Dovevano essere le elezioni della svolta per l’Ungheria, quelle che avrebbero posto fine a 12 anni di governo semi-autoritario da parte di Viktor Orbán. Le condizioni per il passaggio di consegne c’erano tutte: per la prima volta da molti anni, l’opposizione si era presentata unita, appoggiando il candidato 49enne Péter Márki-Zay, economista e sindaco della piccola città di Hódmezővásárhely e leader della coalizione di opposizione “Uniti per l’Ungheria”, un calderone eterogeneo capace di inglobare al suo interno partiti di sinistra, ambientalisti, liberali e la destra populista.
E, invece, alla fine Orbán ha stravinto, conquistando agevolmente il suo quarto mandato: secondo le ultime rilevazioni di Rtl Klub, la principale emittente ungherese, il leader di Fidesz ha blindato la vittoria assicurandosi una solida maggioranza parlamentare, conquistando 121 dei 199 seggi disponibili in Parlamento – non si tratta, però, di dati definitivi.
🇭🇺 Elezioni parlamentari in #Ungheria, sondaggio RTL Klub (NON è un exit poll):
Fidesz (Viktor Orbán) 49%, 121 seggi
Uniti per l'Ungheria (Péter Márki-Zay) 41%, 77 seggi
Seggi totali: 199 (di cui 1 alla minoranza tedesca) https://t.co/9v0R5pqYc2— YouTrend (@you_trend) April 3, 2022
La partita elettorale ungherese ha risentito indubbiamente degli sviluppi della guerra d’aggressione russa in Ucraina: il conflitto ha infatti posto Orbán – che non ha mai nascosto le sue simpatie per Putin, pur trovandosi costretto a sostenere le durissime sanzioni decise dall’Unione Europea contro Mosca – in una situazione delicata, che Márki-Zay ha provato a sfruttare a suo vantaggio, impostando un programma fondato su una decisa adesione dell’Ungheria agli ideali dell’Unione Europea.
Orbán è il capo di governo più longevo di tutta l’Unione europea: ha svolto il suo primo mandato da premier già dal 1998 al 2002, esperienza a cui sono seguiti 8 anni di opposizione all’insegna di posizioni conservatrici sempre più marcate.
«È una vittoria così grande che si vede dalla Luna e di certo si vede anche da Bruxelles», ha detto il presidente nella notte davanti ai suoi sostenitori in festa per un risultato più sofferto rispetto al passato. Quasi una promessa quella del leader ungherese che in questi anni è arrivato molto spesso allo scontro con l’Unione europea: sui migranti, sull’indipendenza dei media, sull’autonomia della magistratura e della Banca centrale, sull’attività delle Ong, sui diritti della comunità Lgbt+ e sulla corruzione – secondo l’ong Transparency International, da questo punto di vista negli ultimi dieci anni l’Ungheria è diventata il secondo paese col dato più alto dell’Unione Europea, alle spalle della sola Bulgaria.