Non serve essere giovani e dirompenti se sei stato un vero pioniere. United Colors of Benetton arriva a sfilare per la prima volta durante la settimana della moda di Milano, con un evento unico, in apertura della manifestazione.
La sfilata, chiamata The Rainbow Machine, è la rappresentazione di un codice comune alla storia di Benetton e alla creatività di Jean-Charles de Castelbajac, chiamato a disegnare questa collezione.
Con la collaborazione di Michel Gaubert, uno dei nomi di punta del sound design mondiale, e con close-up giganti di Oliviero Toscani ad allestire lo spazio, lo show è un’esplosione di colori.
In mezzo alla passerella, sarti e operai lavorano, per sottolineare il legame con la tradizione, in passerella sfilano i capi del futuro: è un riposizionamento importante, United Colors of Benetton diventa qualcos’altro. Lo dicono i tagli dei vestiti, le scelte “futuribili“, che creano una versione ultra pop dell’immaginario Benetton. Castelbajac spreme e reinventa tutto quello che ha trovato nell’archivio, proponendo ossessivamente il logo e i colori tipici del marchio.
La Rainbow Machine di Benetton è un omaggio al savoir faire industriale, la grande tradizione della casa, che sforna ogni anno collezioni di basici “updated”, firmati da JCDC. Solo una parte dell’immensa produzione è finita in passerella, per raccontare al meglio il mondo di United Colors of Benetton.
Un mondo legato all’heritage pionieristico del marchio, che ha anticipato i tempi di inclusione, uguaglianza e impegno sociale con una creatività che è diventata un vero e proprio simbolo Benetton, comunicando valori che vanno oltre la moda.
Castelbajac, nel suo ruolo di direttore artistico, ha tirato le fila proponendo una collezione che riassume e sintetizza la visione di un percorso complesso, grazie a un’alchimia particolare che si è creata assieme a Luciano Benetton e Toscani. “Mi sembra di aver sempre lavorato con Luciano, era ovvio che io e lui ci saremmo messi a lavorare assieme. Con Oliviero, mio amico di lungo corso, a interpretare la comunicazione“, dice il designer francese. “Tutti e tre parliamo lo stesso linguaggio“. E hanno dato il via a una nuova era, cercando nuove barriere da abbattere.