Kenzō Takada è stato uno dei più innovativi designer di moda di sempre. Nato a Himeji, in Giappone, nel 1939, divenne uno dei primi studenti di moda uomini a Tokio. Fu però a Parigi che divenne il personaggio iconico capace di rimescolare le carte della moda, giocando tra la tradizione europea e quella giapponese, lanciando nel 1970 il suo proprio brand, Kenzo. Le sue posizioni, sempre esuberanti, controcorrenti, lo hanno reso, nei decenni, una figura di culto, come quando in un’intervista al The New York Times del 1972 disse ‘la moda non è per pochi, è per tutta la gente. Non dovrebbe essere presa troppo sul serio’. O ancora, ‘la moda è come mangiare, nessuno dovrebbe limitarsi sempre allo stesso menù’.
Kenzo Takada: La joie de Vivre, presentato la scorsa settimana al Cannes Film Festival, è un documentario tributo al leggendario designer giapponese. Il film si focalizza sul percorso di questo giovane uomo di talento che dal conservativo Giappone post-bellico ha raggiunto il glamour di Paris negli anni Sessanta per diventare, come sappiamo, una figura di riferimento del mondo della moda contrapponendo proprio queste due realtà così differenti e distanti, riuscendo ad unire una fan base globale diventando, a detta di molti, il primo vero design mondiale della storia.
Per un’icona così fuori dai canoni, non poteva però essere presentato un documentario classico. Kenzo Takada: La Joie de Vivre è infatti un film che sperimenta nuove vie, diventando il primo lavoro presentato al Cannes Film Festival ad interagire con il Metaverso e con una serie esclusiva di NFT, digitali e fisici, realizzati proprio dai collaboratori più stretti di Kenzo. Kenzo Takada: La Joie de Vivre, presentato da Mar Vivo Films, Lumière e Decentraland e diretto da Jean-Luc Bonefacino, è il primo film integrato nel metaverso con un’iniziativa cinematografica “decentralizzata” con un modello di finanziamento sostenuto dalla vendita di NFT, i non-fungible token che rappresentano l’atto di proprietà e il certificato di autenticità scritti su blockchain di un bene unico (digitale o fisico).
Il film è stato presentato su Decentraland, il primo mondo virtuale posseduto dagli stessi utenti tramite un protocollo totalmente decentralizzato basato su un codice open source, dove grazie a Lumiere, start up attiva nell’industria del cinema attraverso un modello innovativo, e alla sua piattaforma di metamarket Lumiverse (un mercato nel metaverso in cui registi, finanziatori e pubblico possono incontrarsi e collaborare), ha consentito al pubblico di interagire direttamente con l’opera e con i suoi esclusi NFT, aprendo una nuova possibile era di investimenti per il mondo del cinema. Lumiverse, infatti, è la prima piattaforma nel suo genere che consente ai fan di un’opera di interagire tra loro e con l’opera stessa a un meta-livello e che, grazie alla tecnologia blockchain, risolvendo il problema della trasparenza dei finanziamenti, che possono essere effettuati anche da pubblico e sostenitori. Come dire, il futuro è qua.
Kenzō probabilmente amato queste possibilità futuristiche, questi nuovi modi di reinventare i rapporti creativi ed economici dell’industria, sperimentando nuovi territori ancora fertili e inediti. È solo continuando a ribaltare le regole del gioco che, infatti, si può davvero inventare qualcosa di nuovo. Kenzō l’aveva imparato viaggiando il mondo, Lumiere viaggiando nel metaverso.