Rolling Stone Italia

Mattarella ha sciolto le Camere: andremo subito a elezioni

«La situazione politica ha condotto a questa decisione. La discussione il voto e la modalità hanno reso evidente l'assenza di prospettive per una nuova maggioranza», ha spiegato il Capo dello Stato. Al momento, la data più probabile per le elezioni è il 25 settembre

Foto: Filippo Monteforte/AFP via Getty Images

Sergio Mattarella ha preso atto della situazione nell’unica maniera possibile: conscio dell’impossibilità di rintracciare una figura di sintesi in grado di individuare una nuova maggioranza di governo, il Capo dello Stato ha deciso di sciogliere le Camere.

Dopo aver incontrato il premier dimissionario Mario Draghi e i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, Mattarella ha scelto di chiamare gli italiani alle urne: «Come ufficialmente comunicato – ha detto il presidente – ho firmato il decreto di scioglimento per indire nuove elezioni entro 70 giorni come previsto. Lo scioglimento anticipato del Parlamento è sempre l’ultimo atto”. Mattarella ha poi specificato che “La situazione politica ha condotto a questa decisione. La discussione il voto e la modalità hanno reso evidente l’assenza di prospettive per una nuova maggioranza. Davanti alle Camere ci sono molti importanti adempimenti da portare a compimento nell’interesse del Paese. A queste esigenze si affianca l’attuazione nei tempi concordati del Pnrr”.

Avremo delle elezioni anticipate, quindi, con una data ancora da fissare: la prima data disponibile sarebbe il 25 settembre che, però, finirebbe per coincidere con il Capodanno ebraico; il 2 ottobre creerebbe qualche impedimento, dato che supererebbe il termine di 70 giorni per l’indizione delle nuove elezioni. Allo stadio attuale, quindi, la data più probabile è il 18 settembre (la comunità ebraica, però, ha fatto sapere che non creerebbe alcun tipo di impedimento per il 25, dato che le festività inizierebbero dopo il tramonto).

La prossima sarà una tornata elettorale a suo modo storica, dato che segnerà la fine del Parlamento per come lo conosciamo. Per la prima volta nella storia repubblicana, infatti, i seggi totali in palio per entrambe le camere saranno 600 (400 per la Camera e 200 per il Senato) e non più 945, portando a nuovi equilibri parlamentari e nuovi rapporti di forza, soprattutto in virtù del sistema elettorale con cui saranno eletti i rappresentanti, ossia il Rosatellum, che prevede il 61% dei parlamentari eletti con il sistema proporzionale e il 37% con quello maggioritario attraverso dei collegi uninominali.

Iscriviti