Nel giro di qualche giorno il termine entanglement è balzato agli onori della cronaca rosa e di intricate discussioni su patriarcato, mascolinità tossica, nozione di famiglia nella società afroamericana e molto altro. La parola significa all’incirca “intreccio” (nel senso di situazione intricata e confusa) e il motivo per cui è sulla bocca di tutti è che è stata utilizzata da Jada Pinkett, legata a Will Smith da 25 anni e madre dei suoi due figli Jaden e Willow, per confessargli in diretta tv la sua relazione con August Alsina, cantante ventisettenne. Perché ci occupiamo di una vicenda che in altri momenti storici sarebbe stata relegata al banale gossip? Semplice: perché in realtà lo shock e il dibattito che ha scatenato hanno poco a che vedere con i tabloid. È una questione squisitamente sociologica, travestita da pettegolezzo estivo. Ma andiamo con ordine: per dimostrarvi la veridicità di questa affermazione dobbiamo prima analizzare ciò che è successo.
Tutto è cominciato nell’ormai lontano aprile 2019, quando August Alsina, giovane cantante R&B dalla tormentata vita personale – famiglia poverissima fuggita da New Orleans dopo la devastazione dell’uragano Katrina, padre e patrigno dipendenti dal crack, fratello maggiore ucciso a colpi di pistola, problemi di dipendenza e malattia cronica – partecipa al remix di un brano di Kehlani, Nunya. Comincia a circolare la voce che la sua strofa, dedicata a una generica ex definita “attrice”, sia riferita a Jada Pinkett, madre del suo caro amico Jaden. Il motivo è che nel video che accompagna il brano August chatta con una ragazza chiamata Koren, che è il secondo nome di Pinkett. Lui nega ogni insinuazione, sostiene che lui e Jada sono solo buoni amici, liquida commenti e tweet con una risata. Fino al giugno di quest’anno, quando nel corso di un’altra intervista radiofonica per promuovere il suo nuovo album conferma tutto ciò che aveva smentito fino a poco prima. Anzi, rincara la dose: dice che considera la famiglia Smith «come se fosse la mia», spiega che Will e Jada sono una coppia aperta, afferma che non solo Will sapeva della loro relazione, ma ha anche dato la sua benedizione. «Ho dedicato tutto me stesso a questo rapporto, per anni della mia vita: l’ho davvero amata tantissimo, la amo ancora. Potrei morire in questo momento, e saprei che sono riuscito a donarmi completamente a qualcun altro, una cosa che alcuni non sperimenteranno mai neanche in una vita intera», dice Alsina all’intervistatrice.
Scoppia lo scandalo, ma le parti coinvolte tacciono, almeno fino a quando Jada Pinkett invita il marito Will Smith a partecipare a una puntata del suo talk show Red Table Talk in onda sulla piattaforma streaming di Facebook. E qui confessa al mondo (ma non al marito in realtà, che già sapeva tutto) la relazione. Nel video, che è diventato virale e ha già generato decine di meme e oltre 200 mila commenti, spiega che quattro anni prima Pinkett e Alsina erano diventati molto amici, che Alsina aveva bisogno di aiuto e che tutta la famiglia gliel’aveva offerto, perché era molto preoccupata per lui. Nel frattempo Pinkett e Smith, che erano già in profonda crisi, avevano deciso di separarsi, e durante questa separazione è nato il famoso “intreccio” tra lei e Alsina, che avrebbe interpretato il rapporto molto amichevole che continuava a intercorrere tra i due ex e l’amicizia che entrambi ancora nutrivano per lui come un’autorizzazione da parte di Will a intraprendere la storia. Qualche tempo dopo i coniugi Smith si sono pienamente riconciliati e sono tornati ad essere una delle coppie più belle della cosiddetta Black Hollywood, mentre Alsina ha rotto i rapporti con entrambi. A quanto pare non parla più con loro da anni.
Cosa ha reso necessario questo doloroso e a tratti un po’ imbarazzante – anche se a dire il vero nessuno dei due sembrava affatto imbarazzato – chiarimento davanti alle telecamere? Semplice: da anni i due rappresentano uno standard a cui tutti vogliono aspirare. «Potremmo essere come Will e Jada», cantava Alicia Keys nel singolo Unbreakable del 2005, dedicato alle coppie afroamericane che non solo resistono alla prova del tempo, ma hanno una dinamica funzionale encomiabile. Nella comunità black, la durata media dei matrimoni è veramente bassa: solo un terzo dei bambini neri crescono con entrambi i genitori. E anche quando la relazione resta in piedi, i modelli virtuosi sono scarsissimi, tanto che gli studiosi imputano l’inadeguatezza di molti padri alla mancanza di figure maschili di riferimento, e auspicano che il cambiamento parta proprio dalle star che tutti ammirano. Proprio quest’anno, ad esempio, il sociologo Michael Eric Dyson della Georgetown University ha scritto un interessante saggio su Jay-Z dedicando un intero capitolo alla sua relazione con Beyoncé e all’importanza del segnale che lui ha lanciato ammettendo di averla ripetutamente tradita, scusandosi con lei davanti al mondo e accettando di andare in terapia. Un gesto che può sembrare banalissimo, ma è quasi inaudito per i suoi pari.
Anche Will Smith e Jada Pinkett sono un’eccezione, anche se in senso leggermente diverso: come Jay-Z e Beyoncé, entrambi sono ricchi, potenti e di successo, e legati da oltre vent’anni d’amore, ma i loro ruoli sembrano scritti a parti inverse. Jay-Z incarna ancora a tratti quello stereotipo di mascolinità tossica che molti rapper faticano a scrollarsi di dosso dopo aver vissuto un’esistenza difficile, mentre Beyoncé, sempre impeccabile, è cresciuta nell’agio di una famiglia unita e borghese. Molte coppie afroamericane possono rispecchiarsi nel loro modello, raccontato in un’infinità di libri, film e canzoni, nonché molto diffuso nella vita reale. Viceversa, Will Smith è un prodotto della middle class di Philadelphia e non ha avuto grandi scossoni nella vita, mentre Jada Pinkett ha avuto una madre single dipendente dall’eroina; Smith è solare, rassicurante e conciliante, a tratti quasi remissivo, Pinkett tormentata e inquieta, ma dotata di un carattere molto forte e di una personalità dominante. Un rovesciamento dei ruoli che non tutti hanno perdonato ai due, e che comunque li ha fatti sempre spiccare nel mucchio. Non solo; c’è anche il fatto che da ragazzina Jada sarebbe stata il primo amore di Tupac Shakur, leggendario e turbolento rapper e icona dei diritti dei neri, assassinato nel 1996. A lei aveva dedicato struggenti poesie e canzoni, e fino all’ultimo l’ha considerata la sua migliore amica. Da anni i fan del rap prendono in giro Will Smith – che oltre a fare l’attore è anche un rapper, ma infinitamente meno stimato di Tupac, nonché troppo politicamente corretto e neutrale sui temi scomodi – che non solo non riesce a “tenere testa” alla moglie, ma deve pure confrontarsi quotidianamente con il fantasma del Sommo Poeta Maledetto dell’hip hop.
Ce n’è abbastanza per provocare la tempesta mediatica a cui abbiamo assistito negli ultimi giorni. «Era una questione privata, ma gli utenti neri di Twitter hanno deciso che erano anche affari loro!», ha detto ridendo Will Smith durante l’ormai famosa puntata di Red Table Talk. «A questo punto avremmo potuto fare una conferenza stampa in cui, essendo io il marito tradito, sarei stato al tuo fianco tenendoti la mano e avrei detto al mondo che ti sarei rimasto accanto nonostante tutto». Non si è trattato di una conferenza stampa, ma l’effetto del talk show è stato più o meno lo stesso; anzi, in questo modo sono riusciti ad arrivare nelle case di tutte le persone che aspirano a una relazione solida come la loro, ma non hanno capito quanto impegno e sofferenza ci vuole per costruirla. «È questo tipo di cose che crea il mondo in cui siamo: parlarne apertamente, comunicare, sgombrare il campo dalle menzogne ed essere trasparenti», ha spiegato Jada Pinkett. «Un sacco di gente vive momenti del genere in un matrimonio, ma nessuno lo dice: sono contenta di avere l’occasione per farlo. Bisogna passare attraverso situazioni di merda per trovare le risposte».
Will Smith, che apparentemente non fa una piega nello svelare al mondo che la moglie ha avuto una relazione con un ragazzo di vent’anni più giovane di lui, e che anzi la sostiene ribadendo di essere lì per lei e che la amerà «qualsiasi cosa succeda», mostra un nuovo modello di mascolinità a cui tutti dovrebbero ispirarsi: afroamericani, bianchi, italiani. Perché, comunque si consideri il vincolo del matrimonio o i valori che dovrebbero regolare una relazione, non solo gli uomini hanno licenza di perdere la testa per un’amante ragazzina per poi tornare a casa come se nulla fosse successo.