. E dove l’avremmo trovato un diciannovesimo di uomo infetto?