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Arriviamo a Donetzk in una fredda sera di febbraio. Piove e le strade sono deserte. All'improvviso si sente una forte esplosione, seguita dal diffondersi di odore di bruciato. Corriamo subito verso il luogo del botto dove troviamo la carcassa di una macchina militare che è stata fatta saltare in aria con una bomba. Appartiene a uno dei capi delle locali milizie filorusse che da settimane si preparano a combattere contro l'esercito ucraino. Un miliziano guardando verso la macchina mormora. «Sono stati gli ucraini, stasera parte la guerra». E così è stato.
Foto: Gabriele Micalizzi
Testo: Luca Steinmann
Non c'è un minuto in cui dal centro di Donetzk non si sentano in lontananza i rumori delle esplosioni. I miliziani filorussi e l'esercito ucraino, situato alle porte della città, si combattono senza tregua. Mentre i filorussi attaccano i bombardamenti sulla città sono incessanti e colpiscono soprattutto obiettivi civili. Il quartiere periferico di Kyivskyi confina proprio con i villaggi controllati dall'esercito di Kiev. Qui i mortai cadono tutti i giorni, le strade e molti palazzi sono distrutti o ricoperti di buchi di proiettili. Un mortaio cade nel cortile di una scuola, facendo grandi danni e costringendo gli scolari a saltare le lezioni.
Foto: Gabriele Micalizzi
Testo: Luca Steinmann
Un bambino in lacrime abbraccia il nonno che parte per la Russia e probabilmente non tornerà mai più. Con l'inizio della guerra le locali autorità filorusse ordinano agli uomini di arruolarsi nelle milizie per combattere in trincea. Anziani, donne e bambini vengono invece invitati a scappare in Russia. Mentre gli uomini partono per il fronte, dalla città partono decine di pullman con i fuggiaschi che vanno in direzione opposta. Le scene della famiglie che si dividono sono strazianti.
Foto: Gabriele Micalizzi
Testo: Luca Steinmann
Un bambino saluta i nonni con la mano dal pullman che lo porterà verso la Russia. La sua famiglia ha deciso di fuggire da Donetsk mentre i nonni hanno deciso di rimanere e morire qui. L'evacuazione continua e la città è sempre più vuota. Rimangono soprattutto anziani e soldati che vanno al fronte.
Foto: Gabriele Micalizzi
Testo: Luca Steinmann
George Karilov scende nel bunker sotto casa sua per ripararsi dai bombardamenti. Qui ha predisposto materassi, coperte, acqua e cibo in caso dovesse stare nascosto a lungo. L'ottantacinquenne vive nel quartiere di Kyivskyi, a pochi metri dalle trincee ucraine; eppure ha deciso che non fuggirà. «Ricordo i bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale, non sarà certo questo a farmi paura».
Foto: Gabriele Micalizzi
Testo: Luca Steinmann
Tatjana guarda quello che resta della sua camera da letto, distrutta la notte prima da un colpo di mortaio. Della sua casa di Gorlowka, cittadina che confina con gli avamposti ucraini, non resta quasi più nulla. Lei è viva per miracolo. «Quando bombardano dormo sempre su un materasso in una stanza riparata. Se ieri non lo avessi fatto ora mi avrebbero ucciso».
Foto: Gabriele Micalizzi
Testo: Luca Steinmann
Gli ultimi civili lasciano Donetsk. Le lacrime, gli abbracci e i pianti di chi deve lasciare la propria casa e i propri cari non si contano più. Molti temono che questo sia l'ultimo momento insieme. Dopo un ultimo abbraccio chi parte sale sul pullman e va via. Sul marciapiede rimangono amici e parenti a salutare con la mano.
Foto: Gabriele Micalizzi
Testo: Luca Steinmann
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