All’inizio dell’estate, mentre i casi di Covid-19 in Florida aumentavano vertiginosamente e gli esperti di sanità pubblica chiedevano il lockdown, Disney World ha riaperto i cancelli. Una decisione molto criticata, soprattutto da chi si domandava come avrebbe fatto il parco a mantenere il pubblico al sicuro, felice e sano durante una pandemia globale. In più, i 77mila dipendenti di Disney World hanno avuto un preavviso minimo, e nessuno si è preoccupato della loro volontà di tornare nel “posto più felice del pianeta”.
Kinsey Doerr lavora alla Space Mountain di Tomorrowland, l’area futuristica di Disney World; è anche una steward di UNITE HERE! di Orlando, uno dei sindacati per i “cast members” (è così che l’azienda chiama i dipendenti del parco) di Disney World. Ha iniziato come bagnino nei parchi acquatici di Disney, poi nel 2018 si è trasferita nel Magic Kingdom per lavorare alla Space Mountain, la sua giostra preferita.
In una normale giornata pre-pandemia, Doerr si occupava dei veicoli, di gestire i braccialetti elettronici del pubblico (che permettono di entrare nel parco) e si assicurava che tutti fossero al sicuro dietro la sbarra di ferro sulle postazioni della giostra. Ora deve fare le stesse cose, ma ogni giorno ha paura di entrare in contatto con una malattia potenzialmente fatale. «Anche se siamo aperti da un mese, ormai, ho ancora paura di andare a lavoro», dice.
Insieme ai sindacati, Disney ha adottato linee guida su sicurezza e igiene personale nel parco: ha limitato l’accesso del pubblico, istituito misure di distanziamento sociale e chiesto a tutto il pubblico di indossare la mascherina. Molti dipendenti hanno elogiato Disney per le misure di sicurezza adottate, ma Doerr e un collega che ha parlato con Rolling Stone dicono che si potrebbe fare meglio. In un comunicato arrivato a Rolling Stone, un portavoce di Disney ha dichiarato: «Sette sindacati che rappresentano 48mila cast members hanno firmato un accordo per tornare al lavoro. Continueremo a verificare e modificare il nostro approccio giorno dopo giorno, mentre la situazione si evolve».
Abbiamo parlato con Doerr delle sue condizioni di lavoro nel parco. Molte ricostruzioni della stampa, insieme a dichiarazioni di colleghi del parco e di Disney, confermano diversi dettagli del suo racconto. Quanto segue è una versione ridotta della nostra conversazione.
Sono una grande fan della Disney. Insomma, sono andata per la prima volta al parco quando avevo cinque anni. Ero rapita dalla magia. E credo che è per questo che molta gente lavora qui. La maggior parte di noi sono ispirati da quest’atmosfera magica. E tutto quello che ho sempre voluto fare era dare questa magia agli altri. Space Mountain era la mia giostra preferita del Magic Kingdom, quindi è stato eccitante scoprire che avrei dovuto lavorare lì. Ed è lì che ho lavorato fino a oggi.
Quando abbiamo scoperto che ci avevano messo in aspettativa, credo che tutti pensassero che fosse una misura non necessaria. La maggior parte diceva che saremmo rimasti chiusi una o due settimane. Non capivo per quanto saremmo andati avanti, figuriamoci tre o quattro mesi. Erano momenti davvero surreali. Tutto il cast era molto confuso. È stato davvero strano vivere una pandemia e vedere il “posto più felice del pianeta” chiuso, è successo solo cinque volte dagli anni ’70, quasi sempre per colpa degli uragani.
A metà giugno ho scoperto che sarei tornata a lavorare. L’ho sentito per la prima volta dai dirigenti del mio sindacato, poi per il passaparola. Alla fine credo che Disney abbia mandato diverse email e telefonato a molte persone. Ma all’inizio nessuno sapeva davvero cosa stava succedendo. Nei reparti merchandising, cibo e bevande, solo alcuni tornati al lavoro… mentre nel reparto giostre avevano richiamato tutti.
Ovviamente io e i miei colleghi avevamo tantissime domande. Per esempio: quanta gente potrà entrare nel parco? Come pensano di gestire il distanziamento? Come faranno ad assicurarsi che tutti indossino la mascherina? Di solito non riusciamo neanche a fermare chi cerca di saltare la fila, quindi non capivo come Disney si aspettasse che obbligassimo la gente a indossare la mascherina. Come avremmo dovuto farlo? Poi ho deciso comunque di tornare a lavoro. Ho pensato: hai intenzione di guadagnare qualcosa o vuoi restare chiusa in casa ad avere un attacco di panico dopo l’altro? A lavoro succede raramente, e in più mi pagano.
Io lavoro nel Magic Kingdom. Per arrivarci bisogna prendere un bus che parte dal parcheggio. Sul bus dobbiamo tutti indossare la mascherina e alcuni occhiali di sicurezza. Una volta arrivati, normalmente camminiamo fino al nostro ufficio, timbriamo il cartellino e chiacchieriamo nella sala pause; adesso, invece, ci mettono in una fila. Mandano cinque o dieci persone a timbrare il cartellino in una stanza, e per farlo devi sanificare le mani. Poi vai da un manager e fai l’autovalutazione, cioè dichiari se sei risultato positivo al Covid o se sei stato esposto a un contagiato. Poi il manager controlla la temperatura – ogni singolo giorno –, il che è fantastico perché lo fanno anche per il pubblico, ma come sappiamo molti contagiati sono asintomatici, quindi non so quanto questo possa aiutare a lungo termine.
Indossiamo delle protezioni per il viso, poi il reparto costume ci dà tre mascherine. Per la maggior parte del tempo sembriamo degli alieni. Mio padre è un paramedico e abbiamo lo stesso equipaggiamento, gli stessi strumenti PPE. È sconvolgente, perché io lavoro alle montagne russe.
Nessuno è obbligato a fare il tampone. Non esistono centri dedicati della Disney. Nessuno ci impone di fare un test se qualcuno nella zona dovesse risultare positivo. Alcuni cast members hanno spontaneamente informato gli altri della loro positività, e consigliavano di fare un tampone. Ma Disney non ci dice [necessariamente] se qualcuno dei colleghi dovesse risultare positivo.
[NdA: Quest’affermazione è stata confermata da un’email interna inviata a Rolling Stone in cui si dice che Disney «non diffonderà informazioni a proposito dei casi di Covid-19 tra i dipendenti», ma che lo farà «quando necessario». Un altro cast member dice che se contagiato, un dipendente dovrebbe dirlo al suo manager, che a sua volta è obbligato a dire ai colleghi di fare un tampone e restare in quarantena per due settimane. Disney ha detto di essersi confrontata con enti della salute pubblica per implementare dei protocolli per chi risultasse positivo]
Onestamente, credo che i manager lavorino su una linea molto sottile. Ovviamente devono tenere i cast member al sicuro, ma la loro priorità è che i clienti siano felici. A Space Mountain, per esempio, alla fine di ogni corsa si fa la foto. Tutti i clienti vogliono guardare la propria foto e per farlo devono restare in attesa per qualche secondo. Beh, la macchina stampa contemporaneamente le foto di quattro famiglie diverse, il che significa che si avvicinano tutti e siamo costretti ad allontanarli. È difficile per il management, perché vogliono che i clienti siano felici. Vogliono che vedano le foto. E quando noi, i cast member, diciamo che non ci sentiamo al sicuro, che i clienti si ammassano uno sull’altro, non sempre ci sentiamo ascoltati. Credo che a volte la felicità dei clienti venga prima della sicurezza.
Credo che la maggior parte dei nostri manager capiscano la pericolosità del Covid-19, sanno che siamo ancora in una pandemia globale. Credo che alcuni la prendano più seriamente di altri. Per esempio, ne ho visto uno andare in giro senza mascherina, e non c’è ragione per cui dovrebbe andare bene. Ma fanno un lavoro difficile, perché devono chiedere a migliaia di persone di lavorare in un ambiente che non può essere sicuro.
Andare a lavoro è snervante. Mi riempie d’ansia pensare che potrebbero esserci persone che hanno la malattia e non l’hanno ancora detto a nessuno, o che l’abbiano detto al management ma che loro non abbiano informato gli altri. Fa paura. Non sappiamo quanti cast members siano ammalati. Qualcuno lo conosco personalmente. Molta gente si sente più sicura nel parlare con noi (al sindacato) che con il management. So anche che ieri in Florida abbiamo avuto 9mila casi in un giorno, il dato più basso da settimane, ed è difficile pensare che alcuni di questi non vengano da Disney World, soprattutto da cast members e ospiti che viaggiano per venire qui.
Ho visto molti ospiti davvero bravi, che indossano sempre la mascherina. Ma ce ne sono anche altri, ovviamente, a cui dobbiamo ricordarlo continuamente. Alcuni di loro pensano di poterla togliere sulle giostre, ma non è così. Quando urlano sulle montagne russe devono indossare la mascherina. A molti questa cosa non va giù.
Il problema più grande sono i clienti che non indossano la mascherina camminando nel parco con uno snack o un drink. Vanno in giro sorseggiando una coca senza mascherina, invece dovrebbero tenerla solo abbassata. Credo che Disney abbia risolto questo problema la scorsa settimana. La cosa più difficile è dire ai clienti di mettere la mascherina anche sul naso. Alcuni di loro rispondono che va bene così e che non importa. Ad altri non frega nulla… Prima di entrare gli viene detto che se non metteranno la mascherina verranno allontanati, ma non so se è davvero successo. Non ho mai sentito storie simili. Non so se quella regola viene fatta rispettare. I clienti sono molto liberi da Disney, posso dire solo questo.
È difficile osservarli sulle giostre ogni giorno. Vediamo molti ospiti anziani, molta gente con bambini appena nati, molta gente che non può camminare e va in giro su degli scooter. Sono molto anziani ed è difficile guardarli e pensare: stanno mettendo la loro vita in pericolo, e anche la mia. È davvero difficile non chiedersi cosa li abbia spinti a venire in questo parco oggi, se in Florida l’altro giorno sono morte 200 persone.
È anche difficile parlare dell’azienda per cui lavoro, e amo, in maniera negativa. E ancora, è difficile fare il cast member e lavorare nel posto più felice del pianeta nel bel mezzo di una pandemia, soprattutto se sembra che a nessuno importi di non farti ammalare. Credo che gli uffici dirigenziali siano ancora chiusi. Credo che facciano tutte le riunioni online. [NdA: Disney ha dichiarato che tutti i lavoratori che sono passati allo smart working continuano a operare in remoto]. Ma è passato un mese dalla riapertura e non hanno deciso di dire qualcosa. Sembra che le nostre vite valgano meno delle loro. E sembra che ci trattino come numeri. Loro possono nascondersi, fare la loro conferenza stampa comodamente a casa in quarantena, noi no.
Credo che la maggior parte dei cast member sappia che non si dovrebbe lavorare in un momento del genere. Bob Chapek e tutti i CEO di Disney non sono nel parco. Non sanno cosa succede. Forse sono venuti un giorno per fare delle foto o qualche video da pubblicare. [NdA: Disney smentisce che i dirigenti non abbiano speso abbastanza tempo nel parco]. Non so se avete visto il video di benvenuto che gira su Twitter e Facebook: sembra davvero falso, noi vogliamo che tutti vadano a casa e che ritornino quando saranno in salute, quando non ci sarà la minaccia di una malattia che può distruggerti per sempre i polmoni.
Sono convinta che dopo tre o quattro mesi di chiusura, ai piani alti di Disney abbiano pensato: se non riapriamo adesso, quando lo faremo? Come faremo a guadagnare? Insomma, hanno smesso di pagare i cast members ad aprile, prendevano la disoccupazione. I dirigenti sapevano che avrebbero perso del denaro e che non avrebbero raggiunto i bonus annuali. E credo che abbiano semplicemente pensato di lasciar entrare il pubblico, perché c’è sempre qualcuno che vuole andare al parco divertimenti a prescindere da quanto sia pericoloso. Ci sarà sempre gente che vuole andare dalla Disney, e se devono indossare una mascherina lo faranno. Ma aprire mette un sacco di vite in pericolo. Se i parchi sono aperti la colpa è anche del governatore DeSantis. Credo che avrebbe dovuto dire di no anche di fronte alle richieste dei CEO di Disney. Ma lui pensa che la pandemia sia una barzelletta, l’ha fatto fin dall’inizio, non la prende affatto sul serio. E sta mettendo in pericolo un sacco di vite.
Disney World sarà al sicuro solo quando non dovremo più indossare mascherine per lavorare. E non penso succederà presto. Le indossiamo da Target, da Walmart e negli aeroporti, e possiamo fare il distanziamento anche facendo la spesa. Disney World non è una necessità. E non penso che sia sicuro andare sulle montagne russe pensando in ogni momento, nel retro della testa, di poter prendere la malattia.
Non credo che andare a Disney World sia etico, al momento. E so che molte persone, anche i miei colleghi, potrebbero non essere d’accordo. Ma la malattia non è cambiata. Quando siamo entrati in lockdown, i numeri erano più bassi di adesso. In Florida muore ogni giorno un sacco di gente. E un parco divertimenti è la cosa meno essenziale da fare nel mezzo di una pandemia globale. Non serve a niente andarci e mettere in pericolo la propria vita e quella di chi lavora lì, e che in realtà non dovrebbe farlo. Guadagniamo 13 dollari l’ora, non è abbastanza per mettere in pericolo la propria vita ogni giorno per dei clienti a cui non frega nulla.
Questo articolo è stato tradotto da Rolling Stone US.