«What a week, huh?». «Generale Vannacci, it’s Wednesday». È un po’ come con il meme di Tintin: mancano tre mesi alle elezioni europee, ma la vita del generale Roberto Vannacci è già bella frizzantina, da quando ha messo da parte la divisa per dedicarsi all’attività di capopopolo, prima con l’uscita del libro Il mondo al contrario, che mischia omofobia, sessismo, razzismo e quant’altro, e poi con delle presentazioni in giro che hanno assunto le sembianze di veri e propri comizi politici.
Viene da sé che è stato Salvini, che è una specie di Claudio Cecchetto dei pensieri «non allineati», a proporgli di candidarsi con la Lega per Bruxelles: «Sarebbe un onore averlo dei nostri». E ieri ha ribadito che «a me farebbe piacere se fosse tra i portabandiera della Lega in queste battaglie di libertà, di sicurezza, di civiltà, di democrazia, di coraggio»; vale la pena ricordare che stiamo parlando di uno che, nel suo saggio, ha raccontato di come le prime volte che era stato a Parigi, in metro, si era accostato alle persone nere per vedere se fossero come noi – più varie altre uscite sulla dittatura gay, il fatto che gli omosessuali non fossero normali e amenità assortite, per cui no, forse neanche avvicinarsi ai neri aveva fugato i suoi dubbi.
La candidatura in realtà non ancora ufficiale, ma è praticamente certa, e per il Corriere della Sera Vannacci avrebbe già firmato l’accordo, con una clausola che prevede che il partito gli finanzi la campagna elettorale. Sembra solo che, al momento di siglarlo, non avesse avvisato la Lega delle inchieste pendenti. Poco male: Salvini e gli altri hanno già fatto sapere che certi guai con la legge sono un punto d’onore. E sì, perché il nostro è sottoposto a quattro indagini differenti.
E va detto che per ora non gli sta andando bene, segno che forse, dietro la genuina convinzione sua e, a questo punto, della Lega, qualcosa di sbagliato c’è. Stamattina, per esempio, è uscito l’esito del procedimento disciplinare a cui era stato sottoposto lo scorso 30 ottobre nell’ambito proprio delle forze armate: il Ministro della Difesa Crosetto, uomo di fiducia di Meloni, l’ha sospeso per 11 mesi dall’incarico accusandolo di «carenza del senso di responsabilità» e di compromettere «il prestigio e la reputazione dell’Amministrazione di appartenenza e ingenerando possibili effetti emulativi dirompenti e divisivi nell’ambito della compagine militare». Ora Vannacci farà ricorso al Tar, ma la sanzione intanto resta. Mossa di facciata? Scelta obbligata? Rimane che anche per l’esercito c’è del marcio nel Mondo al contrario.
Così come potrebbe esserci per la procura di Roma, che ieri ha risposto alle tante denunce delle varie associazioni e ha aperto un’indagine per istigazione all’odio razziale. Notevole la difesa del suo avvocato: «Anche Galileo Galilei è stato processato per le sue idee, ma trecento anni dopo è stato “assolto”». Non bastasse, sempre in questi giorni è spuntato fuori che Vannacci è indagato dalla magistratura contabile per una serie di spese messe a carico dell’esercito nel periodo in cui era a Mosca come addetto militare, cioè tra il 2021 e il 2022. Sarebbe una storiaccia di rimborsi per cene mai avvenute, soldi ai famigliari, benefit legati all’auto di servizio in realtà non autorizzati. Si vedrà
Per Salvini, di nuovo, sarebbe il solito gioco di potere per azzoppare un candidato forte. Ma in ogni caso legare l’immagine del suo partito a un uomo del genere, che tra l’altro non ha mai rinnegato le sue idee (si sa come funziona: si nasce incendiari e si muore, almeno in parte, pompieri: la parabola stessa di Meloni su certi temi lo dimostra), fa discutere. Il sindaco di Vittorio Veneto Gianantonio Da Re, in quota Lega, per esempio ha già fatto sapere che, in caso di candidatura di Vannacci, lui si tirerà via: «Non condivido niente di quel libro». L’impressione, a questo punto, è che Salvini di fronte al crollo delle sue percentuali – l’ultima tornata in Sardegna è stata un disastro – voglia grattare il fondo del barile e prendere voti dalla pancia del Paese, magari buttandosi più sull’estremo di quanto possa fare Meloni, vincolata comunque al ruolo istituzionale che le spetta (non che lui non abbia uno, certo). Il mondo al contrario ha venduto circo 200mila copie: magari alcune per curiosità, altre pur per gusto dell’orrido; ma sicuramente in giro c’è chi condivide quelle idee e crede che le indagini su Vannacci siano frutto di una grande cospirazione internazionale. Ed è lì che andrà a pesca la Lega.