Il videoclip come opera d’arte e massima espressione creativa. È così che il regista Davide Vicari approccia il proprio lavoro dietro la videocamera e – che si tratti di girare il video di un rapper, una pubblicità o un documentario – la sua attitudine non cambia.
«In ogni progetto mi rapporto sempre faccia a faccia con le persone coinvolte per capire quali sono le cose interessanti da raccontare», spiega Vicari, «provando a entrare in modo naturale nella loro realtà. Certo che c’è il filtro del mio gusto e delle mie idee, ma è insieme al resto che creano la magia».
Classe 1998, cresciuto sul Lago di Garda, Davide Vicari è uno dei più apprezzati autori di videoclip del momento: partito con i primissimi lavori di Ghali quando la trap non era ancora un fenomeno mainstream, nel corso della sua carriera ha firmato video di rapper come Paky, Shiva, Capo Plaza e veterani della scena pop italiana del calibro di Ligabue, fino agli ultimi successi di Mr. Rain, Geolier e Lazza (è suo il video di Cenere).
Protagonista assoluto dietro le quinte, Davide Vicari ha raccontato attraverso l’occhio della sua videocamera gli Stati Generali dell’Intrattenimento by Ploom, l’evento che durante la Milano Music Week 2022 ha raccolto al BASE di Milano 64 professionisti del settore in un pomeriggio di condivisione e confronto per scrivere il manifesto sul futuro dell’entartainment in Italia.
E da quella giornata di novembre è nata una docuserie, Back – A Truly Unique Story. «Un’esperienza inedita», come la definisce lo stesso Vicari: «Ogni persona presente ha portato la propria esperienza per guardare avanti e andare oltre, è stato un evento rivolto verso il futuro».
Oltre a riprendere i tavoli di lavoro e l’after-party, Vicari ha raccontato le storie di alcuni profili coinvolti nel progetto: Carlo Grimoldi, pr e fondatore di The Club e Terrazza Duomo 21; Luca Lazzaroni, anche lui pr e fondatore di Lazzaroni Eventi; Matteo Gualtieri – marketing & partnership director di Live Nation; Mattia Barro – music editor di Rolling Stone nonché artista noto con il nome d’arte Splendore; e Alex Ravizza, promoter di Vivo Concerti.
«Inizialmente pensavo fosse il semplice racconto del backstage di un evento», spiega il regista, «ma la cosa più interessante è proprio l’esperienza personale di tutti i protagonisti e il loro punto di vista, che emerge sullo schermo. Sono le loro risposte che hanno guidato lo sviluppo dello script».
E naturalmente Vicari ha trovato diverse analogie tra la propria esperienza e quella degli addetti ai lavori intervistati: «Tutti sanno cos’è un PR per esempio, ma nessuno sa cosa fa di preciso. Ed è interessante scoprire come tutti loro sono partiti da piccole feste e sono arrivati a gestire grandi locali e sviluppare concept per migliaia di persone, spesso un cliente non sa cosa c’è dietro. Esattamente come per la produzione di un documentario».
Spesso gli hobby, le passioni, diventano una professione. Vale per i protagonisti di Back – A Truly Unique Story come per il regista della docuserie, Davide Vicari: «Ho iniziato facendo mini-video per artisti amici o piccoli emergenti e poi quando sono arrivato a Milano ho cominciato a seguire il progetto di Ghali, poco prima che scoppiasse con Cara Italia. Dai videoclip poi sono arrivati i documentari e i commercials».
Vicari ha sempre amato la musica, alle scuole superiori suonava infatti in una band ed è così che è arrivato il colpo di fulmine: «Con il mio gruppo volevamo fare un videoclip e vedendo il ragazzo che ci filmava sono rimasto piacevolmente stupito, allora ho pensato di passare dall’altra parte».
Oltre la passione per la musica, è sempre stato affascinato anche dalle immagini dei videoclip e quindi, mentre faceva esperienza sul campo, sono arrivati anche gli studi al Centro sperimentale di cinematografia, indirizzo pubblicità e cinema d’impresa: «L’università mi ha aiutato tanto a passare dalla mentalità da videomaker a quella da regista: alcune conoscenze a livello culturale e tecnico sono fondamentali, così come avere figure di grande esperienza che ti insegnano qualcosa. C’è una bella differenza d’approccio tra lavorare da solo e cercare invece di costruire un team di persone con cui lavorare».
Ecco un altro paio di punti di contatto tra l’impegno dietro le quinte di un audiovisivo e darsi da fare per organizzare un concerto o creare un evento: «Ascoltando le storie degli intervistati, mi ha colpito la cura del dettaglio messa in ogni cosa», racconta Vicari rispetto i racconti dei protagonisti di Back – A Truly Unique Story, «e tutta la preparazione e le diverse competenze che ci sono dietro».
Ma cosa rende truly unique il suo lavoro? Davide Vicari non ha dubbi al riguardo: «Imprevedibilità è la parola chiave. Che sia un videoclip, uno spot o un documentario, parti sempre da un’idea che può essere stravolta quattro o cinque volte. In ogni fase, dal set al montaggio, tutto può venire riscritto da zero. E questo rispecchia alcuni discorsi fatti dai protagonisti del documentario, parlando di un evento: la cosa più affascinante è la magia dell’incastro che si crea durante la serata stessa».
Davide Vicari cita tra i suoi punti di riferimento il regista Roman Gaivras, regista di videoclip per artisti come Jamie XX, M.I.A e Justice, passato poi a produzioni come il film Athena, «perché ha fatto video incredibili arrivando poi al cinema, ma impegnandosi solo in progetti con profondità».
Ma che consiglio darebbe a un giovane interessato a fare il regista? «La cosa più importante è pensare sempre di essere al lavoro sul progetto della vita e metterci l’anima, senza farsi travolgere dalla pressione del tempo. E poi fidarsi dei propri gusti, affinarli: io voglio che mi chiamino perché apprezzano me e quello che faccio, se tradisco il mio gusto parto con il piede sbagliato».
E quali saranno invece le prossime sfide per chi lavora dietro una videocamera? «In questo momento si parla tanto di intelligenza artificiale con cui sicuramente dovremo confrontarci”, spiega Vicari, «ci permetterà di raggiungere livelli di precisione altissimi, offrendoci possibilità creative ancora impossibili. È importante rimanere al passo coi tempi e accogliere a braccia aperte ogni nuovo mezzo disponibile ed essere aperti a lavorarci».
Alla base di tutto, però, c’è sempre la sensibilità della singola persona: «Il mio lavoro parte dalla curiosità e dalla creatività, indipendentemente dagli strumenti a disposizione l’approccio alla base rimarrà sempre lo stesso: ci sono scelte da fare e una persona responsabile di quelle scelte. Nei prossimi anni ci saranno innumerevoli nuove possibilità creative, sarà divertente».