Non solo misure per l’emergenza sanitaria, ma anche per la costruzione di nuove basi militari. Nei decreti del presidente del consiglio dei ministri – noti con l’acronimo dpcm – ormai ci finisce un po’ di tutto. Il 23 marzo è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il provvedimento che autorizza «la realizzazione di una sede del 1° reggimento paracadutisti ‘Tuscania” e del centro cinofili» a Coltano, un piccolo paese nel parco naturale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli. L’area verde, che ricade nelle province di Pisa e Lucca, occupa 23mila ettari e si sviluppa lungo la costa tirrenica.
La misura del governo è passata in sordina, ma rilanciata da una petizione su Change.org, che ha raggiunto più di 60mila firme, per tentare di bloccare la realizzazione. Per dire no all’opera si cita il ripudio della guerra espresso dall’articolo 11 della Costituzione. Inoltre, la costruzione di una base militare nel parco costituisce una violazione dello statuto dell’Ente, che non potrebbe ospitare strutture del genere in un’area di interesse naturalistico. Anche il comitato scientifico del parco ha espresso la sua contrarietà e Legambiente Pisa sostiene che la base militare occuperebbe circa 70 ettari di superficie (pari a un centinaio di campi da calcio) e lancia l’allarme sull’ulteriore consumo di suolo, che minaccia la biodiversità e le produzioni agricole dell’area.
L’opposizione arriva dagli esponenti dello schieramento di sinistra, tra cui l’ex presidente della giunta toscana Enrico Rossi e Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana che, come riporta Domani, ha anche presentato un’interrogazione parlamentare sulla questione. Il dpcm dispone che la base militare rientra tra le opere destinate alla difesa nazionale e, pertanto, verrà sottoposta a una procedura semplificata di realizzazione, prevista dalla legge che regola il Piano di ripresa e resilienza. Non è ben chiaro se si farà ricorso alle risorse del Pnrr, come paventato dalla petizione: in tal senso esiste un’ulteriore interrogazione presentata dal gruppo parlamentare “ManifestA”. Allo stato, tenuto conto che la destinazione dei fondi è programmata per specifici interventi, nessun documento ufficiale menziona l’impiego per la base militare di San Rossore.
Oltre all’opacità sulle risorse, zone d’ombra riguardano anche il percorso quantomeno irrituale di questo dpcm. Non è chiaro, ad esempio, come verranno coinvolti gli enti interessati, a partire dai comuni e dalle associazioni, tenuto conto anche dell’importanza che riveste questa particolare unità operativa dei carabinieri. Il reggimento “Tuscania” è infatti specializzato nell’antiterrorismo e nella sicurezza delle sedi diplomatiche italiane a rischio nei paesi esteri. In Italia, ha preso parte ad alcune operazioni antimafia nelle regioni del Sud e, fuori confine, è stato coinvolto in diverse missioni: in Libia nel 2014, durante la difficile fase di transizione nel paese dopo l’uccisione del dittatore Mu’ammar Gheddafi. Dal 2005 al 2009 è stato di stanza sulla striscia di Gaza, nell’ambito del conflitto israelo-palestinese.
Ma non è la prima volta che il parco di San Rossore è al centro di opere destinate alla difesa. È lì, a 6 km di distanza da Coltano, che sorge anche la base dell’esercito statunitense di Camp Darby. Dal 1951 ospita il deposito di materiale bellico più grande che esista al di fuori del territorio americano. Dall’area sono partiti i rifornimenti delle portaerei per il raid in Libia contro il regime di Gheddafi, nel 1986. La base è stata anche lambita dalla famosa inchiesta “Gladio” sul terrorismo nero negli ‘70, come probabile sede di addestramento dei gruppi neofascisti, svelando l’interesse degli americani a sostenere i militanti in chiave anticomunista. Nel gennaio scorso le associazioni pacifiste del territorio e Rifondazione comunista hanno anche protestato davanti alla base, in opposizione a un piano di rafforzamento dell’area – questo sì, concertato tra regione e governo centrale – in cantiere da anni.
Se dovesse andare in porto la costruzione della nuova base militare per il reggimento “Tuscania”, ci sarebbe un’ulteriore militarizzazione della zona. Un’ulteriore zona del paese che verrebbe sottratta al controllo della società civile – e con un tempismo perfetto, vista l’escalation del conflitto tra Russia e Ucraina.