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“Quando vedremo il contratto, saremo i primi a gioire” – i rider di Just Eat verranno assunti

Dopo le proteste delle ultime settimane, Just Eat ha fatto un passo avanti annunciando un nuovo contratto che tratterà i rider da dipendenti. Si tratta di un grosso passo avanti per i lavoratori del settore, anche se per ora è sulla carta

Simona Granati - Corbis/Corbis via Getty Images

A poche settimane dalla firma del nuovo contratto collettivo nazionale dei rider – aspramente criticato sia dai sindacati confederali e dal Ministero del Lavoro – Just Eat sceglie di intraprendere un nuovo e diverso percorso. Ha infatti annunciato di voler implementare in Italia un nuovo modello, che comprende l’assunzione dei rider, e ha deciso di uscire da AssoDelivery.

“Il nuovo accordo [quello firmato da Assodelivery, Ndr]”, ha spiegato al Fatto Quotidiano Daniele Contini, country manager di Just Eat in Italia, “introduce dei notevoli vantaggi, anche se di fatto rimane il meccanismo del pagamento a prestazione. Noi ora vogliamo portare avanti una visione del lavoro che ci auspichiamo possa essere apprezzata anche dalle parti sociali”.

Il nuovo modello proposto dall’azienda danese è appunto Scoober, già adottato in altri paesi europei. Stando al comunicato rilasciato dall’azienda, Scoober “inquadra i rider come lavoratori dipendenti, consentendo loro di avere più vantaggi e tutele e conservando la flessibilità e la possibilità di operare combinando studio e altre attività. […] Tutti i rider “Scoober” saranno lavoratori dipendenti e quindi completamente tutelati e assicurati”. L’introduzione del modello, come dichiarato, avverrà gradualmente nel nostro paese, a partire dall’anno prossimo. 

Stiamo parlando insomma di un passo potenzialmente molto importante per i rider italiani. Anche se al momento Just Eat è l’unico operatore ad aver annunciato di voler intraprendere questo tipo di scelta in Italia, l’uscita da AssoDelivery con queste tempistiche e con una scelta del genere potrebbe comunque comportare diversi effetti futuri anche per le altre aziende.

Per capire un po’ più nel dettaglio come sarà strutturato questo nuovo corso, quindi, ho direttamente interpellato Daniele Contini: “Il modello Scoober prevederà  per i rider di Just Eat un contratto in qualità di lavoratori dipendenti con contratti full time o part time e sarà introdotta una paga oraria, corrispondente quindi all’intero turno coperto dal rider e non in relazione alle singole consegne, sulle quali invece si valuterà un ulteriore bonus”.

“In qualità di lavoratori subordinati”, continua Contini, “i rider avranno vantaggi e tutele tipiche di questa modalità di lavoro. Dispositivi di sicurezza, ma anche abbigliamento e zaino per le consegne saranno forniti da Just Eat e nelle grandi città, saranno identificati dei centri di raccolta dove i rider potranno ritirare mezzi sostenibili come scooter e bici elettriche, per svolgere le consegne. Crediamo in un modello sostenibile e migliorativo per tutti ed è il motivo per cui abbiamo deciso, come gruppo, di fare di più. ll nuovo modello verrà implementato gradualmente a partire dal primo quarto del 2021. Durante la fase di sviluppo l’obiettivo sarà quello di approfondire e studiare le migliori soluzioni di applicazione della nuova soluzione in Italia”.

La novità, ovviamente, è monitorata con attenzione dai diretti interessati. Come ad esempio Deliverance, un collettivo politico di precari e fattorini attivi nel delivery food. Come mi spiega Angelo, un loro attivista e rider proprio per Just Eat, “nel momento in cui vedremo il contratto, e avremo prova che si tratterà effettivamente di un lavoro subordinato con tutte le tutele del caso, saremo i primi a gioire”.

“La notizia vera intanto”, ha continuato Angelo, “è quella della subordinazione. Il punto è capire a quale tipologia di lavoro subordinato ci troviamo di fronte, visto che, se non ho capito male, una parte di lavoro autonomo rimarrà. Poi dovremo vedere quanto ci vorrà per implementare il nuovo modello, perchè ancora le tempistiche non sono chiare. E infine rimane ovviamente da capire in riferimento a quale contratto collettivo verrà stabilità la paga oraria”.

Riguardo a quest’ultimo punto il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, si è già  esposto: “ora si tratta di compiere il passo decisivo, applicando ed estendendo il contratto nazionale della logistica”. Sempre sul Fatto Quotidiano, però, Contini non si è sbilanciato in merito: “non siamo sicuri che il contratto della logistica sia quello giusto per noi, ci sono punti in comune ma anche diverse differenze con il food delivery. Sicuramente per la definizione del salario guarderemo alle tabelle di riferimento dei contratti nazionali più affini”.

I passaggi e le scelte che verranno compiute in seguito a questa decisione, insomma, saranno molto importanti per cercare di capire come evolverà  un settore lavorativo estremamente complesso, che negli hanno ha mostrato criticità oggettive. “Noi abbiamo sempre criticato questo sistema”, continua Angelo di Deliverance, “perché non è sostenibile. Il grande malinteso della gig economy è quello di presentare questi lavori come occasionali, quando nella realtà si tratta a tutti gli effetti di occupazioni. Quasi tutti i rider sono lavoratori a tutti gli effetti, a cui vanno riconosciuti i propri diritti”.

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