Francesca Ceccarelli è un’illustratrice romana e il suo progetto di tesi di laurea all’Accademia di Belle Arti di Roma, nel 2018, è consistito in un magazine femminista a tema sessualità (ma non solo) da lei battezzato Frisson – parola francese che significa “brivido di piacere”. Oggi, un anno dopo quella tesi, Frisson è stato dato alle stampe ed è disponibile in alcune librerie di Milano, Bologna, Torino, Roma e provincia. Le sue pagine dalle tinte accese e pop, che mischiano illustrazione e fotografia, mi hanno fatto venire in mente i giornaletti per ragazze che hanno accompagnato la mia adolescenza.
Negli anni sono nate diverse fanzine erotiche – un esempio su tutti Ossì – e riviste indipendenti che vogliono raccontare la sessualità cercando di andare oltre gli stereotipi. Frisson si colloca in questo scenario, in quanto magazine italiano che tratta di sessualità, piacere e diritti e lo fa con uno stile fresco e pop, con lo scopo di – mi spiega la sua ideatrice – “non essere troppo elitari e parlare in modo orizzontale”. Inoltre Frisson è particolarmente orientato ai social e (in particolare a Instagram), non solo nell’estetica ma anche nei contenuti.
La chiave pop del magazine è la testa d’ariete per far arrivare a più persone possibile dei temi molto urgenti a livello sociale. Nel primo numero ad esempio ci sono un excursus sul sex work dell’educatrice sessuale e operatrice di strada Giulia Zollino, un pezzo sull’importanza di crescere un bambino femminista e uno sul sessismo nel linguaggio. “Credo che oggi si debba parlare di più di sessualità e lo si debba fare meglio”, mi ha detto Francesca. “La sessualità non è solo una sfera intima e privata, è anche qualcosa di pubblico, perché ha a che fare con il modo in cui ci relazioniamo con gli altri, dipende dalla nostra cultura e quindi ha una connessione molto stretta con questioni sociali. Dipende anche da noi, che non conosciamo i nostri genitali, la loro anatomia o la loro funzione. Non li tocchiamo, ce ne vergogniamo e questo è assurdo”.
Frisson vuole diventare una specie di mappa per aiutare le donne (e si spera anche gli uomini) a orientarsi nell’esplorare la sessualità e ad acquisire più consapevolezza, cosa che porta anche a una gestione più lucida del consenso – che secondo Francesca è un tema importante di cui non si ha ancora piena coscienza. “La mancata comprensione di questo concetto parte dall’infanzia e riguarda tanto le donne, quanto gli uomini: spesso dai genitori non viene trasmesso quello che è un valore importantissimo non solo nel rapporto con un partner, ma in generale con tutte le persone. Mancano il dialogo, la comunicazione e il rispetto, e questi fattori dipendono strettamente dalla cultura e dalla consapevolezza.”
In copertina sul primo numero di Frisson c’è Erika Lust, la regista indipendente di porno femministi, protagonista di un articolo all’interno. Proprio il femminismo è naturalmente uno dei pilastri della comunicazione della rivista. “Io non fatico affatto a definirmi femminista, anzi ne ho bisogno, perché mi definisce in quanto parte di me“, mi dice Francesca. “Frisson nasce come progetto che abbraccia un femminismo che ha allargato le proprie istanze a tutte le identità e tutti i colori, che si fa portatore del concetto di autodeterminazione della persona e della parità di genere”.
Parlare di femminismo in Italia è assolutamente necessario perché, spiega Francesca, “la cultura italiana è così maschilista che ha reso maschiliste anche noi donne“. Nasciamo tutti maschilisti e solo in un secondo momento intraprendiamo un percorso di consapevolezza e usciamo da questo guscio. E purtroppo non tutti lo fanno. “In Frisson vogliamo rappresentare la società contemporanea: fluida e aperta ai cambiamenti positivi”, mi dice Francesca. “Non ci lasciamo trascinare dalle onde degli stili momentanei. Vogliamo essere noi quell’onda che infrange”.