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L’uomo che documenta la guerra della Grecia contro i rifugiati

Tommy Olsen, 48 anni, pubblica tutte le settimane “Aegean Boat Report”, un documento che denuncia i respingimenti in mare della guardia costiera greca ai danni dei migranti che arrivano dalle coste turche. L'abbiamo intervistato

Carlos Gil/Getty Images

Una donna che urla, il pianto di un bambino, uomini che parlano in modo concitato. Le riprese sono sfocate, ma sufficientemente chiare da capire dove siamo: un gommone in mezzo al mare, sullo sfondo una barca della guardia costiera greca. Il respingimento (o pushback) in mare è avvenuto il 14 aprile 2021 in pieno giorno, come documentato nel video di Aegean Boat Report, l’ONG che pubblica ogni settimana i report con i dati e le statistiche sui migranti respinti tra Grecia e Turchia, nel mar Egeo. “Nel 2016 e nel 2017 fornivo alle organizzazioni aggiornamenti e report inediti ma alla fine del 2017 ho pensato che potesse interessare anche un pubblico più generalista. Volevo dare una visione più chiara di quello che stava succedendo, rendendo questa informazione disponibile per tutti, in questo modo ho iniziato a pubblicare su Facebook. All’inizio lo leggevano solo 200 persone”, ha spiegato Olsen a Rolling Stone. Ora la pagina Facebook dell’associazione ha 44mila follower.

Aegean Boat Report utilizza informazioni da fonti che non possono essere rese pubbliche: “Se ho una fonte specifica non posso utilizzarla direttamente perché altrimenti le persone saprebbero da dove arriva questa notizia”, spiega Olsen. La maggior parte dei video pubblicati sulla pagina Facebook arriva direttamente dai migranti fermati e riportati verso le coste turche. Molti di questi respingimenti avvengono di notte con metodi che mettono in pericolo la vita dei migranti: ci sono stati casi di rifugiati lasciati in mezzo al mare su piccole scialuppe di salvataggio gonfiabili, 104 solo nel 2020. Nell’ultimo anno, i dati e le testimonianze raccolte da Aegean Boat Report sono stati utilizzati dalla stampa internazionale, “in quel momento sono diventato un problema per il governo greco e sono iniziati i miei guai”, afferma Olsen.

A boat carrying at least 53 people landed at Agios Theodoras beach, east of Korakas, Lesvos north at first light this…

Pubblicato da Aegean Boat Report su Martedì 13 aprile 2021

Il governo greco aveva già preso di mira la stampa internazionale, come nel caso dei tre giornalisti freelance tedeschi arrivati a Mitilene per documentare un presunto respingimento, poi arrestati ed espulsi dall’isola a novembre 2020, come ha documentato il Consiglio d’Europa. Secondo il governo greco i giornalisti non avevano le licenze adatte ad esercitare la loro attività sul posto, per questo le autorità hanno esercitato i “regolari controlli” per escludere il favoreggiamento all’immigrazione clandestina. A novembre il ministro all’immigrazione Notis Mitarachis aveva accusato pubblicamente le ong di favorire l’immigrazione clandestina verso la Grecia. “Non c’è stata ancora nessuna accusa ufficiale. Se vado in Grecia lo scoprirò. I miei avvocati mi hanno consigliato di non andarci, non sarebbe una buona idea. Sospettano che sarei arrestato all’arrivo e tenuto in prigione fino a 90 giorni senza accuse”.

Tra Lesbo e la costa turca non esistono veri e propri confini marittimi, a separare le due coste ci sono solo una manciata di chilometri. La Grecia, insieme a Italia e Spagna, è tra i paesi di primo arrivo dei migranti che dal Mediterraneo cercano in Europa protezione e una nuova vita lontana da guerre e persecuzioni. Secondo i dati dell’Alto commissariato ONU per i rifugiati, nei primi mesi del 2021 in Grecia sono arrivate 2157 persone. Secondo i dati raccolti da Olsen nel 2020, 778 imbarcazioni sono state fermate prima di arrivare in Grecia e 25158 persone sono state arrestate. Il numero degli arrivi sulle isole greche è diminuito dell’83% rispetto al 2019. La situazione umanitaria sulle isole greche non è funzionale all’accoglienza diffusa, e come lo stesso Olsen afferma, le condizioni dei richiedenti asilo e il loro diritto a chiedere protezione “sono un problema europeo e non solo del governo greco”.

Le chiamate di aiuto e le richieste di soccorso arrivano tutti i giorni, dalla mattina alla notte. “A volte i migranti chiedono aiuto anche dopo l’arrivo”, racconta Olsen. “Spesso ho parlato a persone che un minuto dopo non c’erano più. Nel senso che sono morte. A volte ricevo messaggi vocali su whatsapp di persone che urlano”. Cosa succede quando qualcuno chiama per chiedere soccorso? “Mi mandano foto e video per mostrarmi cosa sta succedendo. Io verifico la loro posizione e chiamo le autorità che possano aiutarli, anche se potrebbero esserci respingimenti, io devo avvisare la guardia costiera competente”.

Olsen vive in Norvegia, dove lavora in un asilo, ma è stato volontario a Lesbo negli anni più tragici della storia recente delle migrazioni, “nel 2014 c’è stato un grosso incidente al largo di Samos, molte persone annegarono”, ricorda, “lavorando sul posto in quel periodo avevamo sentito di questi respingimenti, ma non avevamo le prove anche perché succedeva tutto di notte. L’anno scorso a marzo il fenomeno è esploso: il numero delle imbarcazioni respinte è aumentato vertiginosamente. Per questo ho iniziato a pubblicare anche su Facebook questi respingimenti”.

“È un diritto legittimo per uomini e donne entrare in una altro paese senza documenti, se vogliono chiedere asilo. I respingimenti sono la pratica illegale di uno Stato che impedisce loro di accedere al suo territorio e  cercare protezione, riportandoli indietro via terra o via mare. Da gennaio 2020 il governo greco ha aumentato i respingimenti illegali dei rifugiati”, scrive Olsen nel report che riporta i flussi migratori annuali nel mar Egeo. I respingimenti operati nel 2020 dalla guardia costiera greca sono stati 324, per un totale di 9741 tra bambini, uomini e donne tutti respinti in Turchia.

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