Che sia chiaro, non è da intendersi come un complimento: nel compleanno che più d’ogni altro segna l’ingresso nel mondo dell’età adulta, e da lì non si scappa, l’augurio che personalmente faccio a Meghan Markle è di smetterla di comportarsi come una ragazzina. Bona lè, Meghan, ti direbbero a Bologna. Bona lè davvero.
Sopportiamo i tuoi piagnistei, le tue vendette piccine picciò, i tuoi vittimismi gratuiti, i tuoi piccoli ricatti per intrattenere gli orfani di Diana Spencer, le tue gonne dritte a metà polpaccio con spacco strategico da decisamente troppo tempo. E ora ci sentiamo di dirtelo senza mezzi termini: cresci, cazzo. È un consiglio che ti darebbe qualsiasi buon amico, che evidentemente non hai. E no, non guardare Harry, lui ormai è una boccia persa, e noi d’altronde abbiamo imparato a conoscerti bene, mascherina.
«Che dici, vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte, o se non vengo per niente?» in meghanese diventa qualcosa tipo «Che dici, la butto sul razzismo? Mi si nota di più se dico di aver avuto pensieri suicidi, o se racconto di quella volta che Kate Middleton m’ha fatto piangere?». Meghan che non sopporta d’essere messa in un angolo e non si rende conto che la più furba da cui prendere esempio, colei che ha vinto tutto, ce l’ha proprio di fianco (spoiler: di nome fa Camilla). Meghan che in un’ipotetica partita a scala quaranta avrebbe le carte ricattatorie giuste, aprirebbe e chiuderebbe in cinque mosse secche. Meghan che è come noi quand’eravamo ragazzine, la mattina colazione con brioche e una tazza di manie di protagonismo.
Oggi, a quarant’anni, la ex duchessa di Sussex ha collezionato un bel po’ di stellette da inserire nel suo curriculum: un matrimonio con un (ex) principe; un breve soggiorno nella Royal Family; due pargoli; una chiacchierata-fiume-shock con Oprah Winfrey; un codazzo di ammiratori pronti a venire alle mani per la loro coraggiosa paladina; una sfilza di contratti multimilionari; soldi, un sacco di soldi. E chissà se, in fondo, il punto di partenza è che «Pensavi solo ai soldi, soldi»: nata e cresciuta in una famiglia il cui terrore più grande coincide col passare per un branco di poveracci, per Meghan la popolarità non è nulla se non la si trasforma in cash. E nulla genera più flusso di cassa d’una lista indistinta di lagne e dolenze di varia natura ed entità.
Una vita all’incasso, eccolo il titolo dell’ipotetico film sulla sua carriera di un’inguaribile adolescente disposta a raschiare il fondo del barile dello scandalo pur di veder lievitare tanto il proprio conto in banca, quanto l’attenzione dei media nei propri confronti. Un po’ celeb, un po’ influencer, un po’ attivista, un po’ vittima di orribili soprusi che però non rinuncia all’Armani da quasi cinquemila dollari: il razzismo è uguale per tutti, ma forse Meghan è più uguale degli altri.
Ora, poi, sembra aver insegnato l’antica arte del monetizzare le lagne anche al consorte: il principe Harry, come rivelato da Page Six, ha infatti venduto alla casa editrice Penguin Random House un memoir sui bei tempi andati, quando ancora stava nella Royal Family, che promette di diventare «il libro più esplosivo del decennio». L’uscita è prevista per la fine del 2022, e suona vagamente come una minaccia: anziché una sola adulta con la sindrome di Peter Pan, tempo un anno e avremo pure il doppelgänger in versione maschio bianco contrito. Fossi in Oprah, starei già valutando l’acquisto di un’isola nel Mar dei Caraibi.