Ieri, durante l’ultimo appuntamento della convention di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni ha presentato “ufficiosamente” la sua candidatura per le Politiche del prossimo anno, tentando di allargare il campo e mandando un messaggio ben preciso alla coalizione di centrodestra – un messaggio che, grossomodo, può essere sintetizzato così: «no alle “porte girevoli” e mai strizzare l’occhio, in alcuno modo, alla sinistra».
A catalizzare l’attenzione, però, è stata soprattutto la presenza di alcuni ospiti “extra-politici”, su tutti una frotta di giornalisti della Rai, tra cui Angelo Mellone, Paolo Corsini e Paolo Petracca e il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano. L’intervento di Sangiuliano ha creato indignazione soprattutto a sinistra: ad esempio, la senatrice Valeria Fedeli, capogruppo del Pd nella Commissione di Vigilanza, ha dichiarato di trovare «grave e assolutamente improprio il comizio politico del direttore del Tg2 Sangiuliano alla conferenza di Fdi a Milano», dato che «non è mai accaduto che un direttore di Tg Rai facesse un comizio a una convention di partito. Secondo le regole Rai chi lo ha autorizzato? Serve un urgente chiarimento e l’intervento dei vertici Rai” dice la senatrice Valeria Fedeli, capogruppo del Pd nella Commissione di Vigilanza Rai». Sulla stessa linea anche Michele Anzaldi di Italia viva, segretario della commissione di Vigilanza Rai, che in un post su Facebook ha evidenziato che «Il comizio del direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano alla convention di Fratelli d’Italia a Milano rappresenta un caso senza precedenti: mai un direttore di un tg Rai era salito sul palco di una conferenza di partito per un intervento di carattere politico, addirittura proprio l’intervento chiamato a lanciare il discorso immediatamente successivo della leader Giorgia Meloni. Come ha potuto l’amministratore delegato Fuortes autorizzare una tale umiliazione della funzione del servizio pubblico? Come è stato possibile avallare un atto di tale disprezzo e arroganza nei confronti dei cittadini che pagano il canone?».
Altri politici hanno invece fatto presente che non si tratta di una novità; è il caso di Carlo Calenda, che ha consigliato ad Anzaldi di non inciampare in una “doppia morale”, ricordandogli la partecipazione di Antonio Campo Dall’Orto, ai tempi direttore generale della Rai, alla Leopolda, il convegno politico organizzato annualmente da Matteo Renzi a Firenze.
Senza precedenti direi di no. Pensa Campo Dall’Orto alla Leopolda.
Su non facciamo doppia morale. Non porta bene. https://t.co/jlIQkaRcGu— Carlo Calenda (@CarloCalenda) May 1, 2022
Al netto delle polemiche delle ultime ore, Sangiuliano non ha mai nascosto le sue simpatie politiche, né la sua militanza di destra: ha fatto parte da giovanissimo del Fronte della Gioventù e, dal 1983 al 1987, è stato consigliere circoscrizionale del Movimento Sociale Italiano nel quartiere Soccavo di Napoli. Ex vicedirettore di Libero – non esattamente un quotidiano di area progressista – negli ultimi 4 anni è balzato agli onori della cronaca per aver plasmato in profondità il volto del telegiornale che dirige, concedendo ampio spazio a pensatori come Aleksandr Dugin – filosofo e agitatore politico russo e teorico del “neo-eurasiatismo”, una corrente di pensiero che mescola nazionalismo russo, tradizionalismo religioso e misticismo fascista in stile Julius Evola, punto di riferimento dei neofascisti di tutta Europa – e Steve Bannon, l’ex spin doctor di Donald Trump.
Nel 2019, inoltre, è stato a più riprese accusato di «faziosità» a causa dell’ampia esposizione mediatica concessa all’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e al suo partner di coalizione Luigi Di Maio, ai tempi ministro dello Sviluppo economico – secondo l’Agcom, nel gennaio 2019, nel momento di massimo splendore del governo gialloverde, Tg1, Tg2, Tg3 e Rainews hanno dedicato uno spazio di 9 ore e 17 minuti (il 32% del tempo) a Salvini e Di Maio, e di sole 3 ore al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Secondo alcuni critici, la sua missione sarebbe quella di creare una sorta di mainstream sovranista, traghettando fino alla ribalta mediatica tematiche che, fino a qualche anno fa, sarebbero rimaste relegate a qualche blog di “contro-informazione”.
Anche la sua produzione letteraria è da tempo oggetto di qualche perplessità: ad esempio, Sangiuliano è anche l’autore di una biografia-agiografia di Vladimir Putin uscita per Mondadori (Putin. Vita di uno zar), e in occasione delle proteste di piazza contro il presidente russo nel 2017 non ebbe troppi rimorsi a palesare il proprio appoggio al Cremlino:
#RussiaProtests si tratta di poche centinaia di persone finanziate dai circoli dei poteri forti globali. Il consenso per Putin è oltre l'85%
— Gennaro Sangiuliano (@GenSangiuliano) March 27, 2017
Insomma: la sua partecipazione alla convention di consacrazione di Giorgia Meloni non ha nulla di sorprendente ma, anzi, è una logica evoluzione del suo percorso degli ultimi anni.