Negli scorsi giorni una blogger italiana di trent’anni, Alessia Piperno, è stata rapita a Teheran, in Iran, dove si trovava dallo scorso luglio. Piperno, infatti, per lavoro si occupa di documentare i suoi viaggi in giro per il mondo, e la sua attività social è seguita da una platea parecchio nutrita (la pagina Instagram che gestisce, travel.adventure.freedom, ha più di 17mila follower).
A dare notizia del rapimento è stato suo padre, Alberto, titolare di una libreria nel quartiere Tuscolano, che con un post su Facebook – ora rimosso – aveva fatto sapere che «è arrivata una chiamata, era lei che piangendo ci avvisava che era in prigione. Arrestata dalla polizia insieme a dei suoi amici. Sono state solo poche parole ma disperate. Chiedeva aiuto».
In uno degli ultimi post pubblicati sulla sua pagina Instagram, scritto proprio dall’Iran, la travel blogger aveva detto che la «decisione più saggia» sarebbe stata quella di lasciare il Teheran ma – aveva proseguito – «non riesco ad andarmene da qui, ora più che mai. E non lo faccio per sfidare la sorte ma perché anche io ora sono parte di tutto questo». Successivamente, cinque giorni fa, nel giorno del suo trentesimo compleanno, annunciava di aver deciso di andare in Pakistan con il sogno di «ricostruire un villaggio».
Da quando sono le proteste di piazza sono divampate, Piperno non ha mai fatto mancare il proprio appoggio ai manifestanti: ad esempio, il 26 settembre, ha pubblicato un post intitolato Bella Ciao, richiamando l’inno partigiano diventato, ormai, un simbolo di lotta per la libertà e, nelle ultime settimane, ripreso anche da alcune manifestanti iraniane. «La gente è stufa di essere un burattino, ecco perché migliaia di persone stanno scendendo nelle piazze a protestare. Stanno manifestando per la loro libertà. Donne, uomini, adolescenti e anziani. E ognuno di loro, ogni singola persona, rischia la propria vita quando va per le strade», aveva scritto.
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La Farnesina ha fatto sapere di essere in contatto con la famiglia Piperno, mentre l’ambasciata italiana a Teheran si è subito attivata presso le autorità iraniane per verificare la notizia dell’arresto. La situazione nel Paese è, in questa fase, molto complicata: l’allerta degli apparati è al massimo livello, dal momento che in Iran proseguono le proteste in piazza per l’uccisione di Masha Amin, sfociate in una terribile repressione. Tre giorni fa Amnesty International aveva denunciato l’arresto di 9 stranieri considerati «complici» dei manifestanti e aveva anche rivelato che fra loro c’è un italiano.