Nelle puntante precedenti: il lancio dei Nutella Biscuits, avvenuto lo scorso 4 novembre, sconvolge la vita sociale italiana al punto che – in pochissimi giorni – i biscotti diventano un fenomeno di costume che cambia irreversibilmente il destino di un’intera nazione. Speculatori, bagarini, furbetti e semplici cittadini però s’attanagliano di fronte a un grande interrogativo: dove e come ha avuto origine il tutto?
La storia ce l’ha insegnato: nulla accade per caso. Se per il primo conflitto mondiale il casus belli era stato l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando per mano di Gavrilo Princip, per la crisi dei missili di Cuba si era trattato dell’umiliazione pubblica subita dagli Stati Uniti in seguito alla fallita invasione della Baia dei Porci. Nel caso dei Nutella Biscuits invece – che si badi, non è affatto da meno – la ragione è un poco più prosaica e affonda scivolosamente le sue basi sull’olio di palma.
Fino a qualche anno fa Barilla e Ferrero vivevano in pace, o meglio ogni tanto si punzecchiavano senza però offendersi o prenderla troppo male. Il periodo di non belligeranza si sarebbe interrotto nel 2014, col lancio di Nutella B-Ready, una cialda simil-pane ripiena appunto di Nutella e praline. Il prodotto in realtà fu un flop colossale perché si sovrapponeva ad altri snack dell’azienda ben più riusciti – come Tronky, Duplo e Kinder Bueno – ma l’esperimento non era passato affatto inosservato agli occhi degli addetti ai lavori: per la prima volta Nutella provava a entrare in un biscotto.
A fine anno era poi entrato in vigore il nuovo regolamento emanato dall’Unione Europea nel 2011, che imponeva di indicare tutti gli ingredienti sulle etichette dei prodotti alimentari. La crisi che si erano trovano a gestire i big player non ha precedenti: plotoni di consumatori prima per lo più indifferenti adesso si interrogano sui rischi per la propria salute e sulla qualità di ciò che mangiano, mettendo in discussione l’intero comparto. Barilla, con uno dei più classici coup de théâtre, nell’estate del 2016 smette di rassicurare bonariamente il pubblico insieme alle altre industrie del settore e compie un passo in più: toglie dai suoi prodotti l’olio di palma e – su ogni confezione – riporta la dicitura ‘senza olio di palma’, sottolineata pure in una massiccia campagna pubblicitaria.
Comincia la guerra. Nell’ottobre dello stesso anno Ferrero organizza un incontro proprio sull’olio di palma, durante il quale si discute a lungo di “concorrenti che scrivono ‘senza olio di palma’ sulle confezioni dei prodotti screditando in questo modo Ferrero che lo usa in quasi tutte le merendine Kinder e soprattutto nella Nutella, in cui rappresenta circa il 20%”, come riporta Il Fatto Alimentare. Le parole e gli spot per rivendicarne l’utilizzo però non bastano, è il momento di passare ai fatti – e ai biscotti. Come sappiamo, nel 2009 Ferrero dà il via ai test, ma nel 2017 le classiche voci di corridoio raggiungono Barilla, che reagisce schierando un Pan di Stelle in grande spolvero contro la crema spalmabile per antonomasia.
Va specificato che la mossa è parecchio rischiosa e azzardata: Nutella controlla il 54% del mercato mondiale della crema alle nocciole, valutato circa 2 miliardi di euro l’anno – il produttore più vicino a Ferrero, per dire, è un gruppo turco (Yildiz Holding, con la sua Cokokrem) che detiene appena il 2% del giro d’affari. Ma Barilla è troppo preoccupata di anticipare Ferrero da aver paura, così trova un fornitore in provincia di Cuneo – a pochi chilometri dall’impianto Ferrero di Alba – e alla fine del 2018 presenta la sua Crema Pan di Stelle, con meno zuccheri rispetto alla sfidante e olio di semi di girasole anziché di palma. Seguono, ovviamente, recensioni, confronti, paragoni, ma la maggioranza si schiera a fianco della Nutella: nice try Barilla, peccato che qui ti stai scontrando con un gigante, mica potevi illuderti di vincere facile.
La risposta di Ferrero è lenta, inesorabile e letale: il 4 novembre vengono lanciati i Nutella Biscuits con una campagna di marketing destinata a fare scuola, in pochissimi giorni diventano un fenomeno di costume che coinvolge l’Italia intera, e forse sì, saranno i biscotti più venduti nel nostro Paese. Barilla comunque non sta affatto a guardare: a gennaio 2020 è previsto il lancio dei BiscoCrema, “un biscotto dalla frolla al cacao, ripieno di crema Pan di Stelle e ricoperto da un sottile strato di cioccolato con ‘incastonata’ l’iconica stella bianca di crema al latte”. Saranno venduti in monoporzioni da due biscotti (pari a 28 grammi), un formato pensato per un consumo occasionale – come snack fuori pasto – radicalmente opposto al classico sacchetto dei Nutella Biscuits, che invoglia a mangiarne uno dietro l’altro. In più, come per l’intera linea Pan di Stelle, per produrre i BiscoCrema verrà utilizzato olio di semi di girasole proveniente da fonti 100% sostenibili e solo solo nocciole 100% italiane.
Il nostro racconto potrebbe benissimo chiudersi qui, se la politica non c’avesse messo lo zampino. Inizia Matteo Salvini, che prima ama la Nutella, posta foto con la fetta di pane spalmata di crema, si spara i selfie davanti agli scaffali con i barattoli bene in mostra, poi la odia, perché scopre (in netto ritardo) il segreto di Pulcinella: il suo peccato di gola preferito è fatto anche con nocciole turche.
Un amore finito a suon di «Prima le nocciole italiane», insomma, che rende fertile il terreno per Matteone Renzi direttamente da Rignano: col tempismo d’un vecchio volpone il leader di Italia Viva assaggia i Nutella Biscuits, e con un tweet fa sapere urbi et orbi che sono #TantaRoba. Sì, #TantaRoba: in questa politica all’ultimo biscotto sarebbe facile dire che Barilla sta alla Lega come Ferrero sta a Italia Viva, ma liquidare il nostro Game of Biscuits cadendo così in basso vanificherebbe lo sforzo profuso per narrare una simile epopea. Senza contare chi l’ha scritta, ossia io, non è ancora riuscita ad assaggiare questi benedetti biscotti.