Striscioni, selfie e contestazioni: ora Salvini scappa dalla piazza | Rolling Stone Italia
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Striscioni, selfie e contestazioni: ora Salvini scappa dalla piazza

Chi rievoca i cori anti-terroni, chi rivuole i 49 milioni o canta "Bella Ciao". La campagna elettorale del Capitano si sta trasformando in un grande autogol: qualcosa si è rotto nella narrazione dell'uomo del popolo amato da tutti

Striscioni, selfie e contestazioni: ora Salvini scappa dalla piazza

Foto Roberta Basile/KONTROLAB /LightRocket via Getty Images

Salvini contestato a Napoli il 10 febbraio 2018 durante una visita in città

#SalviniTogliAncheQuesti. Con questo slogan Milano si prepara ad accogliere Matteo Salvini il 18 maggio, giorno in cui sarà in città assieme a Marine Le Pen per il main event della campagna per le Europee. A lanciare l’hashtag i Sentinelli, gruppo di attivisti che in questi anni ha animato le principali piazze cittadine, e a giudicare da quanto sta circolando sui social ci sono buone possibilità che l’accoglienza per il ministro dell’Interno sabato sarà particolarmente colorata. In occasione della sua visita a Campobasso, per intenderci, sono comparsi 200 lenzuoli contro di lui. E Milano è molto, molto più grande.

La grande passerella finale del (wannabe) leader del sovranismo continentale si potrebbe così trasformare in un gran bel autogol al sette. Perché negli ultimi giorni qualcosa si è rotto, e la narrazione – per usare l’abusata parola chiave della politica degli ultimi anni –  del Capitano pare proprio essersi interrotta. La saga degli striscioni è un dettaglio tutt’altro che irrilevante in questa vicenda. Prima Salerno, poi il clamoroso caso di Brembate, dove i pompieri sono entrati in una casa privata per rimuovere un messaggio appeso a un balcone. Immagini – perché ormai contano solo quelle – che testimoniano un paio di cose: uno, che anche se il Tg2 non lo dice non tutto il popolo sta con il muscolare leader leghista; due, che forse iniziamo ad avere un piccolo problema con la democrazia.

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Perché, mentre ci si riempie la bocca ogni giorno con i fake di Voltaire e si denuncia “il fascismo degli antifascisti” che vogliono vietare a Casa Pound di prendersi le inquadrature migliori, pare che non si possa più dire a un rappresentante del governo che non si è d’accordo con le sue azioni. Sulla base di una legge del 1948.

Non è solo una questione di scritte appese alle inferriate. Negli ultimi giorni – durante il suo tourbillon di iniziative elettorali da Trieste in giù – Salvini ha ricevuto più di una manifestazione di dissenso in piazza, e non ha fatto un gran effetto vedere la Digos intervenire per allontanare i contestatori (legittimi). Ancora più fastidioso, se si considera l’aggressività con cui mister 49 milioni si esprime davanti ai suoi fan e bolla come “rosiconi” e “sfigati dei centri sociali” chiunque non stia con lui. Prima incendi gli animi e poi ti nascondi dietro a un ufficiale con l’auricolare e i Ray Ban? Mica bene.

Inevitabilmente, visti i tempi che ci è dato documentare, la dinamica è quella del “digital into real”. Le contestazioni in molti casi nascono per essere postate sui social, o per dirla con Crozza ormai “la gente chiede i selfie a Salvini solo per coglionarlo”. È già successo diverse volte: dal bacio di due ragazze al suo fianco a chi ha cercato di stampare la bocca del ministro, da chi gli ha ricordato i tempi in cui per lui i meridionali erano solo dei terroni al solito adagio dei 49 milioni. Iniziative personali, che in poco tempo diventano virali e creano emulazione. D’altra parte pochi si meritano un simile trattamento più di Salvini, che grazie alla realtà parallela dei social ha costruito il proprio impero di consenso.

Modena, Salvini parla al comizio e i contestatori intonano 'Bella ciao'

E poi, pur nell’assenza più opprimente di un’opposizione, c’è qualcosa di più di queste estemporanee – e molto efficaci – trovate personali. Ci sono state, negli scorsi mesi, le piazze affollate del #MaiConSalvini e una manifestazione come People a Milano. Insomma, qualche scintilla politica dal basso qua e là si accende. E anche in questa campagna elettorale – in cui Salvini in piazza (oltre che in tv) è stato tra i pochi ad andarci in maniera assidua – ci sono stati momenti estremamente politici, come i cori Bella Ciao in piazza da parte di gruppi di manifestanti a Modena, a coprire la voce del padrone. A proposito, lì come altrove, anche se Morisi troverà sempre un angolo giusto per sostenere il contrario, le piazze del Capitano erano tutt’altro che straripanti.

È presto per dire se il super influencer leghista abbia perso la sua “spinta propulsiva”, e in assenza di alternative credibili importa pure poco. Di certo la politica fast food contemporanea – quella degli gnocchi fritti postati su Facebook e dei Vinci Salvini – ha ritmi vertiginosi: oggi sei il prescelto e domani un povero stronzo. È capitato a tanti prima di Matteo, potrebbe capitare anche a lui. Un suo omonimo, nemmeno troppo tempo fa, aveva subito la stessa sorte. E anche in quel caso erano state le piazze a invertire la rotta, quando sempre più comizi si trasformarono in occasioni per sfanculare l’allora presidente del Consiglio. Allora fu coniato lo slogan #RenziScappa (copyright Wu Ming): avessero usato il nome di battesimo non dovremmo nemmeno cambiare l’hashtag.