«Una mattina, mentre stavamo ancora dipingendo il murales di Falcone e Borsellino, una signora si è avvicinata a noi, ha cominciato a piangere e ci ha ringraziati». Giulio Rosk ricorda così uno dei momenti più emozionanti della sua carriera.
Quando, insieme al suo amico e collega Loste, stava lavorando ai due enormi volti dei giudici simbolo della lotta contro la mafia non poteva certo immaginare che quell’opera sarebbe diventata un vero e proprio monumento segnalato sulle guide turistiche di Palermo: «Il bus turistico a due piani si ferma lì davanti, è anche sulla Lonely Planet».
Quel ritratto gigante di Falcone e Borsellino è un totem per la città: «Falcone e Borsellino non li abbiamo fatti noi così grandi, lo erano già. Sapevamo che stavamo facendo un lavoro importante, ma non pensavamo di suscitare certe emozioni nelle persone. E per me non è stato un punto di arrivo, ma un punto di partenza».
Classe 1988, nato a Caltanissetta ma cresciuto artisticamente a Palermo, Giulio Rosk Gebbia è uno dei protagonisti di Truly Unique People by Ploom, una serie di talks organizzati da Ploom in collaborazione con Rolling Stone.
Nicolò De Devitiis lo ha intervistato nel Ploom Space dell’Hotellerie Easy Suites di Palermo: una conversazione durante la quale Rosk ha raccontato tutta la sua storia e il proprio rapporto con Palermo.
Rosk si è avvicinato alla street art sui banchi di scuola, grazie all’hip-hop: «Vedevo in tv i video di Eminem e ho iniziato a fare i graffiti quasi per gioco. Devo però ringraziare il mio professore d’arte delle superiori per avermi portato a una fiera d’arte in Spagna, dove ho avuto la fortuna di conoscere Belin, un famoso street artist internazionale diventato poi mio amico».
C’è un luogo di Palermo che ha fortemente influenzato il percorso di Rosk: «L’Accademia di belle arti, dove mi sono laureato nel 2011. È lì che mi sono avvicinato alla vera arte, anche grazie a professori-artisti come il pittore palermitano Alessandro Bazan. L’Accademia è un posto dove se sei una spugna assorbi tutto e se sei una pietra ti scivola tutto addosso. Io, lì, ho assorbito tutto».
A parte il murales di Falcone e Borsellino dipinto alla Cala di Palermo, Rosk cita almeno un altro paio di sue opere molto importanti per il proprio rapporto con la città: «Bakhita a Santa Maria dello Spasimo, un lavoro fatto su un complesso di case popolari finanziato dalla Fondazione Federico II per Palermo Manifesta, una biennale d’arte che gira per l’Europa. E poi il ritratto di Jamba, un nostro amico che purtroppo non c’è più, vicino alla Fiera del Mediterraneo: lui è stato una figura molto importante per l’hip-hop palermitano».
Quando deve indicare una qualità unica di Palermo e dei palermitani Rosk parla del calore: «È una delle caratteristiche ricorrenti dei posti del Sud, che noto girando tantissimo. Parlo però del calore tipico dell’accoglienza: un’apertura verso tutti. Forse perché siamo isolani e non abbiamo confini, se non il mare».
Calore, colore e la nuda realtà sono gli elementi che rendono ben distinguibile il suo lavoro: «Per quanto riguarda la mia arte, mi rifaccio all’arte italiana, mi condiziona tutto ciò che mi circonda. Un tratto distintivo del mio lavoro è cercare sempre di rappresentare il reale: mi faccio trasportare da ciò che ho intorno, provo a farlo mio e infine lo rappresento. Per esempio, ho dipinto un Fantozzi arrabbiato davanti al Ponte Morandi di Genova».
Pur lavorando in giro per l’Italia, per esempio facendo murales per importanti marchi di moda, Rosk ha scelto come propria casa Palermo: «La mia base è il The District, vicino al Teatro Massimo, uno spazio che ospita un’agenzia di comunicazione, un e-commerce, uno stilista… È un quartier generale della creatività, dove lavoriamo e facciamo workshop. E lì ho dipinto su una parete una persona con più braccia, simbolo di creatività: in una mano ha una matita, in un’altra una lampadina, in un’altra ancora una bomboletta spray».
Creativo, visionario, Rosk non ha alcuna intenzione di lasciare Palermo: «Io sono ottimista. Non nascondo che è una terra difficile, mi rendo conto che in certi casi partiamo svantaggiati rispetto ad altre città. Ma vorrei continuare a utilizzare la street art come uno strumento di comunicazione. Palermo è un posto dove si può seminare molto, è una terra vasta da coltivare. Sarei potuto andare altrove, ma sto comprando casa qui perché possa metterci radici».
Potete approfondire la storia di Giulio Rosk e il suo rapporto con Palermo guardando l’intervista con Nicolò De Devitiis per Truly Unique People by Ploom, una serie di talks organizzati da Ploom e Rolling Stone.
Tra i protagonisti delle interviste ci sono anche il musicista Roy Paci, il fotografo Piero Percoco, lo scrittore Valerio Millefoglie e lo scultore Giammarco Antoci. Continuate a seguirci per non perdervi tutti gli episodi di Truly Unique People by Ploom.