C’è un’America che non ha mai smesso di credere di poter – citiamo – «tornare grande». Make America Great Again, again. C’è un’America, insomma, che non ha mai smesso di vedere in Donald Trump il proprio profeta, nonostante gli scandali, i capi d’imputazione, le sconfitte. Anzi: ricava da lì la sua forza, come in una sorta di sindrome d’accerchiamento, noi contro tutti. E ora potrebbe prendersi la sua rivincita.
Negli Stati Uniti sono cominciate le primarie del Partito Repubblicano, cioè le elezioni con cui i Repubblicani decidono il candidato con cui presentarsi alle elezioni del prossimo 5 novembre, in questo caso per sfidare Biden – che nelle primarie democratiche non ha praticamente avversari – nella corsa alla Casa Bianca. E alla prima Trump ha già staccato i suoi rivali, probabilmente in maniera decisiva. Di solito queste elezioni sono un genere letterario a sé, per la destra si scontrano tra loro dei mondi lontanissimi (e qui è ancora illuminante, anche se un po’ datato, Forza, Simba!, il reportage del 2000 di David Foster Wallace sulla parabola allora perdente di John McCain). Lo stesso Trump, è risaputo, è detestato da parte del partito conservatore, che non gli perdona i modi antisistema. Eppure.
I sondaggi lo dicevano da un po’, ma da stanotte tutto fa pensare che a rappresentare i Repubblicani alle prossime elezioni sarà ancora lui. Trump, infatti, non ha solo vinto le primarie in Iowa, uno di quegli stati considerati swinger, cioè in bilico e, per questo, decisivo; le ha stravinte, prendendo il 51% e staccando di trenta punti il governatore della Florida Ron DeSantis, forse il suo rivale più accreditato, mentre Nikki Haley, ex ambasciatrice alle Nazioni Unite ed ex governatrice del South Carolina, si è fermata al 19%. L’idea è che i due, abbastanza moderati, si siano annullati a vicenda, lasciando la strada libera a Trump; e che questo leitmotiv si ripeterà in altri Stati.
Lui per ora incassa e tira fuori il meglio del repertorio: promette di chiudere i confini a «molti terroristi» e giura che farà «delle deportazioni», condanna i processi a suo carico («interferenze politiche»), annuncia che risolverà le questioni di Israele e Ucraina «molto velocemente» e poi ringrazia la moglie Melania, «ex First Lady, e forse futura». Biden? «Il peggior presidente della nostra Storia». Nessun altro riferimento ai guai giudiziari – lo aspettano quattro processi, tra questioni private e altre di democrazia collettiva – o alla propria impunità: quella è spazzatura, dice, creata ad hoc per distruggerlo.
E adesso? Di per sé non è stata in realtà una vittoria decisiva, perché le primarie sono comunque appena cominciate; ma nonostante il piccolo campione di elettori in esame, è un risultato indicativo. Trump infatti non sembra avere avversari che possano togliergli voti, in più nessuno aveva mai staccato di trenta punti il proprio sfidante in Iowa, e di solito ad aggiudicarsi questi primi ballottaggi sono i candidati più organizzati e che partono con una base ampia di consensi. Tradotto: Trump, nonostante tutto, è in forma, e gli elettori più motivati, perlomeno a destra, sono i suoi. L’Iowa, poi, è uno Stato rurale del Midwest che negli ultimi anni si è spostato a destra, ed è a forte prevalenza bianca, con storiche simpatie populiste. Inoltre, ha una frangia notevole di fanatici della Chiesa evangelista, che ovviamente si sono già schierati con Trump sostenendo – lo scrive Repubblica oggi – che sia «il prescelto di Dio». Una vittoria qui è molto indicativa del suo stato di salute politico, delle intenzioni e della forza del suo elettorale. Sarà difficile, a destra, fare barricate.
La sfida con Biden, certo, sarà tutta un altro conto, ma da quanto filtra alla Casa Bianca non dormono sonni tranquilli: se lo aspettavano, ma avrebbero preferito, ovviamente, altri candidati. Ora si andrà avanti con le primarie fino all’inizio dell’estate, per fugare ogni dubbio: i prossimi Stati, in ordine, saranno New Hampshire, Nevada e South Carolina. Ma l’esito, dopo stanotte, per molti è già scontato. L’America vista a Capitol Hill, che supporta le proposte di Trump (al momento guerra all’aborto e all’immigrazione, oltre al taglio delle tasse) e i suoi toni, e che è convinta che ogni indagine nei suoi confronti sia frutto di un grande complotto, be’, evidentemente non se n’era mai andata. Era solo in stand-by.