Si fa presto a dire che con Mario Draghi nella politica italiana si cambierà musica. L’impresa è ardua, ma di certo l’uomo è temprato alle grandi sfide. La prima all’età di soli 15 anni quando perse a breve distanza l’uno dall’altra entrambi i genitori. Sarà una zia a prendersi cura di lui, di sua sorella Andreina e di suo fratello Marcello. E infatti la parola “coraggio” è quella che ricorre più spesso nei discorsi pubblici. Un aneddoto, sempre della sua infanzia, rende l’idea sul perché la ripeta spesso: “A cavallo tra le due guerre, in Germania, mio padre vide un’iscrizione su un monumento. C’era scritto: se hai perso il denaro non hai perso niente, perché con un buon affare lo puoi recuperare; se hai perso l’onore, hai perso molto, ma con un atto eroico lo potrai riavere; ma se hai perso il coraggio, hai perso tutto”.
È così che Mario Draghi affronta ogni situazione, dall’adolescenza in poi, qualsiasi sfida gli si presenti di fronte. Lineare e senza apparenti intoppi la scalata nel mondo economico, da studente modello al MIT di Boston a dirigente di Goldman Sachs, poi governatore di Bankitalia e in seguito alla presidenza della Banca Centrale Europea dove ha affrontato il momento più difficile per l’euro. Qui il “coraggio” ancora una volta gli è stato utile, per portare avanti il quantitative easing sostenuto da quell’impeccabile discorso del “whatever it takes” con il quale fece capire ai mercati che l’Europa avrebbe fatto muro verso qualsiasi speculazione: “Nell’ambito del nostro mandato, la BCE è pronta a fare qualunque cosa per salvare l’euro. E credetemi, sarà abbastanza”.
Nato il 3 settembre 1947, primo di tre fratelli, è sposato con Serenella, conosciuta a 19 anni sulle rive del Brenta dove ha una villa la famiglia di lei, e insieme hanno due figli, Federica e Giacomo, riservati quanto lui. Cattolico, in particolare devoto a Sant’Ignazio di Loyola, pare che soffra di insonnia e che passi le notti a “riordinare le idee” dormendo al massimo tre ore. Un tempo che non è lasciato al caso, perché da quando era dirigente della Goldman Sachs e doveva fare avanti e indietro tra la City di Londra e Wall Street a New York ha imparato a gestire le ore di riposo in modo scrupoloso.
Meticoloso in tutto, hanno raccontato i pochi che lo conoscono bene. Tanto che pare voglia sempre sapere di preciso persino chi sono i suoi commensali “anche per andare a mangiare una pizza”. E con qualche mania che mantiene, forse in chiave puramente scaramantica, come quella di non usare mai il cappotto come sono soliti fare gli studenti del MIT: “È un’abitudine che hanno anche quelli di Harvard: sotto la neve, solo con la sciarpa, forse a sottolineare la loro superiorità da futuri padroni del mondo. Anni fa il suocero gli regalò un soprabito. Per non fargli dispiacere se lo portò appresso piegato sul braccio. Ma, sublimemente eroico, non lo ha mai infilato” aveva spiegato Denise Pardo su L’Espresso.
Così anche la sua immagine all’esterno, nonostante possa apparirne distaccato, rientra fra le sue pianificazioni mentali. È stato chiamato in tanto modi: l’Atermico (non solo per via del cappotto), Super Mario, l’Americano, il signor Altrove, il Prussiano. Ecco, secondo Stefania Tamburello, autrice di Mario Draghi. Il Governatore (Rizzoli, 2011) “lui li odia tutti questi soprannomi”. Senza dimenticare poi i complottismi sul suo conto, che attraverso i social e il web davvero non si contano: fra i più suggestivi, merita di essere citato quello secondo cui in realtà non sarebbe una persona umana, ma un “rettiliano” spedito sulla Terra con lo scopo di controllare le nostre menti. Chissà se Luca Cordero di Montezemolo e Giancarlo Magalli si sono accorti di avere un compagno di classe extraterrestre quando frequentavano insieme il liceo dei gesuiti Massimiliano Massimo di Roma.
Da quel poco che si conosce della sua vita privata oltre alla famiglia, sembra che apprezzi fare lunghe camminate – dove però, probabilmente, penserà ancora al lavoro – il teatro classico e la musica. E proprio a quest’ultimo piacere si riferisce l’unico artista che, forse, lo ha colpito più di altri. Si tratta di Leonard Cohen e della canzone Anthem, con la quale Christine Lagarde lo salutò nel momento del congedo dalla presidenza della BCE. “Dato che entrambi amiamo la musica, voglio citare le parole di una canzone che dal mio punto di vista corrisponde bene a quello che hai fatto: Suona le campane che ancora possono suonare. Dimentica la tua offerta perfetta. C’è una crepa in ogni cosa. È così che entra la luce”.
Ora è il presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha suonato le campane, lo ha convocato per dimenticare la sua “offerta perfetta” in una Italia che ha davvero “crepe in ogni cosa” e possiamo solo augurarci che, anche grazie a lui, finalmente possa entrare un po’ di luce.