Nella mia attività lavorativa quotidiana ho sempre a che fare con gli estremismi e la propaganda e, da quando la guerra in Ucraina ha avuto inizio, ho assistito alla nascita, alla crescita e alla consolidazione del fenomeno della “Z”. Dopo settimane di studio, mi sono reso conto di aver incontrato raramente una propaganda così feroce e pervasiva – forse, qualcosa di simile era accaduto soltanto con il sottobosco No Vax che, infatti, ha fin da subito intersecato il terreno del filo-putinismo. Così, assecondando una strana miscela di curiosità e masochismo, ho deciso di indagare più a fondo, attratto non soltanto dai contenuti e dai toni forti che, negli ultimi tre mesi, hanno caratterizzato la comunicazione di un certo di tipo di account vicini alla propaganda del Cremlino, ma soprattutto per via della pericolosità di questo fenomeno, che fa di tutto per screditare le istituzioni e sgretolare il tessuto sociale del nostro Paese.
Un piccolo anticipo dei dati che stanno emergendo, fra circa 8 ore avremo tutti i risultati estrapolati da 450mila account che hanno evidenziato 569 ZZzzeta Italiani. Ecco la lista provvisoria dei più seguiti dagli #Zeta #Putin #UcrainaRussia #CyberPropagandaho pic.twitter.com/yzvLfawJrC
— Alex Orlowski (@alex_orlowski) May 26, 2022
Preso dall’entusiasmo, ho anticipato la scelta di realizzare un’analisi più approfondita sui miei canali. Che dire: mai avrei pensato che un solo tweet potesse alzare un polverone sia sui social che fuori, scomodando addirittura personalità del calibro della paladina nazionalpopolare dello scetticismo vaccinale, Lady Onorato, e del teorico dell’ItalExit, Gianluigi Paragone. Le loro risposte piccate evidenziano una totale incapacità di comprendere il fine di questa inchiesta di data journalism, riducendola a una semplice “lista di proscrizione” atta ad esporre deliberatamente al pubblico ludibrio i presunti filo-Putin e filorussi italiani.
In realtà, la nostra ambizione è ben diversa: ci siamo posti domande completamente differenti, ad esempio provando a capire perché, anche in Italia, la Z ha iniziato a diffondersi sempre di più, quale sia il significato più profondo e perché il suo uso sia stato sdoganato così rapidamente. Abbiamo provato a rispondere a questa domanda analizzando 639mila tweet dei 551 account che utilizzano chiaramente la Z della propaganda russa: insomma, nessuna fantomatica “lista di proscrizione”, si tratta di dati, non di opinioni partigiane. Fatte queste dovute premesse, immergiamoci insieme nel fantastico mondo della porzione nostrana di Putin-town & Z-Boys – insomma, l’Italietta fascia, rossa, bruna, boh. Prima, però, un po’ di storia.
La comparsa della Z
All’indomani dell’inizio dell’invasione russa in Ucraina abbiamo imparato a conoscere la “Z” sotto una nuova accezione, insolita e inedita. I mezzi militari raggruppati sul confine sono stati i primi portatori di questo simbolo, che ben presto è diventato molto popolare in Russia, facendo la sua apparizione su case, magliette, negozi di souvenir, scuole e ovviamente carri armati.
La prima applicazione nota della lettera Z è di carattere militare: è un segno di riconoscimento utilizzato per evitare che i soldati cadano vittime del fuoco amico, una metodologia già praticata da diversi eserciti nel corso della storia. Ci sono però alcune peculiarità interessanti da tenere in considerazione. La Z è una lettera dell’alfabeto latino, non esiste nel cirillico usato nella Federazione Russa, ma è stata comunque sdoganata dal ministero della difesa moscovita, che a marzo l’ha inserita in un’immagine pubblicata sul proprio profilo Instagram. Qui la Z è parte della frase “Za pobedu” (Per la vittoria).
Da quel momento in poi la Z è stata inserita all’interno, alla fine e all’inizio di diverse parole, spesso e volentieri disegnata con un semplice colore come il bianco, oppure in arancione e nero – i due colori dell’Ordine di San Giorgio, il più grande riconoscimento conquistabile in battaglia nella Russia imperiale, fondato nel 1796. I nastri di San Giorgio sono molto usati in Russia, soprattutto durante il periodo in cui viene festeggiato il “Giorno della Vittoria”, quel 9 maggio che commemora la sconfitta della Germania nazista e che è facilmente riconducibile all’obiettivo dichiarato della “operazione speciale” di Putin, la “denazificazione” dell’Ucraina.
Con il passare delle settimane, la Z è diventata un simbolo di propaganda a tutti gli effetti: mostrarla equivale a dare sostegno all’operazione militare di Putin in Ucraina, creando una connessione molto forte con le azioni compiute dall’esercito. Come ha scritto Henry E. Hale, professore di scienze politiche e affari internazionali alla George Washington University, «se molte persone vedono altri mostrare simboli, ciò fa pressione su altre affinché mostrino lo stesso tipo di sostegno per rimanere nelle grazie del regime, non incorrere in guai con i vicini e adottare la posizione socialmente desiderabile». Fatto sta che la Z è diventata non solo un marchio riconoscibilissimo negli Oblast russi, da Mosca al Primorsky Krai dell’estremo oriente, ma è il segno di una evidente sintonia con quanto fatto dall’esercito russo in Ucraina, che dai primi bombardamenti è arrivato poi a compiere sanguinosi massacri come quello di Bucha o spietate azioni di distruzione come accaduto a Mariupol, solo per citare le vicende più eclatanti.
Diversi paesi hanno iniziato a limitare o vietare l’utilizzo della Z, spesso rinominata come “Zwastika”. In Repubblica Ceca ogni ostentazione del simbolo è vietata; in Germania mostrare la Z può comportare fino a 3 anni di reclusione, in diversi paesi caucasici ex sovietici ne è ugualmente fatto divieto, così come in Lettonia, in Lituania, in Moldavia, in Polonia (dove è sanzionata con la multa o la reclusione fino a 2 anni). Persino alcune società internazionali hanno iniziato a limitare l’uso di questa lettera, sebbene fosse normale averla nel logo o nel nome di un modello di smartphone.
Quanti sono gli Z in Italia?
Per la nostra ricerca siamo partiti da un gruppo di account selezionati, riconosciuti come vicini a posizioni filo-russe che sostengono apertamente in pubblico. Nello specifico, si tratta di otto profili Twitter anonimi che adottano la Z e ne sostengono la causa. Partendo da qui, abbiamo ricostruito una rete di altri account ad essi collegati. Profili simili tendono a seguirsi a vicenda: perciò, partendo da una selezione, siamo riusciti a risalire a tutta la rete, tracciando una mappa della bolla di riferimento.
Nello specifico si tratta di poco più di 8mila account immediatamente collegati agli otto di partenza. I nostri conteggi sono sempre riferiti ad account univoci, in quanto ad ogni passaggio eliminiamo i doppioni che inevitabilmente s’incontrano.
Gli 8mila vengono poi filtrati in base alla simbologia adottata, ovvero la Z. Dobbiamo precisare subito una cosa: non tutte le esternazioni in merito all’invasione russa sono così problematiche. È ovviamente lecito esporsi a favore della Russia o adottare simboli come la bandiera russa, ma usare la Z, almeno secondo diverse legislazioni europee, costituisce reato. I filtri applicati nella ricerca sono scelti e focalizzati su emoticon o espressioni specifiche di questa comunità online, non all’utilizzo generico della lettera Z.
La mappatura di account così filtrata, circa 550 account univoci, ha costituito la base per un ulteriore arricchimento della lista: in questo modo, siamo riusciti a ricostruire la bolla relativa a questi account. Siamo così arrivati a una mole di dati sufficientemente elevata per ottenere un resoconto abbastanza completo della situazione: quasi 1 milione di account che, una volta eliminati i doppioni ed effettuati i filtri pertinenti alla Z, sono diventati circa 150mila.
L’operazione è però volta al solo conteggio di account italiani o operanti in Italia: un lavoro di selezione e filtri, effettuata con degli algoritmi proprietari, ha individuato e selezionato solo gli account che parlano italiano o dell’Italia: si tratta di circa 9mila profili univoci. Di questi, una volta concluse le operazioni di filtraggio e selezione, rimangono circa 550 account univoci.
L’operazione di raccolta dati, filtraggio e selezione viene ripetuta più volte per aumentare la base dati in modo da aumentare la precisione delle nostre analisi e ridurre al minimo i margini d’errore. La tecnica è la stessa di quando si va a pesca, si getta la rete, si raccoglie il pesce filtrando i detriti e si ricomincia.
Con questi 550 account univoci è stato possibile ottenere una mappatura iper selezionata e iper filtrata degli account relativi alla propaganda russa che adottano la lettera Z che viene da una base di circa 1 milione di dati relativi al solo Twitter. Da qui abbiamo potuto raccogliere i numeri relativi al loro pubblico: circa 250mila dati.
Analisi pubblico e tweet
Vediamo ora l’analisi dettagliata di questi 250mila e cerchiamo di rispondere ad alcune domande.
“Chi seguono gli Z?”
Il grafico sopra mostra, in ordine dal più seguito al meno seguito (di una parte ristretta dell’elenco), quali sono gli utenti più apprezzati dagli account legati alla Z. Il colore blu indica gli account “verified”, ossia quelli dotati della famosa “spunta blu”. Ovviamente niente vieta di seguire un profilo, tantomeno quello di un personaggio pubblico, quindi la presenza nell’elenco non implica che siano account di pura propaganda Z. Ci fa capire però molto bene quali sono i riferimenti di questo gruppo.
Chi menzionano gli Z?
Il grafico ci dice quali account vengono menzionati maggiormente dagli utenti legati alla Z. Questi dati non indicano account di riferimento (come nel punto precedente), ma ci danno i nomi di alcuni utenti con cui gli Z tendono a interagire di più: testate, voci a favore dell’Ucraina e politici, principalmente. Notiamo anche la presenza di altri account Z e influencer vicini ai movimenti di destra, ma molti di questi account sono semplicemente bersaglio dei tweet degli Z. In generale si tratta di commenti alle notizie pubblicate dai giornali e alle dichiarazioni dei politici. Aggiungiamo anche che gli Z tendono a commentare anche altri episodi di attualità, come la recente vittoria della Roma nella finale di Conference League.
Quali hashtag usano gli Z?
Il grafico mostra gli hashtag più utilizzati dagli account Z nei giorni che hanno preceduto l’analisi e ci indica di quali argomenti stanno parlando. Notiamo ad esempio che Giovanni Frajese, noto esponente No Vax, è il nome il più ricorrente. Allo stesso modo è facile notare come molti dei temi presi in considerazione siano collocati in un’area che ormai conosciamo bene, quella dello scetticismo verso i vaccini e la pandemia.
Che tipi di account seguono gli Z?
Per rispondere a questa domanda abbiamo analizzato le bio degli account seguiti dai profili Z. Vediamo nel grafico i termini più ricorrenti:
Ci sono politici, giornalisti, giornali e pagine di informazione. Ricorrono i temi identitari dei no vax, ma ciò che più salta all’occhio è la scarsità di termini lontani da quelli del dibattito polarizzato.
L’evoluzione del fenomeno negli ultimi 3 mesi
Finora abbiamo trattato la situazione relativa al momento dello “scatto” della nostra fotografia, ma per approfondire meglio il fenomeno abbiamo deciso di analizzare cosa è successo in questa rete a partire dal 24 febbraio 2022, ovvero dalla data di inizio della “operazione militare speciale” di Putin. Partendo dalla schermata degli account più retwittati, possiamo notare come campeggi la lettera Z e come gli appartenenti a questa “bolla” siano sempre molto attivi nel condividere tweet di utenti vicini al proprio pensiero. Inoltre, abbiamo potuto constatare la presenza di politici o organi di stampa non appartenenti allo stesso cluster Z, ma semplicemente “nominati” dopo che hanno condiviso una notizia (o partecipato a un talk show) o bersaglio di particolari “shitstorm” o, al contrario, destinatari endorsement.
Non è difficile, anche in questo caso, notare come molti tra questi nomi siano stati nei mesi scorsi protagonisti delle accese discussioni sui vaccini e sul green pass, oppure vicini a politici come Salvini, Rizzo e Meloni. Importante notare come, in questo caso, l’analisi del linguaggio e del “sentiment” delle parole ci aiuti a capire con quale accezione esse vengano utilizzate all’interno delle migliaia di tweet presi in analisi.
Una parola come Draghi è utilizzata dagli Z con un tono molto negativo, al contrario di “rusembitaly” (l’ambasciata russa in Italia) che sembra essere vista molto di buon occhio dal cluster esaminato. Possiamo scorgere anche Covid, Speranza, Pfizer, vaccinati, parole sempre molto comuni agli Z che nominano spesso anche Marco Rizzo, Lady Onorato e altri protagonisti delle moltissime puntate di talk show dedicate al Covid. E gli hashtag? Anche in questo caso abbiamo una duplice presenza: #putin, #russia, #ucraina e #azovstal vanno a intersecarsi con altri argomenti come #green pass, #italexit, una forte avversione a Mario Draghi e ovviamente a diverse trasmissioni televisive in cui vengono trattati i temi d’attualità, da #cartabianca a #fuoridalcoro.
Durante la nostra analisi abbiamo anche potuto osservare da vicino quali sono le fonti di notizie più seguite dagli Z. La Verità, che ha in qualche modo combattuto battaglie condivise da diversi utenti, sembra aver ottenuto un seguito molto fedele negli ultimi tre mesi; ciò significa che sono numerosi gli utenti Z che hanno condiviso post del giornale diretto da Belpietro, che è seguito da altri account noti nell’ambiente anti green pass come Imola Oggi, ByoBlu, Radio Radio e L’antidiplomatico. Ma torniamo all’analisi dei dati.
Di cosa hanno parlato gli Z dal 24 febbraio a oggi?
Abbiamo scaricato e analizzato i tweet pubblicati nella galassia Z nel periodo che va dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina a oggi per farci un’idea dei contenuti che diffondono. Si tratta di più di 600mila tweet complessivi, una mole importante. Vediamo nel grafico sottostante i termini più ricorrenti:
Interessante notare che il colore è il risultato dell’analisi del sentiment dei tweet: una così ampia predominanza del rosso ci dice che, quando gli Z parlano, utilizzano spesso un tono negativo. L’eccezione, l’unica nelle parole più ricorrenti, è l’ambasciata Russa in Italia (in verde), su cui registriamo un sentiment positivo. Per il resto vediamo che la maggior parte delle discussioni tra questi account sono sulla guerra in corso, mentre il termine più menzionato è “Draghi”, di cui si parla sempre in modo negativo. Anche in questo caso notiamo diversi termini legati ai temi No Vax.
Che hashtag hanno usato gli Z dal 24 febbraio a oggi?
Se ci concentriamo sugli hashtag vediamo le operazioni di tweet bombing che hanno compiuto gli Z negli ultimi mesi. Vediamo il grafico con gli hashtag più ricorrenti:
Si tratta di operazioni quasi sempre di “attacco” – notare, anche in questo caso, la predominanza del rosso – organizzate per criticare o mettere in discussione il governo.
Quali account sono stati più retwittati dagli Z dal 24 febbraio a oggi?
Una comunità online tende a supportare sé stessa: negli ultimi mesi osserviamo che gli Z tendono a darsi supporto reciproco retwittandosi a vicenda. È sicuramente un modo per aumentare la visibilità dei contenuti ma anche per “fare massa” e dare l’idea di essere più numerosi. Vediamo nel grafico gli account più retwittati:
Con chi hanno interagito maggiormente gli Z dal 24 febbraio a oggi?
Il grafico mostra quali sono gli account più menzionati dagli Z. Una menzione avviene quando si risponde a un utente o quando lo si cita con la @. Il colore delle barre mostra la tipologia di utente individuata dai nostri algoritmi: ci sono politici, giornalisti, opinionisti, ma anche l’account ufficiale dell’ambasciata russa in Italia. La “menzione” significa interazione, ma questa cambia natura caso per caso: se si tratta di un politico di centrosinistra come Enrico Letta troviamo critiche e attacchi, mentre nel caso di profili con idee affini si tratterà di manifestazioni di supporto. Una news può invece essere usata come “prova” a sostegno di una propria convinzione o come sfottò nei confronti dei giornali che esprimono posizioni diverse. Vediamo ora quali sono le testate più condivise.
Notiamo la presenza di molte testate riconosciute inserite nella lista dei siti che diffodono disinformazione sui vaccini e la pandemia stilata da NewsGuard e anche di diversi fact checker. Ci sono testate che sono finite in questo elenco per semplice popolarità, ma la maggior parte, anzi la quasi totalità, appartiene alla galassia no vax e sovranista.
Conclusioni
Tirando le somme, è necessario ribadire una cosa: far parte degli Z, usare la Z e ostentarla sui social network non equivale a sostenere la Russia e la sua cultura, quanto piuttosto a sentirsi parte dell’invasione iniziata il 24 febbraio scorso, un’operazione in cui sono stati commessi crimini contro l’umanità, dagli stupri e alle fosse comuni. Tutto ciò è molto diverso dal provare simpatia per un paese o una comunità, anzi assomiglia molto a dare il proprio assenso alle atrocità che fanno inorridire il mondo.
Abbiamo altresì notato come molti degli utenti Z abbiano in comune non solo l’appartenenza allo schieramento militare russo, ma anche, spesso e volentieri, idee molto simili su diversi argomenti, che spaziano dalla pandemia a valori nazionalisti.
In Italia non c’è una regolamentazione sull’uso della Z; se vi capita di andare in Germania, però, state attenti: se piazzate la vostra Z sulla portiera della macchina o su una bandiera, rischiate fino a tre anni di carcere o una multa abbastanza salata. Ne vale davvero la pena?