Se nella pagina Instagram di Salvini vi aspettate una serie continua di foto contro l’immigrazione o a favore della leggendaria e immaginifica flat tax vi sbagliate di grosso: certo, i temi cari al leader leghista non mancano, ma a spadroneggiare per densità e numero di commenti è senza dubbio il cibo.
Su internet l’ex dittatore nord coreano Kim Jong Il era famoso per i suoi meme dove “guarda le cose”: ecco, Matteo Salvini merita a buon diritto il titolo di quello che “mangia le cose”, qui sotto, ed esempio, in strudel edition.
Panini, focacce, pizze, aperitivi, prosciutti e ancora un’infilata di primi, dolci e alcool. In questa sequenza infinita di libagioni le accuse contro l’immigrazione sembrano assumere il ruolo di un sorbetto, dare fiato tra una portata e l’altra. A confronto della bacheca di Salvini, “Unti e bisunti” è un programma di cucina ayurvedica. In caso di condanne già pronto il futuro nickname: Chef Rubo.
Stiamo parlando di cibi ovviamente, rigorosamente, dichiaratamente Made in Italy, senza ormai alcuna distinzione tra Nord e Sud. L’Instagram di Matteo Salvini appare un po’ come quei banchetti televisivi del mezzogiorno in cui vengono mostrate le “eccellenze” del nostro territorio e il sindaco o il capo della pro loco continuano ad assicurare che sono “fatte come una volta”. Qui Salvini è circondato dalle famose “eccellenze locali”, con tanto di certificazione in basso a destra.
L’apertura del panorama gastronomico leghista fuori dagli angusti spazi dell’ossobuco ha accompagnato la vittoriosa affermazione della Lega come partito nazionale. Siamo ormai lontani dalla seconda Repubblica e dalle delicate pennette tricolori che il cuoco Michele di casa Berlusconi era solito servire agli ospiti del cavaliere o dall’indimenticabile risotto di D’Alema (per chi avesse meno di vent’anni: D’Alema era uno skipper con la passione estiva di fare politica). Salvini dimostra a suon di foto che la rivoluzione leghista non sarà affatto un pranzo di gala, bensì un pranzo di nozze e battesimo e di Natale messi assieme.
L’estetica salviniana verso il cibo segue due format ben precisi. Il primo, relativo spesso allo street food, è un selfie/foto di Salvini poco prima di addentare il pranzo dei giusti: infatti chi deve guidare l’Italia fuori dall’Europa e fuori dal pericolo immigrazione non ha tempo di sedersi a tavola, quindi c’è solo il tempo di un panino/piadina/focaccia, scatto, pubblicazione e poi si riparte a salvare questo paese dall’invasione. Salvataggio che, inevitabilmente, ha un suo linguaggio ben determinato: #eating #ilovemyjob #streetfood #semplicementeio.
Il secondo format, invece, ritrae il piatto accompagnato da una didascalia che illustra la pietanza e da qualcosa come “buon appetito amici” o “buona serata amici” (dai “compagni” e “camerati” siamo finiti agli “amici”, termine che più all’immaginario padano rimanda agli odori di sagrestia dei democristiani, che almeno avevano la decenza di mangiare per i fatti loro). Non ci sono filtri, la foto è basica e il piatto è sempre in primissimo piano, a volte l’obiettivo è così vicino che ci si chiede come non si possa essere sporcato di sugo. Veniamo al dunque con alcuni consigli culinari di Matteo Salvini, illustrati poco sotto: in ordine, tarte flambée o – per dirla alla Salvini – “una specie di pizza”, pappa al pomodoro e ribollita, una cosa che sembra caciuccio.
Come ogni buon influncer che si rispetti, anche Salvini cede al fascino della marchetta. Se l’associazione “Più immigrati aiutiamoli a casa nostra” aprisse una rosticceria, Salvini non avrebbe alcun problema a diventare loro testimonial in cambio di qualche pollo fritto gratis (“buon pollo amici!”). Tuttavia, contrariamente a tanti food blogger che lavorano sottobanco, c’è da dire che se Salvini vuole fare un nome lo fa senza tanti problemi: qui per esempio consiglia l’enoteca Gatto in via delle Forze Armate a Milano. Attenzione! Questo leader politico può contenere messaggi commerciali.
Il cibo secondo Salvini è il cibo da tutti i giorni, semplice, senza fronzoli esterofili (no kebab, ma nemmeno sushi o indiano), lontano anni luce dagli chef stellati e vicino a quello che gli italiani vogliono trovare nelle osterie fuoriporta la domenica: il parallelismo tra l’immagine che Salvini vuole dare di sé e questo modo di vedere l’alimentazione è troppo diretto e didascalico per non lasciare qualche dubbio sulla sua spontaneità, ma finora si è dimostrato vincente e gli elettori l’hanno premiato fino a portarlo alla soglia di Palazzo Chigi. Eppure, per restare in tema, il voto di Mattarella “è ancora segreto e potrebbe ribbbbaltare il risultato” (cit.).
BONUS TRACK
Ci ha provato anche l’altro Matteo a puntare sul cibo come strategia di comunicazione social, ma anche in questo caso non gli è andata benissimo.
Tra i due, ha più speranze di vincere le primarie del PD il cono.